Per l’avvio della quarta edizione, in città i maggiori rappresentanti delle istituzioni
Venezia rules. Ma forse non c’è più bisogno di scomodare la storia del dominio dei mari per dire che per cinque giorni, da oggi al 4 di giugno, a mettere tutti in riga per quanto riguarda la nautica è Venezia con il suo Salone Nautico giunto alla quarta edizione.
Un’edizione che non è più pioneristica (i primi due anni) e non è più una prova di rinascita dopo il faticoso periodo della pandemia (l’edizione 2022).
Quest’anno Venezia fa sul serio e a sostenerla è quell’industria fatta di grandi gruppi e di esperti artigiani, “artisti della nautica” che disegnano un perimetro economico per il sistema veneto.
Inaugurazione con vip delle istituzioni
Se ne accorgono anche a Roma, se ne accorgono anche a Genova, storica sede del celebre salone (con il quale Venezia non vuole porsi in competizione), se ne accorgono in giro per il mondo.
E come ogni taglio di nastro, anche questo ha offerto il suo spettacolo.
Con Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, per l’occasione sono arrivati il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (nonché vicepremier) Matteo Salvini, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Enrico Credendino e l’ex ministro e presidente della Fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità Renato Brunetta.
Venezia rules
Venezia rules.
Dall’Arsenale, «la fabbrica navale più grande e antica del mondo» (copyright del presidente Zaia) intuizione commerciale e militare della «più antica città del futuro» (citazione di Renato Brunetta).
Un’intuizione che ancora anni fa Brugnaro, imprenditore e sindaco, ha riproposto inventandosi letteralmente il Salone che oggi possiamo dire ha raggiunto la maggiore età.
In sole quattro edizioni, un record. Ma è un record che si basa sui numeri di un successo trainato dalla città, che a sua volta è capace di trainare virtuosamente la manifestazione.
I numeri del Salone Nautico di Venezia
Vediamoli, allora, questi numeri. Gli espositori sono 220, di cui una quarantina internazionali con una consistente partecipazione dal Regno Unito, assieme a Germania e Austria, Spagna e Francia. Ma ad essere rappresentati sono pure il Principato di Monaco, la Danimarca e la Finlandia, Slovenia, Croazia e anche la Polonia.
Quindi un allargamento effettivo della provenienza dei produttori, segnale anche questo di un interesse per questa rassegna che pareva essere periferica, ma nata con grandi ambizioni, giustamente sottolineate da Luigi Brugnaro «Possiamo dire che con questa edizione si può dire vinta la scommessa su cui si era lanciata Venezia», ha detto infatti il sindaco, aggiungendo che «Venezia è una grande città che avrà un grande futuro e che un lascito parte proprio da qui».
E il qui di Brugnaro non è solo il “qui” inteso come Venezia, è il “qui” dei 55mila metriquadri di bacini acquei all’interno dell’Arsenale su cui sono installati più di 1.100 metri di pontili per accogliere l’esposizione (anche dinamica) di 240 imbarcazioni: dai superyacht (è italiano il primato mondiale degli ordini per questi natanti da nababbi, tipo Elon Musk o Mark Zuckerberg, con una invidiabile fetta del 49%). E qui non si può ignorare quanto detto da Matteo Salvini che ha silurato le politiche del passato tendenti a colpevolizzare chi possedeva o costruiva barche perché “roba da ricchi” e quindi da tassare e punire (per inciso, un passaggio sottolineato da scroscianti applausi da una platea composta anche da molti veneziani che di barche, non solo per diporto, se ne intendono dovendole usare ogni giorno).
La nautica e il primato del “Made in Italy”
Laddove, paradossalmente, è proprio della cantieristica italiana il primato globale per la realizzazione di quella categoria di yacht che va dai 30 ai 60 metri.
A mettere il sigillo a questa eccellenza del Made in Italy – ricordata anche dal presidente del Veneto, Zaia – sono altri numeri, vale a dire gli oltre 4 miliardi di euro (+34% sul 2020, indica una ricerca targata Deloitte per Confindustria Nautica) di fatturato, con un parallelo incremento dell’export che ormai si approssima al 35%. E nel Veneto delle fabbriche e dei centri commerciali, tra i filari di glera e i terreni agricoli sorgono tante aziende che rappresentano l’indotto per l’industria nautica. Silenziose e operose senza dare nell’occhio, per il 97% sono piccole imprese che magari assumono, che cercano giovani volenterosi e con una visione professionale.
A Venezia la sostenibilità è di casa
Se vogliamo è ancora una volta quel «lascito» di cui parlava Brugnaro che non a caso, con la sua fascia tricolore di sindaco e il suo piglio di imprenditore, si è fatto fotografare proprio tra giovanissimi volontari e studenti qui al Salone per “saggiare il futuro”.
Un segnale che va colto anche nella prospettiva di una città vera capitale della sostenibilità con i suoi centri di studio e ricerca e la sua “fabbrica applicativa”, l’Arsenale che pare avere (ri-)trovato la sua vera funzione anche grazie a quelle devolution degli spazi permesse da altre intuizioni, quelle della Marina Militare.
La sostenibilità, nel suo significato più ampio, è poi il percorso di questo quarto Salone Nautico: nelle costruzioni navali e nei materiali, nelle ingegnerizzazioni.
Un salone che esso stesso è sostenibile con l’attribuzione da parte del Rina della certificazione Iso 20121 a conferma di una scelta e di un evento in linea con i piani della transizione energetica ed ecologica.
Un modello, quello del Salone Nautico di Venezia che onora anche l’intraprendenza e la qualità produttiva dell’intero Veneto, presente all’inaugurazione anche con numerosi sindaci consapevoli di vivere ai confini di una città metropolitana destinata a crescere d’importanza, di qualità e valore.
«La storia italiana del mare è unica al mondo» ha concluso il suo intervento La Russa, passando idealmente il testimone a coloro che vogliono scriverne nuove pagine: imprese, maestranze, scuole di specializzazione e giovani generazioni. Che oltrettutto potranno divertirsi a visitare una rassegna a sua volta degna della storia della Serenissima.
Agostino Buda