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Femminicidio: ora esiste un fondo per gli orfani

Femminicidio: ora esiste un fondo per gli orfani
Femminicidio

Un risarcimento per chi vittima lo è due volte: di un padre violento che uccide una madre e di uno Stato che, spesso, non sa tutelare una donna che ha denunciato maltrattamenti e stalking. Dal 16 luglio 2020 esiste un Fondo per gli orfani di femminicidio.
Lo Stato ha stanziato 15 milioni di euro finanziare borse di studio, spese mediche, formazione e inserimento al lavoro di chi è ha perso un genitore per morte violenta.
Tutto questo è il risultato di quattro anni di battaglie (alla legge approvata nel 2016 mancavano i decreti attuativi) che ha rideterminato gli importi degli indennizzi per le vittime di reati intenzionali violenti.
Con le nuove regole per il delitto di omicidio è previsto per gli orfani un indennizzo di 50mila euro che sale a 60mila euro nel caso di omicidio commesso dal coniuge.
A questo si aggiunge il rimborso di spese mediche e assistenziali fino a 10mila euro.
Prima le cifre era irrisorie: solo 7.200 euro per omicidio, che aumentava a 8.200 euro in caso di delitto commesso dal coniuge.
Inserito anche un indennizzo di 25mila euro per le vittime del nuovo reato di deformazione del viso.

La triste storia di Antonia e dei suoi bambini

A sostenere con forza l’approvazione della nuova legge che ha rideterminato gli indennizzi per gli orfani di femminicidio è stata la famiglia di Antonia Bianco, guidata dalla sorella Assunta.
Sono passati nove anni dalla morte della 43enne italoargentina, uccisa il 13 febbraio 2012 dall’ex compagno Carmine Buono a San Giuliano Milanese, alle porte di Milano.

Antonia Bianco con Florencia femminicidio
Antonia Bianco con Florencia

L’uomo, condannato per omicidio in via definitiva all’ergastolo nel 2017, si è sempre dichiarato innocente pur essendo da sempre l’unico indagato per l’omicidio dell’ex compagna.
All’inizio si pensò che Antonia fosse morta per un malore, ma solo dopo le insistenti richieste della famiglia della vittima, che alla morte per cause naturali non hanno mai voluto credere, si arrivò alla scoperta di un piccolo foro all’altezza del cuore da parte di un medico del Policlinico di San Donato.
Antonia, quella sera, si recò sotto la casa dell’ex compagno per discutere in merito ad alcune questioni del loro figlio Gabriele, all’epoca di appena cinque anni. Tra i due ci fu una colluttazione violenta. Il delitto di Antonia Bianco è noto come “l’omicidio dello spillone“, anche se in realtà, dalle ricostruzioni degli inquirenti, la donna è stato uccisa quasi sicuramente con un coltellino svizzero di piccole dimensioni che Buono aveva tenuto appeso come portachiavi. Una lama sottile, capace di bucare un ventricolo della donna uccidendola in pochi attimi. Antonia si accasciò sul marciapiede dopo pochi istanti.

L’impotenza di fronte alle minacce

Una tragedia che ha condizionato la vita dei tre figli di Antonia (Maximiliano che oggi ha 32 anni, Florencia di 21 e il piccolo Gabriele di 14) che da quell’uomo, nullatenente, non hanno mai ottenuto un solo euro dei 1,3 milioni di euro decisi dai giudici.
“Dentro di me ha lasciato un vuoto tremendo e difficile da sopportare – dice Assunta ricordando la morte della sorella -. Mia sorella aveva più volte denunciato alla forze dell’ordine quello che è diventato il suo carnefice. Maltrattamenti e stalking. Tutte denunce rimaste nei cassetti delle forze dell’ordine fino alla sua morte. Quello di Antonia è un femminicidio che si sarebbe potuto evitare”.

Assunta Bianco, sorella di Antonia femminicidio
Assunta Bianco, sorella di Antonia femminicidio

I figli: “Dopo la sua morte, un dramma quotidiano in cui ci si nasconde, ci si arrangia”

Un dolore difficile da descrivere per Florencia, che ha perso sua madre appena dodicenne e che oggi ne ha quasi 21.
“Se penso alla serenità e alla sicurezza che provavo quando lei era con me il cuore mi si ferma – dice la giovane figlia di Antonia, Florencia -. Quella è la cosa che più mi manca. Sapere che lei c’è, al mio fianco. Mi manca sentire il profumo, il calore, la presenza. Mi manca il suo affetto, quello fisico. Mi sono rimasti solo gli oggetti. Tengo sempre con me un segnalibro che lei mi aveva regalato quando ero in prima media, ho conservato i suoi vestiti. È un modo per sentirla più vicina”.
In questi anni, Florencia, nonostante la giovane età, ha combattuto con tutte le sue forze per chiedere giustizia per sua madre e per chi, come lei, ha perso i genitori.
“La nascita di un fondo per noi orfani è un bel risultato che però non mi lascia soddisfatta – dice Florencia -. Dal giorno dopo la tragedia c’è quel dramma quotidiano in cui ci si nasconde, ci si arrangia, quasi nessuno esce allo scoperto. Lo Stato ci ha abbandonato. Solo la nostra forza, quella mia e dei miei fratelli, ci ha permesso di andare avanti. È stata una dura prova che oggi posso dire di aver superato. Vediamo quanti soldi arriveranno dal Fondo, ma di orfani come me in Italia ce ne sono tanti e la cifra forse è ancora troppo bassa per soddisfare tutti”.

Carlo D’Elia

 

 

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