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A MANO LIBERA

A MANO LIBERA


Nasce dal disegno e dal riciclo, la creatività dell’opitergino Andrea Princivalli, autore della sigla di DoReCiakGulp
Vncenzo Mollica, il celebre giornalista del Tg1, per cui Andrea Princivalli ha realizzato la sigla della rubrica DoReCiakGulp, lo definisce: “un essere umano dalla fantasia disumana, i suoi disegni sembravano a colori anche quando sono in bianco e nero” e chi conosce i suoi lavori sa che ha colto nel segno.
Trevigiano, di Oderzo, classe 1974, si diploma al Liceo Artistico di Treviso e quindi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nemmeno a vent’anni comincia a produrre e a sperimentare, inizia dalle illustrazioni, ma ben presto si appassiona all’animazione e i risultati sono subito incoraggianti: «Già all’asilo disegnavo migliaia di robot e di astronavi con il terrore negli occhi dell’insegnate – racconta Princivalli – sapevo già disegnare discretamente, ma la magia di dare movimento e anima a dei semplici disegni mi intrigava! Non è passato molto tempo che ho iniziato a scarabocchiare sequenze animate su bordi dei fogli, su libri interi…già a 10 anni avevo montagne di progetti animati in mente, poi con il tempo questa passione si è concretizzata grazie alle tecnologie, che permettevano di provare ad essere Walt Disney. A 16 anni i miei primi filmati, poi i primi premi e i primi lavori importanti».
È grazie alla produzione quasi artigianale del videoclip “Uccidiamo il chiaro di luna” dei Fahrenheit 451 che Princivalli ottiene grande visibilità a cavallo tra il 1998 e il 1999. Il video è gettonatissimo su tutte le televisioni musicali dell’epoca ed ottiene premi importanti anche a livello artistico: « ”Uccidiamo il Chiaro di Luna” segna per me il passaggio tra video “amatoriali” e video “professionali”. Era il lontano 1997 e i Fahrenheit 451 volevano una copertina per un 45 giri. Mi feci dare i brani che sarebbero andati sul disco boom! Erano forti, erano belli, era SKA! Buttai lì che avrei provato a fare un videoclip per loro “gratis”, dopotutto non c’era nulla da perdere (a parte giorni di scuola). Moltissimi mesi dopo feci vedere il risultato. Un lavoro bestiale: 2500 disegni tutti a mano libera. Computer? E chi ce l’aveva! Un video molto vintage a rivederlo, ma che insieme alla musica dava una scossa giusta. Una scossa che permise alla band di diventare famosa e a me di capire che la strada era quella giusta! Il clip ebbe un notevole successo, girò molto in tv, nei festival riscosse sempre apprezzamenti lusinghieri per un’opera prima. Ci sono molto affezionato, segna il mio debutto…in molti sensi. Da quel giorno è passato tantissimo tempo e tecnologicamente è come essere passati dalla preistoria al rinascimento. All’epoca erano pochissimi i video animati “amatoriali”, ora con un pc e pochi software si possono raggiungere i livelli quasi della Pixar! Eppure resto dell’idea che la mano e il disegno grezzo abbiano ancora un potere evocativo e materico che il computer non ha raggiunto. Mi piace ottenere immagini con gli errori, con gli scarabocchi, con le macchie… il computer non può sbagliare, noi si. Non a caso ho chiamato il mio piccolo studio Manolibera, proprio per sottolineare la voglia di sperimentare ancora tecniche e stili che non trovo giusto abbandonare solo perché il 3d è più cool».

Accanto all’animazione su carta, Princivalli però esplora altre strade, in particolare riutilizzando oggetti di uso comune per le sue storie (con una lattina fa il corpo di un robot, con un fanale di bicicletta la testa, con l’antenna di una radio a transistor le gambe) e gli dona una vita propria, quasi una coscienza: «Riciclare per me è un metodo per tenere sempre attiva la mente, sono convinto che la fantasia vada stimolata sempre e cosa c’è di meglio se non avere a disposizione pezzi di scarto, oggetti dimenticati, spazzatura varia? Mi piace molto costruire robot, astronavi, personaggi strani che con il disegno non sarebbe possibile fare. Il vero divertimento infatti è assemblare in maniera inaspettata dei pezzi incompatibili. Nell’ultimo video per Sir Oliver Skardy sono riuscito ad “assemblare” anche un po’ lui stesso, trasformandolo piano piano nello Skardybot, il suo alter ego robotico».
Tutte queste “creature”, assieme naturalmente ai suoi video, sono stati recentemente oggetto di una mostra molto particolare a Treviso: I’m Playtoy. «È stata la mia prima “personale”, una mostra nata quasi per scherzo dall’entusiasmo di amici-fan che hanno “contagiato” anche le responsabili della Galleria Spazio Bevacqua Panigai. È stata l’occasione per ripercorrere la mia carriera video-artistica. Per la mostra, oltre ad esporre vecchi “protagonisti” di miei vecchi lavori, mi sono divertito a costruire nuovi e sempre più strambi robot ricavati da pezzi di scarto e rifiuti vari. Già dal titolo ho voluto giocare a non prendermi troppo seriamente e con i miei robot giocattolo non ho fatto altro che spiazzare ancor di più gli spettatori. È stata sicuramente l’occasione per mostrare dal vero il lavoro che sta dietro a un videoclip o ad una mia animazione».
Naturalmente un artista dall’immaginazione così fervida è sempre in fermento, su cosa stai lavorando? «I progetti futuri in realtà sono già dietro l’angolo, ho appena pubblicato un libro “Parlarse coi sèsti” in collaborazione con il duo comico “Le Bronse Querte”, una sorta di manuale veneto del parlare digitale …nel senso di parlare con i gesti! Oltre a questo continuo la collaborazione con Kinder Ferrero per cui l’ideazione delle sorprese per i mitici Ovetti Kinder. Un’attività molto curiosa e originale di cui vado molto fiero. Videoclip e animazioni sono richieste che valuto molto attentamente per non cadere nel banale e nel ripetitivo, intanto sto pianificando la pre-produzione di un “pilota” d’animazione su dei miei personaggi, per farlo bene bisogna avere tempo e denaro…ma sono ottimista».

DI ANDREA MANZO
 

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