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Influenza aviaria: focolaio tra 39 mila tacchini nel padovano

Influenza aviaria: focolaio tra 39 mila tacchini nel padovano

Il virus ad alta patogenicità H5N1 HPAI è stato rilevato in un allevamento nel comune di Piove di Sacco

Non si arresta la minaccia per l’industria avicola e la sanità pubblica minacciata dall’influenza aviaria ad alta patogenicità HPAI.
Ad essere colpito dal virus è stato questa volta, ultimo in ordine di tempo, un allevamento di 39 mila tacchini da carne nel comune di Piove di Sacco, in provincia di Padova, dove è stato rinvenuto un focolaio di aviaria.
A confermarlo è stato il centro di referenza nazionale presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie IZSVe di Legnaro (Pd) secondo il quale si tratta di un evento molto particolare in questo periodo anche se almeno fino a metà marzo è considerato elevato il livello di rischio per gli allevamenti.
Nel caso del Veneto, la vicinanza geografica degli allevamenti agricoli alle zone umide della laguna, maggiormente frequentate da uccelli acquatici, impone di rafforzare l’applicazione delle misure di biosicurezza nel pollame e la sorveglianza nei colatili domestici e selvatici.

Cresce il numero delle varianti e cambiano le specie coinvolte dall’infezione

Mentre le autorità sanitarie, a seguito della convocazione dell’Unità di Crisi Regionale, hanno immediatamente disposto le azioni per gestire il focolaio e il controllo negli allevamenti avicoli che si trovano nelle zone di restrizione, gli esperti stanno procedendo a una attenta azione di monitoraggio sull’evoluzione del virus HPAI.

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In Europa si è osservato che cambiano le specie selvatiche coinvolte e cresce il numero delle varianti in circolazione nelle specie aviarie.
Come spiegano gli studiosi, tra le novità di questa ultima stagione invernale si è assistito a un cambiamento delle specie più coinvolte dall’infezione dei virus HPAI. E’ stato infatti osservato da un lato un significativo crollo dei casi nei gabbiani e nelle sterne che lo scorso anno erano stati pesantemente colpiti mentre aumentano tra le gru cenerine, che in tutta Europa sono morte a migliaia. Una novità rispetto ai precedenti anni è anche l’aumento ritardato del numero di positività negli uccelli acquatici. Ciò si spiega probabilmente a causa di un inizio più tardivo della migrazione invernale di diverse specie di uccelli selvatici per le alte temperature autunnali.

Le anatre selvatiche tra le specie più pericolose per la diffusione del virus

Germani, alzavole, fischioni, codoni, mestoloni e canapiglie, le cosiddette anatre selvatiche sono tra le specie più pericolose per la diffusione dei virus HPAI. Sono infatti in grado di trasportare virus anche molto patogeni per il pollame senza manifestare sintomatologia.
E’ per questo motivo di particolare importanza la sorveglianza attiva sugli animali apparentemente sani per identificare la presenza eventuale del virus.
“Quest’anno in Italia – sottolinea Calogero Terregino, direttore del Laboratorio di referenza europeo EURL per l’influenza aviaria presso l’IZSVe – il numero di positivi tra gli anatidi (uccelli acquatici migratori, ndr) è stato inferiore rispetto agli anni precedenti nonostante nel biennio 2022-2023 l’epidemia in Europa abbia superato l’anno precedente. I motivi di questo ancora non sono del tutto chiari ma è probabile che molte specie stiano acquisendo una graduale resistenza verso i virus HPAI, il che rende la loro circolazione ancora più subdola e difficile da intercettare”.

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Dal punto di vista virale gli esperti hanno osservato un forte calo dei rilevamenti del genotipo H5N1 denominato BB che in Europa ha circolato ampiamente negli uccelli marini durante i mesi estivi. Da ottobre 2023 invece è aumentato il numero di altri genotipi, molti dei quali mai erano stati rilevati in Europa.

L’importanza della sorveglianza per la prevenzione

Negli ultimi due anni i laboratori di virologia di Padova e Verona hanno svolto un’intensa attività di sorveglianza negli uccelli selvatici.
Queste azioni sono fondamentali proprio per acquisire informazioni essenziali sulla diffusione dei virus HPAI e agire di conseguenza. In particolare la sorveglianza degli uccelli acquatici migratori, come precisa Terregino, permette di intercettare precocemente la presenza del virus in un determinato territorio e di prendere le appropriate misure di prevenzione.
Per le attività di sorveglianza sono state coinvolte le associazioni venatorie ( i cacciatori che hanno messo a disposizione i carnieri per cercare il virus che gli uccelli cacciati possono albergare al loro interno o trasportare sul piumaggio) e le valli da pesca della Laguna Veneta, che rappresentano delle ottime aree di svernamento per molti volatili selvatici e i Centri di recupero della fauna selvatica. La sorveglianza nei selvatici è anche importante per ampliare le conoscenze sulla dinamica di diffusione di questi virus.

Silvia Bolognini

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