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AMBIENTE E TERRITORIO METROPOLITANO: QUALE FUTURO?

AMBIENTE E TERRITORIO METROPOLITANO: QUALE FUTURO?


Criticità e potenzialità metropolitane secondo il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini
DI CARLO BONALDI
Laziale di nascita ma veneziano d’adozione. Il Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del Mare Corrado Clini, oltre ad aver vissuto lungo tempo a Mirano, in  Provincia di Venezia, dal 1978 al 1979 ha organizzato e diretto il Servizio e Laboratorio pubblico di igiene, medicina e sicurezza del lavoro di Venezia – Porto Marghera. In qualità di medico del lavoro ed igienista, ha realizzato oltre 150 indagini ambientali ed epidemiologiche in impianti energetici, chimici e metallurgici, dimostrando un interesse ed un’attenzione per quest’area che negli anni non sono mai venuti meno.
Un Pil pro-capite paragonabile a quello di Toronto e Barcellona, un tasso di crescita economica in linea con quelli di Londra, Stoccolma e Houston. Questi ed altri interessanti dati emergono dal rapporto realizzato dall’Ocse nel 2010 sull’area metropolitana Venezia-Padova-Treviso. Ministro Clini, quale ritiene possa essere l’impatto economico ambientale di questo evidente sviluppo? «L’area Venezia-Padova-Treviso ha “cambiato pelle” dalla fine degli anni novanta, ed ha sviluppato  una rete   di attività produttive che lega tra loro molti settori dell’industria, dell’agroalimentare, della logistica, del turismo, della cultura e della formazione. La “multisettorialità” rappresenta un punto di forza ed un grande attrattore di competenza che ha effetti evidenti sulla produzione di ricchezza.  Questa rete di attività, che  resiste nonostante la crisi,  ha progressivamente ridotto l’impatto sull’ambiente, non solo per effetto del declino dell’industria chimica e siderurgica di Porto Marghera, ma anche per gli importanti investimenti realizzati. Oggi, con l’accordo appena firmato su Porto Marghera, l’ambiente può diventare il fattore trainante di un nuovo sviluppo fondato sulla chimica “verde”, sulle nuove rinnovabili, sul recupero e riciclaggio di materie prime seconde, sulla logistica “intelligente”».
Da tempo si discute del tema della Città o Area Metropolitana di Venezia – Padova – Treviso: la concretizzazione di tale progettualità necessita però di una visione e di una mentalità comune. Qual è la sua posizione in merito? «Il potenziamento e la realizzazione dei servizi “a rete”  necessari per lo sviluppo è la vera ”infrastruttura”  dell’area metropolitana, prima ancora della sua definizione come entità amministrativa:  la ferrovia del sistema metropolitano regionale integrata con i servizi di trasporto urbano, piste  ciclabili e pedonali connesse alla ferrovia, reti a fibra ottica per il trasferimento delle informazioni, un sistema diffuso di generazione distribuita ad alta efficienza di elettricità – calore – freddo  sostenuto da “smart grids” e reti di teleriscaldamento, una rete di parchi locali per la valorizzazione delle risorse naturali  connessa a percorsi  attraverso il patrimonio storico-culturale dell’area. Questi servizi servono all’efficienza ed allo sviluppo, e nello stesso tempo legano tra loro i “nodi” dell’area  : questo è il modello delle smart cities verso il quale l’Europa si sta orientando nella prospettiva di un’economia competitiva e a “basso contenuto di carbonio”. Questo potrebbe essere il modello dell’area metropolitana Venezia-Padova-Treviso, che può subentrare alla fine delle provincie ed integrarsi nel ruolo diverso che le regioni stanno assumendo».
Quali dovrebbero essere le iniziative, le attenzioni ambientali e strutturali a tutela di una delle aree senza dubbio più ricche e varie d’Italia da un punto di vista ambientale e culturale? «Credo che la rete dei servizi appena richiamata rappresenti il modo migliore per legare sviluppo, valorizzazione e protezione del patrimonio ambientale e culturale. Nello sesso tempo dovrebbero essere considerate iniziative “verticali” dell’area metropolitana, per la conservazione e protezione di tutte le risorse idriche, per la  tutela del paesaggio, per la valorizzazione delle produzioni agroalimentari tipiche, per la gestione integrata dei musei».
Tra i Comuni del triangolo Venezia – Padova – Treviso ogni giorno avvengono continui spostamenti per studio o lavoro alla base di continue interazioni culturali, economiche e sociali. Quali sono secondo lei le metodologie di spostamento da incentivare in relazione al loro impatto ambientale? «Il modo migliore è certamente quello che associa il mezzo privato al trasporto ferroviario regionale ed al trasporto urbano, attraverso  infrastrutture “intermodali” di supporto, a partire dai parcheggi scambiatori. E i centri urbani dovrebbero essere lasciati ai veicoli elettrici ed alle biciclette».
L’apertura del Passante di Mestre ha indubbiamente agevolato lo scorrimento del traffico che ha congestionato per anni gran parte della nostra area di appartenenza.  Tuttavia restano ancora da affrontare alcune questioni  che riguardano la realizzazione delle opere complementari, utili al contenimento dell’inquinamento dell’aria. «Da un punto di vista “macro”, economico e ambientale, l’impatto è sicuramente positivo  se non altro per la riduzione della congestione. La realizzazione delle opere complementari è necessaria per migliorare gli effetti “micro”, ed evitare che il Passante rappresenti una “frattura” nella rete dell’area metropolitana».
L’area di Porto Marghera rappresenta ancora un nodo di interesse strategico dal punto di vista economico e dei traffici commerciali. La questione delle bonifiche è però fondamentale: quali scenari prevede per il futuro a proposito di questa problematica? Quali altri passi devono essere compiuti a suo parere per poter restituire a quest’area un ruolo di riferimento? «Come ho già detto l’Accordo che abbiamo appena firmato rappresenta, dopo anni di incertezze e paralisi, uno strumento concreto per promuovere la reindustrializzazione su basi nuove, ovvero per favorire l’insediamento  dei settori più avanzati della “green economy” che possono sfruttare le grandi potenzialità delle infrastrutture e dei servizi esistenti e contare su un patrimonio di risorse umane di alta  competenza  e tradizione industriale. Credo che Porto Marghera, dopo essere stata il simbolo dell’Italia industriale degli anni settanta, possa diventare il Porto, ovvero la Porta dell’innovazione industriale e dei servizi “sostenibili” del nuovo secolo».

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