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Attenti al sole! In terrazza o giardino può costare caro

Attenti al sole! In terrazza o giardino può costare caro

La tintarella “a casa”? Multe se non si rispettano alcune accortezze

Durante il lockdown, 3 anni fa, le terrazze degli appartamenti sono diventate uno dei principali “luoghi pubblici” frequentati dagli italiani, reclusi forzati per l’emergenza sanitaria.
Così, dopo gli striscioni arcobaleno all’insegna dell’“andrà tutto bene”, dopo gli inni di Mameli intonati da vicini di casa a debita distanza di sicurezza, al primo apparire del sole primaverile, con le spiagge ancora precluse al libero accesso, i balconi e (per i più fortunati) i giardini delle abitazioni sono diventati anche il luogo per una prima abbronzatura. E magari anche di un bel barbecue.
Ma i praticanti della “tintarella da terrazzo” devono comunque stare molto attenti, per evitare di trovarsi a dover pagare una multa. E questo vale non solo per chi approfitta del proprio domicilio per azzardare un bagno di sole integrale.

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Le accortezze servono tanto quando la sdraio viene collocata nello spazio comune, sia esso a terra o sul tetto, di un condominio, quanto se la stessa resta in pertinenze di proprietà esclusiva.

Un reato depenalizzato, ma resta la sanzione

Una premessa è doverosa. Pur potendo essere sanzionato sul piano economico, chi prende il sole in terrazza o in giardino senza rispettare le norme non commette nessun reato, pur essendo questa fattispecie prevista dal Codice penale.
Nello specifico, dall’articolo 726, intitolato “Atti contraria alla pubblica decenza. Turpiloquio”.
La norma recita esattamente così: “Chiunque, in un luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compie atti contrari alla pubblica decenza è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 a euro 10.000”. Tecnicamente, dunque, non si può parlare di “multa”, che sottintende un illecito penale.
Per di più, da circa un anno, la stessa sanzione è stata notevolmente ridotta dopo l’intervento della Corte costituzionale, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di parte dell’articolo in questione, come sostituito dal decreto legislativo del 2016 che ha depenalizzato la fattispecie.

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La parte illegittima è proprio quella relativa all’importo che deve pagare il trasgressore, che scende così all’interno di una forbice tra 51 e 309 euro. E questo perché il giudice costituzionale ha ritenuto il trattamento sanzionatorio irragionevolmente distinto e sproporzionato rispetto a quello stabilito per gli “atti osceni colposi” dell’articolo 527 dello stesso Codice penale.

Sole in terrazza: gli accorgimenti da adottare

Certo, anche di pagare 300 euro per prendere il sole a casa propria si fa volentieri a meno.
In tal caso, è sufficiente adottare alcune semplici accortezze per evitare ogni rischio.
Il punto cruciale è la definizione di “pubblica decenza”, per capire quando esporsi in mutande rientri tra gli atti ad essa contrari.
In generale, un comportamento è da ritenersi conforme alla pubblica decenza e al decoro pubblico quando segue le normali regole di ritegno e convenienza tipiche dello specifico contesto sociale in cui viene posto in essere.
Anche in un giardino privato, per esempio, non è possibile stendersi in costume (figuriamoci senza) se si può essere visti dall’esterno.

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E anche in questo caso va distinto tra situazione e situazione. Se basta transitare per strada per trovarsi di fronte l’amante della tintarella esposto al sole, si rientra in una fattispecie a rischio. Se, al contrario, si deve sbirciare attraverso una siepe o usare un binocolo, è il guardone che, in questo caso, rischia di essere punito per violazione della privacy.
Discorso diverso per gli spazi comuni di un condominio, come una terrazza o un giardino: per escludere la configurazione di una violazione del pubblico decoro serve l’assenza nel regolamento condominiale del divieto di prendere il sole in costume in questi luoghi o, in alternativa, la concessione del permesso da parte degli altri condòmini.

Alberto Minazzi

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Tag:  legge

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