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Vaccini: il Veneto pensa a tutelarsi sui tagli di Pfizer

Vaccini: il Veneto pensa a tutelarsi sui tagli di Pfizer

Nei reparti aumentano le dimissioni. I decessi però sono oltre quota 8.000

Il taglio delle dosi di vaccino deciso da Pfizer scombina i conti. E il Veneto mette le mani avanti. Non escludendo di procedere, per tutelarsi, anche con azioni legali.
Proprio mentre la macchina organizzativa aveva preso la corsa, la notizia dei tagli ha costretto infatti la regione e le aziende sanitarie a rivedere i piani.
«Questa settimana, con qualche accorgimento e non poca fatica, riusciamo a far fronte al grave danno subìto, almeno per i richiami. Ma siamo fermi con le nuove vaccinazioni. E se non si tornerà alla normalità, la prossima settimana si bloccherà tutto» ha dichiarato un arrabbiatissimo presidente Luca Zaia.
Di fronte al -53% nelle forniture Pfizer stabilite, la Regione Veneto sta dunque valutando come come parare il colpo.

Veneto contro Pfizer

Il problema di fondo, ha sottolineato Zaia, è legato al fatto che, pur essendo parte lesa, la Regione non ha nessun contratto con Pfizer.
«Ciò non toglie che, pur non sapendo ancora esattamente cosa, qualcosa lo faremo», ha spiegato. Anche perché, oltre alla decisione unilaterale di ridurre la fornitura, è stata la stessa azienda farmaceutica a decidere come ripartire il sacrificio tra le diverse regioni italiane.

Alcune, così, hanno visto confermate interamente le forniture, mentre altre, tra cui il Veneto, hanno visto dimezzare il quantitativo di fiale.
«Quello che spero e auspico – ha detto al riguardo il presidente della Regione – è che almeno aumenti la distribuzione solidale di quello che c’è oggi a disposizione. Visto che le regioni più danneggiate non hanno colpe, mi aspetto un minimo di condivisione. Anche se la regia di una più equa distribuzione a livello nazionale deve essere del Governo».

Scuola tra riaperture e ricorsi

Ma non è quella dei vaccini l’unica grana delle ultime ore. Anche in Veneto, come ad esempio in Lombardia e Friuli Venezia Giulia, sarebbe stato infatti depositato un ricorso contro l’ordinanza che rinvia a febbraio l’apertura alla didattica in presenza nelle scuole superiori.
«Io non ho nessuna intenzione di sospenderla autonomamente – ha chiarito Zaia – finché non sarà ben chiarito tutto il contesto epidemiologico».

Il riferimento del presidente va al verbale con cui il Comitato tecnico scientifico ha presentato il suo parere in materia al ministro Speranza.
La Regione Veneto ha ottenuto di visionarlo, ricevendolo in mattinata dal coordinatore del Cts, Agostino Miozzo. «Il documento – illustra il presidente del Veneto – dice in sostanza che allo stato attuale delle conoscenze la scuola sembra essere un ambiente relativamente sicuro, dunque non esprime certezze. Tant’è che, pur definendo il ritorno in classe come condizione imprescindibile e non più procrastinabile, aggiunge che vanno tenute in considerazione le condizioni epidemiologiche dei singoli territori».
Sul tema, i presidenti di Regione si riuniranno in conferenza nella serata di lunedì 18 gennaio.

Scuole e Covid

Zaia ha ricordato anche i numeri del contagio negli istituti scolastici del Veneto. I bambini e ragazzi positivi sono 5.261, in 4.778 situazioni scolastiche con almeno un soggetto positivo. Di queste, fino a ottobre, le scuole secondarie sono 930.
Dall’inizio della scuola, 60.831 studenti sono finiti in quarantena preventiva: l’8,59% della popolazione scolastica, formata da 707.814 alunni.
I docenti e gli operatori risultati positivi sono stati invece 1.862, su un totale di 95.786.

«Ricorrere – ha concluso Zaia – è un diritto in democrazia. Ma il giudice amministrativo si dovrà assumere una grande responsabilità, nel decidere, perché spero che prenderà in considerazione anche la situazione sanitaria. E non dimentichiamo che c’è una foresta silenziosa di persone che restano convinte che andare a scuola sia rischioso. Abbiamo tanti studenti che ci scrivono chiedendo di tenere chiuso e vanno quindi informate le loro famiglie: se dovessimo perdere il ricorso, c’è la possibilità che i loro figli debbano tornare subito a scuola».

Un ospedale in meno di ricoverati

Una notizia positiva arriva invece sul fronte del bollettino. Il numero di ricoverati per Covid continua a calare: è arrivato a 3.015 persone, 2.661 in area non critica (-54) e 354 in terapia intensiva (dato stabile). «In 18 giorni – ha commentato il presidente della Regione – si sono liberati circa 400 letti, in pratica un ospedale intero». Purtroppo, invece, è stata superata quota 8.000 (8.025, +47) nel numero dei decessi.

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