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A Venezia ritorna il Magistrato delle Acque

A Venezia ritorna il Magistrato delle Acque

Il Cdm approva la riforma dell’Autorità per la Laguna

“Sarà resa operativa l’Autorità per la Laguna di Venezia, che assume il nome di “Autorità per la Laguna di Venezia – Nuovo Magistrato delle Acque”.
Con queste stringate parole, nel comunicato stampa ufficiale emesso da Palazzo Chigi al termine della riunione del Consiglio dei Ministri numero 83, il Governo ha ufficializzato la notizia attesa da 2 anni a Venezia: la riforma sulla governance del nuovo ente che gestirà le acque lagunari.
Venezia diventa protagonista delle decisioni che la riguardano, con un ruolo determinante nella scelta del presidente della stessa Autorità della Laguna, in pratica il Nuovo Magistrato alle Acque”, ha commentato a caldo il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.

Autorità per la Laguna: le novità

La costituzione della nuova Autorità per la Laguna fu approvata dal Consiglio dei Ministri con l’articolo 95 del decreto-legge del 14 agosto 2020, già modificato il 30 dicembre 2021.
Il decreto-legge Infrastrutture appena approvato, che ratifica l’intesa raggiunta un paio di settimane fa tra Governo e Comune, oltre a permettere il necessario e decisivo passo avanti verso la concreta operatività del nuovo ente, ne ridisegna soprattutto la governance, attribuendo maggiori poteri di scelta al presidente della Città metropolitana, che diventerà così punto di riferimento per la salvaguardia della Laguna, compresa la gestione e la manutenzione del Mose.

Magistrato delle acque
Barriere mobili a scomparsa del Mose

Lo stesso ritorno al riferimento esplicito al “Nuovo Magistrato delle Acque” è tutt’altro che una semplice modifica verbale.
L’Autorità infatti tornerà a riunire in capo a un unico ente, come avveniva in passato, tutte le competenze sulla Laguna, che erano state ridistribuite a vari livelli tra Capitaneria di Porto, Autorità portuale, Comune, Regione Veneto e Governo. E il ritorno al passato, rispetto all’impostazione totalmente centralistica che era stata data originariamente all’Autorità, a discapito degli enti locali, è riscontrabile proprio nella distribuzione dei poteri.

La nuova governance dell’Autorità

Formalmente, nella nuova impostazione, la competenza su salvaguardia e Mose resta in capo a Roma.
La nomina del presidente dell’Autorità con decreto del Presidente del Consiglio, però, non avverrà più, come previsto dal testo originario, sulla base della proposta dei Ministeri delle Infrastrutture e della Transizione ecologica, semplicemente “sentiti” Comune e Regione.
La proposta del nome del presidente spetterà al ministro per le Infrastrutture, che però dovrà operare “di concerto” con quello per la Transizione ecologica, “previo parere delle competenti commissioni parlamentari”.
Ma, soprattutto, sarà necessaria la preventiva intesa con il sindaco della Città metropolitana di Venezia.
Nella nuova ripartizione dei poteri, la Regione Veneto, invece, sarà “sentita” in sede di approvazione dello statuto e avrà i suoi rappresentanti, così come Comune e Città metropolitana, nel Comitato di gestione (chiamato ad esprimere pareri obbligatori e preventivi) e nel Comitato consultivo, a cui viene ora attribuito un ruolo più importante nelle scelte strategiche e nelle nomine dei dirigenti responsabili delle strutture di vertice dell’Autorità.

Commenti e prossimi passaggi

“Con le disposizioni del decreto-legge, sarà possibile rendere operativa l’Autorità”, ha spiegato il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini.
“Ora dobbiamo passare al più presto alla fase operativa, ci sono azioni immediate da mettere in atto”, ha rilevato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ringraziando per la “buona notizia, risultato di un grande lavoro di squadra, lungo e silenzioso”, il premier Mario Draghi, il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini e il ministro Renato Brunetta, “che ha saputo rappresentare al Governo e a tutte le forze politiche che lo sostengono le legittime richieste della città. Chi veramente conosce Venezia e la sua laguna, con i suoi punti di forza e le sue reali necessità – ha concluso Brugnaro – non poteva restare escluso dalle decisioni che saranno prese per garantirne il futuro”.

Alberto Minazzi

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