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West Nile: nel Padovano il primo caso europeo del 2022

West Nile: nel Padovano il primo caso europeo del 2022

Anche un morto per il morbo trasmesso dalle zanzare, ma non è emergenza. Un’app per monitorare questi insetti

Sono il nostro incubo di ogni estate. Variano per tipologia e pericolosità, ci lasciano ricordi di grande prurito e di notti insonni nei migliori dei casi o l’eredità di qualche virus nei peggiori.

È il caso del West Nile, o febbre del Nilo. Il primo caso assoluto del 2022 in Italia e in Europa è stato individuato dall’Istituto Superiore della Sanità in Veneto, a Schiavonia (Pd) il 6 luglio scorso. Sempre nel padovano a Piove di Sacco è avvenuto il primo decesso per questa malattia nella giornata di ieri, 17 luglio. Si tratta di un uomo di 83 anni colpito da una grave encefalite. Nello stesso comune un altro paziente è ricoverato in attesa di accertamenti che confermino il virus. In cura anche una terza persona nella Neurologia dell’Ospedale civile di Baggiovara (Mo).

West Nile: il campanello d’allarme in Italia

Le autorità sanitarie spiegano che non si tratta di un’emergenza, ma di un campanello d’allarme. La febbre del Nilo è un pericolo soprattutto per gli anziani o i pazienti debilitati da altre patologie, quasi mai per i soggetti giovani o in salute, nei quali spesso il virus si presenta come asintomatico.

zanzare
Culex pipiens (zanzara comune) Ph© IZSVe

I sintomi più gravi di West Nile si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette. Non si trasmette da persona a persona tramite contatto con chi ha il virus. Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia tra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 nelle persone con deficit immunitari. L’Iss spiega che al momento per la febbre del Nilo non esiste un vaccino ma ve ne sono allo studio. Per questo diventa fondamentale la prevenzione nel ridurre la prevenzione alle punture delle zanzare.

Una app per conoscere le specie e la pericolosità delle zanzare

Ora, contro le zanzare, c’è “Mosquito Alert”.
Non si tratta di un nuovo insetticida ma di uno strumento che può aiutarci a capire da quale tipo di zanzara siamo stati punti (e di valutare quindi l’eventuale pericolosità di quella puntura) e di contribuire a una mappatura della presenza delle diverse specie di zanzare nelle nostre città.
Dalla Culex alla Tigre, alla coreana fino alla giapponese. Tante sono attualmente le zanzare che circolano in Italia.

Zanzara giapponese
Zanzara giapponese

La Culex resta la più diffusa e tradizionale.
Normalmente non la temiamo più di tanto, se non per il fastidio che arreca. In realtà, è un vettore di trasmissione del West Nile, la Febbre del Nilo. La zanzara Tigre bazzica tra le nostre città e le campagne oramai da una trentina d’anni e sempre più presenti sono anche la coreana e la giapponese. “Mosquito Alert”, con il contributo di ciascuno di noi, può aiutare gli scienziati a mappare la loro presenza nel territorio e le amministrazioni a pianificare delle strategie di difesa adeguate.

La mappa delle zanzare

“Mosquito Alert” è un’app per conoscere le zanzare, i rischi sanitari connessi e le aree da disinfestare.
Il progetto, in Italia, nell’ambito del più ampio europeo AIM-COST ,è coordinato dal Dott. Beniamino Caputo dell’Università la Sapienza di Roma e vi partecipano, oltre all’Ateneo romano, quello di Bologna, l’Istituto Superiore di Sanità, l’Istituto Zooprofilattico delle Tre Venezie e il MUSE di Trento.

L’app Mosquito Alert

«E’ un’applicazione molto utile – spiega la professoressa Alessandra della Torre, parassitologa dell’Università La Sapienza  di Roma – per tracciare l’invasione da parte di eventuali nuove specie e identificare le aree più infestate. Si focalizza in particolare sull’individuazione delle specie invasive».
“Mosquito Alert” si ispira sul principio “citizen science”, la scienza di tutti. Questo significa che più persone la utilizzano, più informazioni si garantiscono agli studiosi e di conseguenza si può agire, attraverso le amministrazioni locali, per arginare i problemi.
L’Italia è il terzo Paese in Europa in termini di segnalazioni.

«Il nostro obiettivo è quello di poter raccogliere il maggior numero di dati possibili in modo da trasmetterli alle amministrazioni comunali perché possano agire con specifici piani di disinfestazione una volta identificate le zone di maggiore proliferazione – dice della Torre -. In questa direzione abbiamo già in atto proficue collaborazioni con le città di Padova, Firenze e Civitavecchia. E contiamo di allargarla a più comuni possibile. Vogliamo arrivare alla perfetta sinergia tra cittadini, ricercatori e amministrazioni per salvaguardare la salute di tutti».

“Mosquito Alert”: cos’è e come funziona

L’app è scaricabile gratuitamente sul telefono, sia con sistema Apple sia Android.
Poi basta una foto dell’insetto e il gioco è fatto: inviandola ai ricercatori, si consente loro di riconoscerne la specie.
Tutte le foto inviate vengono inserite in un database.
«Si tratta di informazioni preziose – continua della Torre – perché permettono di individuare le specie invasive, di costruire delle mappe sulla distribuzione di questi insetti e di fare anche fare delle previsioni. Teniamo presente che il nostro Paese rappresenta uno dei più infestati d’Europa e che le zanzare possono trasmettere virus capaci di provocare serie patologie all’uomo, tra le quali il virus del West Nile o quelli tropicali del Chikungunya o del Dengue. In questo periodo stiamo tenendo sotto controllo il possibile arrivo dell’ Aedes Aegypti, zanzara molto invasiva originaria dell’Asia che rappresenterebbe ancora maggiore trasmissione di virus».

Zanzara tigre

L’app consente di agire anche senza scattare una foto. In questo caso si mandano semplici segnalazioni di punture.

Migliaia di fotografie per monitorare i rischi di invasione

«Tra le potenzialità dell’applicazione – conclude della Torre – c’è anche la possibilità di raccogliere fisicamente gli esemplari di zanzare e di inviarli agli studiosi perché possano fare ulteriori analisi, per esempio per capire lo stato di resistenza agli insetticidi.
Va comunque detto che la prima prevenzione dipende da ciascuno di noi. Una raccomandazione importante per la salute pubblica, come anche indica l’Istituto Superiore di sanità, tra i partner del progetto, è sempre quella di evitare di avere acqua stagnante nei giardini o sulle terrazze di casa perché favoriscono il proliferare delle zanzare».

Silvia Bolognini

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