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Le tendenze del mercato dei serramenti presentate da un’eccellenza dell’artigianato locale: lo Showroom del Serramento di Vigonza. Soluzioni di grandissima qualità, uniche e originali, richieste in Italia e all’estero

Chiamatelo alto artigianato, chiamatela eccellenza locale d’esportazione, chiamatelo amore per le sfide. Fatto sta che nel nostro territorio esistono realtà di dimensioni apparentemente contenute, al confine tra l’aziendale e l’artigianale, i cui prodotti vengono apprezzati e richiesti non solo in tutta Italia ma anche all’estero. Il motivo? La capacità di trovare soluzioni di grandissima qualità, uniche e originali, alle richieste più bizzarre. È il caso per esempio di Showroom del Serramento di Vigonza (PD). Apparentemente uno showroom come molti altri, che cela in realtà un bagaglio di progetti realizzati assolutamente sorprendenti. Dai più lussuosi hotel italiani alle facoltose abitazioni nelle località più “in”, fino alla prestigiosa sede di una banca camerunense. Cortina, Montecarlo, Italia, Francia, Slovenia, Romania, fino appunto all’Africa, in tutti questi posti l’alto artigianato del nostro territorio ha lasciato il segno.

La domanda sorge quasi spontanea: com’è possibile fare così tanta strada mantenendo sempre una identità orgogliosamente artigianale? «Ci stimolano gli architetti che sviluppano soluzioni particolarissime – spiega Luca Bagarello titolare di Showroom del Serramento –  per noi trovare soluzioni adeguate è una sfida che accettiamo sempre con grande entusiasmo e che ci porta fuori dalla solita routine. Ci chiedono le cose più assurde, da enormi vetrate che devono essere leggere come piume a serramenti a scomparsa in pareti oblique e per noi questa genialità dell’architetto rappresenta sempre qualcosa di estremamente stimolante».

Come si differenzia la vostra clientela? «Tra i nostri clienti abbiamo persone facoltose ma anche grossi gruppi alberghieri. Abbiamo lavorato per esempio per hotel di Venezia, Taormina, Portofino e Ravello. Recentemente poi abbiamo lavorato alla realizzazione della sede della Banca Etica a Padova, un grosso progetto in classe energetica gold. Molte sono anche le abitazioni che ci hanno dato grandi soddisfazioni. A Trieste abbiamo realizzato una parete in vetro scorrevole di 13 metri con vista sul golfo per un progetto architettonico, poi premiato, che permetteva di godere di uno straordinario panorama stando comodamente seduti a tavola. Attualmente stiamo invece lavorando, assieme ad un architetto veneziano, alla ristrutturazione di due ville a Montecarlo che proprio per il belvedere di cui godono puntano tutto su vetrate e serramenti unici e profondamente diversi l’uno dall’altro all’interno della stessa abitazione».

Quali sono le tendenze in questo segmento di mercato? «Sempre più si ricorre alla domotica che permette soluzioni incredibili per gestire da remoto qualsiasi cosa. Tramite iPad si può infatti gestire a distanza l’apertura e la chiusura di finestre, scuri, tapparelle, tende e quant’altro. Altra tendenza è rappresentata dall’avere una “protezione invisibile” ovvero eliminare i profili per puntare sulla massima visibilità data dalla superficie in vetro».

Per trovare soluzioni originali la ricerca dei materiali assume un ruolo fondamentale. Nel vostro caso come avviene? «Ha varie modalità anche perché riunisce un’insieme di prodotti. La logica è quella di unire ai serramenti situazioni di carpenteria, falegnameria e domotica. Noi ci muoviamo in vari modi, sia di persona che tramite web. La cosa sorprendente è che alla fine, gira e rigira, tutte le eccellenze e tutte le risposte alle nostre domande, le troviamo qui, nell’arco di pochi chilometri”.

Questo a quali conclusioni vi porta? «Che tanti artigiani qui hanno grandi capacità ma troppo spesso sono soli e non hanno il sostegno adeguato per realizzare ciò che potrebbero. Qui ci sono potenzialità enormi che potrebbero emergere se si riuscisse a fare più squadra. Nel Veneto potremmo fare cose strepitose senza dover temere alcuna concorrenza. Non a caso chi è riuscito a fare quel salto di qualità è diventato leader a livello internazionale. Così come non è un caso se quelli che lavorano con l’estero hanno risentito meno della crisi. Forse avremmo dovuto capirlo prima un po’ tutti che la chiave era aprirsi al mercato estero».

Quali sono i contatti che vi hanno portato a lavorare all’estero? «Conoscenze, fortuna e poi le referenze che i clienti stessi fanno quando si lavora bene. Insomma anche il classico passaparola oltre alla capacità di saper cogliere le occasioni».

Un esempio? «Pochi sanno che uno degli uomini più ricchi del Cameroun viene spesso a soggiornare alle Terme di Abano. Grazie a questo ci è stata commissionata la realizzazione della prestigiosa sede della banca che questa persona stava costruendo nel suo Paese. Con la consapevolezza che per noi rappresentava una sfida troppo grande abbiamo coinvolto un gruppo di aziende locali e la soddisfazione è stata notevole per tutti anche nell’affrontare le difficoltà di un contesto che non conoscevamo assolutamente».

Lei si definisce orgogliosamente “artigiano”… «Mi considero un artigiano perché è la dimensione in cui si riesce ancora ad avere una padronanza della manualità dei lavori. Un limite di questa dimensione? Per poter avviare una produzione servono tutte le certificazioni del caso quindi ingenti investimenti. Per questo motivo spesso le nostre idee non si materializzano oppure sono altri a realizzarle».

Si può dire che il mercato del lusso sia un’altro antidoto anti-crisi? «La nostra è una clientela medio-alta. Si consideri che una parete Sky-frame come quelle che noi realizziamo costa sui 20/30.000 euro a vetrata ed è considerata “il Rolex” dei serramenti. Però è proprio cercando questo tipo di prodotti che si passa sopra la crisi. Se noi veneti avessimo avuto la capacità di proporci prima al mondo con questi prodotti probabilmente sarebbe stata un’altra storia. Adesso che la lezione è stata capita speriamo di essere ancora in tempo per metterla in pratica».

DI ANNA BARALDI

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