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Crisi: la birra frena per mancanza di anidride carbonica

Crisi: la birra frena per mancanza di anidride carbonica
Ph. Alexa da Pixabay

Dopo Belgio e Polonia, primo stop anche in Italia a causa dei ritardi nei rifornimenti

A fare notizia, lo scorso luglio, fu la decisione, comunicata dall’azienda San Pellegrino, dello stop temporaneo alla produzione dell’acqua frizzante con il marchio Sant’Anna, leader continentale nelle acque oligominerali. Adesso è toccato alla birra. E la causa è sempre la stessa: la mancanza di anidride carbonica utilizzabile per scopi alimentari.

Il birrificio Menabrea di Biella, in Piemonte, il più antico (fu fondato nel 1846) tra quelli ancora attivi in Italia, ha concesso ai suoi lavoratori una giornata di permesso retribuito a causa del fermo produttivo per 24 ore legato proprio al ritardo nelle consegne di CO2, in particolare quella in forma liquida, legato all’attuale crisi geopolitica europea.

L’anidride carbonica viene utilizzata, dai produttori di birra a livello industriale, sia per eliminare la presenza dell’ossigeno all’interno delle bottiglie, sia per il riempimento dei fusti da consegnare ai locali di vendita al pubblico, come bar e ristoranti. I quali, a loro volta, utilizzano questo gas per spillare il prodotto da servire alla clientela.

Il problema della carenza di CO2 non riguarda comunque solo i birrifici nostrani. Già prima di Menabrea, uno storico marchio belga (Delirium Tremens) aveva ipotizzato per questi motivi uno stop della produzione per la prima volta in 100 anni di attività. Mentre i danesi della Carlsberg hanno preso in considerazione l’ipotesi di chiudere gli stabilimenti in Polonia.

L’intero settore delle bibite gassate, in ogni caso, si sta trovando, in aggiunta all’aumento dei prezzi dell’energia, ad affrontare anche questa problematica. Perché l’anidride carbonica viene utilizzata in molteplici contesti e la scarsa disponibilità impone delle scelte. Questo gas, in particolare, risulta fondamentale per tutti i processi di refrigerazione industriale, compresi quelli legati a impianti medicali.

Inoltre, restando al settore alimentare, la CO2 serve anche per favorire la conservazione di prodotti confezionati, la crescita di ortaggi e frutta nelle serre e rallentare, nei processi di produzione vinicola, per rallentare la fermentazione dell’uva.

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