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Anonymous: benvenuti nella “guerra 3D”

Anonymous: benvenuti nella “guerra 3D”

Dalla vicenda russo-ucraina la conferma: gli attacchi informatici sono la nuova frontiera dei conflitti

L’ultimo obiettivo centrato è la Banca centrale russa, per il primo vero attacco, dopo le azioni dimostrative ma di alto impatto mediatico dell’ultimo mese, degli hacker di Anonymous a una istituzione strategica del Paese di Putin.
Dal conflitto tra Russia e Ucraina sta emergendo sempre più come, nel terzo millennio, anche gli eventi bellici non possano più essere intesi solo in maniera tradizionale. La guerra, oggi, si combatte in
almeno 3 dimensioni.
Quella più classica, fatta di bombardamenti ed eserciti, quella finanziaria, che sposta lo scontro sul piano economico e sulle sanzioni e quella in rete.
La nuova frontiera, infatti, è la guerra informatica.

L’attacco di Anonymous alla Banca centrale russa

Giorno dopo giorno, il gruppo di hacker che si celano dietro il misterioso profilo di Anonymous (da una decina d’anni in prima linea per l’impegno a favore della trasparenza e dei diritti civili in tutto il mondo), fin dall’inizio schierato contro l’aggressore russo con la campagna #OpRussia, stanno scrivendo nuove pagine di questo avveniristico modo di intendere la guerra.
Il più recente annuncio, pubblicato in rete attraverso l’account @YourAnonTv, è quello che il collettivo è riuscito a entrare in possesso di 35 mila file della Banca centrale russa, compresi alcuni contratti segreti.

Anonymous

Il materiale, hanno proseguito gli hacker, sarà pubblicato nelle 48 ore seguenti all’annuncio.
Se alle parole seguiranno i fatti, si tratterebbe della fuga di informazioni più importante messa in campo da Anonymous dall’inizio delle ostilità. E segnerebbe una svolta nella strategia degli hacker, fin qui autori di operazioni che hanno più che altro evidenziato le loro possibilità, con lo spostamento dell’obiettivo verso bersagli istituzionalmente ed economicamente più importanti.

Il messaggio a Putin e la cyber guerra dichiarata da Anonymous

Nel profilo Twitter di Anonymous è stato nelle ultime ore fissato nuovamente in alto il messaggio lanciato dal collettivo a Putin a fine febbraio. “Mister Putin – afferma la voce camuffata – l’invasione dell’Ucraina ha dimostrato che il suo regime non rispetta i diritti umani e l’autodeterminazione dei vostri vicini. La situazione è brutta e lei ne è l’istigatore. Ha dimostrato di non essere migliore dei Governi imperialisti che critica. Le sue tiranniche risposte alle proteste dei cittadini russi contro la guerra avranno il solo effetto di scatenare ulteriori disordini. Ora la resistenza più popolare verrà da dentro”.

Anonymous

Se continuerà su questa strada – prosegue il messaggio – continuerà a perdere il sostegno dei cittadini russi, gli altri Paesi rifiuteranno di collaborare con voi e si troverà a fronteggiare attacchi cibernetici senza precedenti da tutti gli angoli del mondo. I membri di Anonymous hanno dichiarato la cyber guerra contro il suo regime aggressivo. L’abbattimento di alcuni siti web è solo l’inizio: presto sentirà la collera degli hacker mondiali, molti dei quali probabilmente risiedono nel suo Paese. I suoi segreti non saranno protetti a lungo e c’è la possibilità che alcuni componenti chiave del suo Governo possano essere dirottati. La popolazione mondiale la seguirà passo dopo passo. Questa non è una guerra che può vincere indipendentemente da quanto potente pensa di essere. Noi siamo Anonymous. Siamo una legione. Aspettaci”.

Le aziende nel mirino degli altri attacchi

Anonymous, infatti, non si sta più limitando alle incursioni nelle televisioni e nelle webcam russe.
A essere prese di mira sono anche le grandi multinazionali che hanno mantenuto l’attività sul territorio russo senza pensare che, così facendo, rileva Anonymous in uno dei suoi post, finanziano di fatto la guerra. “Soldi e fertilizzanti macchiati del sangue di innocenti”.

Anonymous

Tra i siti russi attaccati dagli hacker nelle ultime ore ci sono ad esempio quelli di Auchan, Decathlon e Leroy Merlin.
Nestlè ha deciso di ritirarsi dal mercato russo, cessando importazioni ed esportazioni non essenziali, la pubblicità e gli investimenti dopo la minaccia del collettivo di pubblicare 10 giga di dati riservati. E le accuse pubbliche non hanno risparmiato neanche Pirelli.

Anonymous

Dal sito del Cremlino allo yacht di Putin

Del resto, il gruppo di hacker ha dimostrato di non avere problemi a violare nemmeno il sito internet del Ministero della Difesa russo, con la pubblicazione di diversi giga di dati nascosti, l’agenzia di stampa Tass, i siti del Cremlino, della Duma e di Gazprom, la filiale tedesca della compagnia petrolifera Rosneft. E poi altri media statali, quotidiani e canali tv in diretta, ma anche, manomettendone i dati di navigazione, lo yacht di Putin. Riguardo al presidente russo gli hacker sarebbero entrati in possesso anche di informazioni sul patrimonio personale.

Anonymous

Anonymous ha diffuso 40 mila documenti attribuiti all’Istituto di sicurezza nucleare di Mosca, i dati personali di 120 mila soldati russi in Ucraina e, in uno striscione sul sito web di Izvestia, ha affermato di essere riuscita a paralizzare i sistemi di sicurezza delle banche russe.
Per aggirare la censura russa, ha invitato a veicolare le notizie sulla guerra attraverso false recensioni di Google Maps e TripAdvisor e ha aperto un portale per mandare sms ai numeri russi.
Il gruppo di hacker “NB65”, affiliato ad Anonymous, ha invece dichiarato di aver colpito il centro di controllo dell’agenzia spaziale russa Roscosmos.

Diritti e rischi

Dal punto di vista del diritto internazionale, va detto che gli attacchi informatici contro le infrastrutture statali non sono considerati automaticamente azioni di guerra, anche in virtù del fatto che vengono compiuti da civili.
Al di là del controverso inquadramento in una vera e propria “cyberwar”, questo tipo di attacchi, secondo alcuni esperti, rischia di trasformarsi in una giustificazione per il Governo russo di contrattaccare altri Paesi, fino al possibile estremo di un’escalation che porti a una vera e propria guerra informatica globale.

Alberto Minazzi

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