62 anni fa, a Belluno, un’onda alta come una montagna cancellò Longarone e altri paesi, uccidendo 1917 persone. Oggi la diga resiste, muta testimone della più grande tragedia ambientale provocata dall’uomo in Italia
Sessantadue anni dopo, la diga del Vajont è ancora lì. Immobile, perfetta, come se nulla fosse accaduto.
Non si è spezzata quella notte, quando il monte Toc le franò addosso con la forza di un uragano di roccia e acqua.
Rimase in piedi, ma tutto ciò che era sotto sparì: Longarone, Pirago, Rivalta, Faè.
In quattro minuti, quasi duemila vite furono spazzate via.
Oggi, quel muro di cemento è un monumento alla memoria e al monito.
Non produce energia, non trattiene più acqua, ma trattiene le voci di chi non tornò più a casa.

La notte del 9 ottobre 1963
Alle 22:39, dal Monte Toc si staccarono 263 milioni di metri cubi di roccia, precipitando nel bacino artificiale a oltre 100 km l’ora.
L’onda che ne seguì — 50 milioni di metri cubi d’acqua — scavalcò la diga e travolse la valle del Piave.
Longarone scomparve in pochi minuti.
Ufficialmente, morirono 1917 persone: contadini, operai, bambini, intere famiglie.
Quella notte l’Italia scoprì che la modernità poteva uccidere come una bomba.
Una tragedia annunciata
I segnali c’erano: crepe nella montagna, frane, le paure della gente, le denunce di giornalisti come Tina Merlin, le relazioni degli esperti — Leopold Müller, Edoardo Semenza — che parlavano di un versante instabile.
Ma il progetto della SADE, poi nazionalizzato, era ormai troppo grande per essere fermato.
Il progresso aveva fretta. Il Toc, invece, stava solo aspettando.

Le celebrazioni per i 62 anni
Le iniziative per il 62° anniversario del disastro del Vajont, iniziate il 15 settembre, culminano oggi, 9 ottobre 2025, con la Giornata Nazionale in Memoria del Vajont, che coincide con la Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali.
A Vajont, alle 18.45, il ritrovo è in piazza Monte Toc dove partirà un corteo commemorativo, seguito dalla Santa Messa di suffragio e dalla deposizione della corona al Monumento alle Vittime.

Alle 22:39, l’ora esatta della frana, verranno letti i nomi delle vittime e suoneranno le sirene.
La diga resta visitabile: una passerella consente di camminare sulla sua sommità, guardando la gola che un tempo era un lago.
La Fondazione Vajont e il Parco Dolomiti Friulane aprono i centri visita fino a tarda sera, con percorsi di memoria e luci che la illumineranno.
Gli eventi proseguiranno anche nei giorni successivi.
Venerdì 10 ottobre, a Longarone (ore 18.30), è in programma la presentazione del libro “La forza della memoria – Voci dal Vajont” di Silvia Granata.
Sabato 11 ottobre, alle 20, sempre a Longarone, andrà in scena lo spettacolo “La grande onda e il coraggio di ricominciare – Emozioni in musica e parole”, con il gruppo dialettale El Graspo di Thiene.
Chiuderà il ciclo di appuntamenti, venerdì 17 ottobre alle 20.30, la serata dedicata al 40° anniversario della morte del Maestro Plana, accompagnata da una mostra fotografica.
Consuelo Terrin
Articolo fatto bene.