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Infezioni: non fate risciacqui nasali con l’acqua di rubinetto

Infezioni: non fate risciacqui nasali con l’acqua di rubinetto

Il consiglio del Cdc vale anche in Italia, anche se il rischio-ameba nel rubinetto è molto superiore negli Usa che da noi

A spaventare, più che il nome ufficiale (acanthamoeba), è il suo “soprannome”: “ameba mangia-cervello”.
Perché, in effetti, la scienza conferma che questo protozoo, una volta entrato nel nostro organismo, è in grado di provocare anche gravi infezioni al cervello.
A richiamare nuovamente l’attenzione sui già noti rischi legati a questa ameba, presente in tutto il mondo nel suolo e in molti tipi di acqua, è ora un articolo a rilascio anticipato dei Cdc, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti.
Lo studio si concentra sui possibili collegamenti tra i risciacqui del naso con acqua non sterile e le infezioni da ameba registrati in quasi 30 anni.
Va detto che i risultati, oltre a non essere per ammissione degli stessi studiosi tali da determinare un nesso di casualità, hanno un’entità numerica di casi del tutto marginale.
C’è però una conclusione, su cui concordano gli esperti.
“Bisogna evitare di utilizzare acqua del rubinetto per i lavaggi nasali”, scrive per esempio l’infettivologo Matteo Bassetti in un post su Facebook che rilancia lo studio.
“La raccomandazione non riguarda l’Italia ma gli Stati Uniti e non c’è alcun allarmismo da fare -aggiunge -. Tuttavia è ampiamente condivisibile. Quando si ha la sinusite e si devono fare dei lavaggi nasali è consigliabile farli con acqua sterile o con le preparazioni che si trovano in farmacia”.

Le infezioni da ameba riscontrate nel campione

Lo studio, che vede come prima firmataria l’epidemiologa Julia Haston, ha analizzato il database dei Cdc sulle amebe a vita libera per il periodo dal 1994 al 2022.
Sono emersi 10 pazienti, di cui 9 nell’ultimo decennio, che hanno riferito di aver effettuato risciacqui nasali prima della diagnosi di acanthamoeba non cheratite, cioè diversa dall’infezione dell’occhio che non si diffonde ad altre parti del corpo provocata dall’ameba.
Va sottolineato che tutti e 10 i pazienti, 7 maschi e 3 femmine tra i 32 e gli 80 anni con età media di 60, presentavano più di una condizione immunocompromettente, tra cui 5 affetti dal cancro chiamato leucemia linfocitica cronica e 2 dall’Aids. Pur essendo sopravvissuti in 7, tra le infezioni legate all’ameba sono state riscontrate rinosinusite in 9 casi, encefalite amemica granulomatosa (un’infezione del sistema nervoso centrale) in 6, malattie cutanee in altri 6 casi e osteomielite in 3.

Risciacqui nasali e infezioni da ameba

Lo studio sottolinea che “il risciacquo nasale potrebbe essere stata la via di trasmissione”. Al riguardo, si riporta che un paziente ha sviluppato sintomi dopo sole 2 settimane dal lavaggio, mentre altri lo facevano da anni. La frequenza del risciacquo variava da 1 volta a settimana a 5 volte al giorno, con almeno 4 pazienti che hanno riferito di aver utilizzato acqua del rubinetto, mentre un altro, pur avendo usato acqua sterile, ha immerso poi il dispositivo nell’acqua del rubinetto.

ameba
“Le persone immunocompromesse – si afferma nell’abstract – dovrebbero essere istruite sul risciacquo nasale sicuro per prevenire infezioni da ameba a vita libera”.
Le raccomandazioni dei Cdc per eseguire un risciacquo sicuro includono così l’uso di acqua bollita, sterile o distillata.
“Se si utilizza acqua del rubinetto – precida lo studio – deve essere bollita per almeno 1 minuto, o 3 minuti ad altitudini superiori a 1.980 metri, e raffreddata prima dell’uso”.

Stati Uniti e Italia: c’è acqua e acqua

Nelle conclusioni, gli studiosi si soffermano anche sulla condizione delle acque di rubinetto degli Stati Uniti dal punto di vista di acanthamoeba e altre amebe associate al biofilm. Queste, si sottolinea, sono state rilevate in oltre la metà dei campioni.
Ciò nonostante, riportando i risultati di un altro studio, il 33% degli adulti statunitensi ritiene che l’acqua di rubinetto sia sterile e il 62% che sia sicura per il risciacquo dei seni nasali.
In Italia, però, le cose sono ben diverse. Lo sottolinea Stefano Della Sala, direttore del Laboratorio Controllo acqua di Veritas, la multiservizi che gestisce la rete idrica nel Veneziano. “Ricopro questo ruolo da 14 anni – spiega – e non abbiamo mai riscontrato la presenza di amebe nell’acqua della rete. Non parlerei dunque assolutamente di emergenze. Nemmeno negli Stati Uniti, pur sapendo che lì la qualità dell’acqua è inferiore alla nostra e pur ritenendo i Cdc una delle fonti più autorevoli al mondo: sulla base dei numeri e dell’immunocompromissione di tutti i pazienti rilevati, si può parlare di patologie rarissime”.

Acqua di rubinetto e naso: i consigli

Sebbene sui protozoi Veritas effettui periodicamente controlli di routine al microscopio ottico (“qui l’acqua potabile è assolutamente sotto controllo”, assicura), Della Sala, da medico, ricorda però che “sappiamo tutti che l’acqua di rubinetto non è sterile”.
Così come è meglio non usarla in ferite aperte, facendovi ricorso solo per una prima pulizia in mancanza di altro – continua – è altrettanto consigliabile, a chi effettua lavaggi nasali, utilizzare comunque una soluzione fisiologica o acque termali con specifiche proprietà terapeutiche”.

Queste, ricorda il direttore del Laboratorio Veritas, sono sottoposte a una normativa specifica, con relative autorizzazioni ministeriali.
“Spesso – rimarca – sono solforose, e quindi fortemente disinfettate, o comunque hanno precise indicazioni sul loro uso medico. La loro temperatura molto più alta alla fonte e il discioglimento di sali al loro interno che rende difficile la vita ai protozoi sono certezze aggiuntive, riguardo all’assenza di amebe. Una presenza che, per esempio, non si può escludere nemmeno da noi per le acque di superficie come i fiumi”.

Alberto Minazzi

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Tag:  acqua