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Eco-vandali: adesso pagheranno di tasca propria

Eco-vandali: adesso pagheranno di tasca propria
Acqua verde venezia (@Arpav)

È l’effetto della nuova legge approvata dalla Camera per punire le azioni dimostrative contro beni culturali e ambiente

Per ben due volte, nel 2023, l’immagine del Canal Grande, a Venezia, colorato di verde fluorescente ha fatto il giro del mondo. E se la prima volta, a maggio, lo sversamento in acqua di fluoresceina (un sale innocuo usato come tracciante) è avvenuto forse per un’errata manovra di un idraulico, la seconda, a dicembre, è avvenuto come gesto dimostrativo da parte di un’associazione ambientalista.
Stesso intento di protesta, un paio di giorni prima di questa azione, era stato alla base dell’imbrattamento, sempre nel capoluogo lagunare, della Basilica di San Marco con cioccolato in polvere e fango. Ma le iniziative veneziane non sono certo le prime di questo tipo. Nè nel nostro Paese né all’estero.
A Roma, il 3 gennaio 2023, era stata imbrattata con la vernice una parete esterna del Senato, a Milano, il 21 aprile, la statua di Vittorio Emanuele II in Piazza del Duomo a Milano, solo per ricordare alcuni casi.  A Londra, clamoroso fu,  nel 2022, il getto di zuppa di pomodoro sul quadro dei “Girasoli” di Van Gogh, alla National Gallery.

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La legge contro gli eco-vandali

Adesso, però, le cose, almeno in Italia, sono destinate a cambiare. La Camera dei Deputati ha infatti approvato in via definitiva, con 138 voti favorevoli, il disegno di legge firmato dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che inasprisce le pene nei confronti dei cosiddetti “eco-vandali”. E la legge, soprattutto, introduce il concetto che, a pagare le conseguenze economiche dovranno essere gli attivisti.
“Chiunque distrugga, disperda, deteriori, renda in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici – stabilisce la nuova legge – è punito con una sanzione che va dai 20 mila ai 60 mila euro”.
In più, aggiunge il testo, se l’attentato pregiudica la conservazione o l’integrità dei beni presi di mira o ne determina un “uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico”, è stabilita una sanzione tra 10 mila e 40 mila euro.

Sono inoltre previste sanzioni di tipo penale, attraverso la modifica degli articoli 635 e 639 del codice. Dunque, “rischia da 1 a 5 anni di carcere chiunque distrugga, disperda, deteriori o renda, in tutto o in parte inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche. Oltre al pagamento di una multa fino a 10.000 euro. Se, invece, il danneggiamento avverrà in musei, pinacoteche o gallerie la reclusione potrà andare da 1 a 6 mesi e la multa potrà essere da 300 a 1.000 euro”.

La ratio della norma

“Il principio – spiega Sangiuliano – è elementare: d’ora in poi chi deturpa e danneggia dovrà pagare e di tasca propria, perché non è giusto che a pagare siano i cittadini italiani”. Il ministro ricorda infatti che, per il ripristino dei luoghi danneggiati dall’atto dimostrativo, in alcuni casi la spesa è arrivata anche a 200 mila euro. Le somme pagate dai trasgressori, dunque, saranno destinate al Ministero proprio per ripristinare i beni colpiti.

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Il ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano

E non è vero, aggiunge il titolare del dicastero, che l’utilizzo di sostanze apparentemente innocue, come quelle vegetali, non lasci comunque degli strascichi. “Esperti – spiega – mi dicono che qualche cosa resta sempre”. Così come, riguardo ai possibili rischi per persone, animali e piante legati allo sversamento di fluoresceina, conclude Sangiuliano, “avremo tra poco uno studio scientifico, ma il danno potrebbe essere permanente”.

Alberto Minazzi

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