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GreenItaly: l'Italia accelera verso un'economia “a misura d'uomo”

GreenItaly: l'Italia accelera verso un'economia “a misura d'uomo”

Il 13° rapporto GreenItaly evidenzia la crescita del nostro Paese nel 2021 in tutti i settori della “green economy”

Leader europei nell’economia circolare e nel riciclo, con sempre più imprese che hanno investito sulla sostenibilità, rilanciando il processo di transizione verde del Paese, aumentando esportazioni, fatturato e assunzioni con percentuali superiori alle altre.
Non sorprendetevi, ma stiamo parlando dell’Italia. Perché, pur con ancora ulteriori margini di miglioramento, la nostra economia è ripartita dopo la pandemia con il piede giusto verso l’evoluzione in senso “green” e “a misura d’uomo” del sistema produttivo.
Lo dice il 13° rapporto “GreenItaly” appena presentato da Fondazione Symbola e Unioncamere, che ha analizzato i dati 2021 nella prospettiva delle azioni e delle scelte “verdi” che sempre più aziende italiane hanno preso e già posto in essere.
“C’è un’Italia – commenta il presidente di Symbola, Ermete Realacci – che fa della transizione verde un’opportunità per rafforzare l’economia e la società. Si coglie un’accelerazione verso un’economia più a misura d’uomo, che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori”.

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Gli investimenti delle imprese in ecosostenibilità

La sostenibilità, sottolineano il rapporto Greenitaly, non ha un impatto solo per affrontare la crisi climatica, ma anche sulla riduzione dei profili di rischio per imprese e società e uno stimolo all’innovazione e all’imprenditorialità, oltre a rendere più competitive le filiere produttive.
Le imprese “green” sono in grado di affrontare meglio le crisi, con un maggior dinamismo sui mercati esteri (il 35% prevede un aumento delle esportazioni nel 2022, contro il 26% di quelle che non hanno investito), un fatturato maggiore (49% contro 39%) e più assunzioni (23% contro 16%).
Le imprese italiane che hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti eco-sostenibili, tra il 2017 e il 2021, sono state oltre 531 mila, il 40,6% del totale dell’industria e il 42,5% della manifattura, con un incremento del 51% rispetto al periodo 2014-2018. E, come ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, la quota era ancora al 21,4% nel 2020, con una leggera salita (24,3%) nel 2021.

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L’occupazione green

Le problematiche del 2021 hanno però interrotto il trend di crescita dell’occupazione “green”, che si è così allineata alla dinamica occupazionale generale.
I lavoratori “green”, a fine anno, erano poco meno di 3,1 milioni, soprattutto a Nord-Ovest (più di un milione, il 32,9% del totale), con un sostanziale equilibrio nel resto del Paese: 23,9% (741,2 mila) a Nord-Est, 22,2% al Sud (687,9 mila) e 21% al Centro (648,8 mila).
A svolgere una professione di green job è il 13,7% del totale degli occupati, anche se i contratti attivati nel 2021 sono il 34,5% di quelli previsti nell’anno. Le figure professionali più richieste dalle aziende sono quelle più qualificate ed esperte, anche perché destinate ad aree aziendali ad alto valore aggiunto.

Italia leader nell’economia circolare

Realacci, definisce l’Italia “una superpotenza europea dell’economia circolare”.
Un giudizio basato sulle cifre: nel nostro Paese, l’83,4% dei rifiuti totali prodotti viene infatti avviato a riciclo.
Facciamo insomma molto meglio non solo della media continentale (53,8%), ma anche degli altri grandi Paesi europei: Germania (70%), Francia (64,5%) e Spagna (65,3%).

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E non ci si ferma qui. L’Italia, evidenzia Greenitaly, è quarta al mondo (dopo Germania, Cina e Usa) per produzione di biogas; seconda (dopo la Spagna) per minor produzione di rifiuti a parità di valore prodotto (47,2 tonnellate per milione di euro); seconda (dopo la Francia) per tasso d’uso di materia seconda (21,6% nel 2020), pur essendosi registrato nell’ultimo biennio un consolidamento della capacità di riciclo industriale, specie nel settore cartario. E ancora siamo leader nel rapporto tra il pil e consumo domestico di materia e consumo lordo di energia, con anche una buona efficienza nelle emissioni.

Le fonti rinnovabili

Un punto sul quale i risultati sono già apprezzabili, pur rimanendo ampi margini di crescita, è quello dell’utilizzo delle fonti rinnovabili. Se, nel mondo, la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile è stata pari al 28,3% del totale, nel 2021 l’Italia ne ha consumati circa 113,8 terawatt/ora, il 36%.
La potenza installata, però, è ancora distante dagli obiettivi di neutralità climatica fissati per il 2030.
La nuova potenza installata nel 2021 è stata pari a 1.351 megawatt, tra fotovoltaico (69,2% del totale), eolico (29,9%) e idroelettrico (0,9%), con bioenergia e geotermia stabili.
Nel primo semestre 2022, è stato già connesso un gigawatt di potenza fotovoltaica, ma ne servirebbero tra i 7 e gli 8 l’anno. “Purtroppo, i tempi autorizzativi stanno rallentando l’installazione di impianti di produzione”, rimarca Prete.

I risultati dei singoli settori produttivi

Il rapporto GreenItaly si addentra, infine, in quanto raggiunto in settori e filiere specifiche.
Tra i risultati dell’agroalimentare spiccano la diminuzione delle vendite di prodotti sanitari del -19% e la leadership dell’Italia in Europa per l’incidenza del biologico sulla superficie agricola utilizzata (17,4%).
Nell’edilizia, la crescita (+25%) degli investimenti in riqualificazioni del patrimonio abitativo, con un impatto particolare del Superbonus: calcolate 979 mila tonnellate di risparmio di CO2 e 15,3 miliardi di euro nelle bollette.

Nell’arredo casa viene riciclato il 95% del legno per la produzione dei pannelli, il 67% delle imprese utilizza materie seconde e l’81% legno prodotto in maniera sostenibile. E se la meccanica sta cercando soluzioni in varie direzioni, nell’acciaieria si registrano gli investimenti da 116 milioni di Feralpi per la produzione di 200 milioni di KW/h tramite fotovoltaico e la prima certificazione mondiale, ottenuta da Arvedi, di acciaieria a zero emissioni nette di anidride carbonica.
La produzione di vetture elettriche e ibride ha superato il 40% del totale (nel 2019 era lo 0,1%) e anche la chimica bio-based ha ampliato i campi di applicazione industriale.

Alberto Minazzi

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