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Una scoperta archeologica di Ca’ Foscari tra le 10 più importanti del 2022

Una scoperta archeologica di Ca’ Foscari tra le 10 più importanti del 2022

Un tempio buddhista del III secolo a.C., venuto alla luce in Pakistan, inserito nella lista della rivista Archaeology

Dal Cairo a Città del Messico, da Willendorf in Austria a Maikop in Russia. E ancora Giordania, Guatemala, Perù, Iraq. Persino l’Antartide.
Anche nel 2022, le scoperte archeologiche hanno riguardato l’intero pianeta. E, come ogni anno, la rivista americana Archaeology, magazine del prestigioso Archaeological Institute of America, ha selezionato le 10 ritenute più importanti.
Insieme ai siti appena citati, il decimo è in Pakistan, nella regione dello Swat, dove la missione diretta da Luca Maria Olivieri, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (unico ateneo italiano nella top ten), la più antica tra quelle italiane attive in Asia, ha portato alla luce uno dei più antichi templi buddhisti al mondo, che le ultime datazioni al radiocarbonio hanno collocato temporalmente alla metà del III secolo avanti Cristo.

La scoperta

L’antica città Barikot fu inserita nel 2010 dalla stessa Archaeology tra i dieci siti archeologici più a rischio al mondo.
È proprio da quegli anni che la missione italiana diede il via a una campagna di scavi biannuali.
In accordo con le autorità archeologiche provinciali del Khyber-Pakhtunkhwa, è stato così possibile acquisire e proteggere buona parte della città, compresa l’acropoli.
Dopo il completamento dello scavo di questa parte della città, nell’ottobre 2021, gli archeologi hanno deciso di spostare lo scavo in un’area al centro della città antica, già oggetto di razzie clandestine, trovandovi un monumento buddhista alto oltre 3 metri.
“La scoperta – spiega Olivieri – rimanda senz’altro a un grande e antico centro di culto e pellegrinaggio”.

Il tempio buddhista di Barikot

Lo scavo si è protratto fino a dicembre, rivelando, via via che si sono raggiunte quote inferiori nel sottosuolo, una struttura estremamente articolata. Dapprima è venuto alla luce un tempio absidale, abbandonato dopo la distruzione della città per un terremoto all’inizio del IV secolo., di architettura evidentemente legata a un contesto buddhista: una cella cilindrica, su un podio absidato, con all’interno uno stupa, tipico monumento per la conservazione delle reliquie.

Ai lati, uno stupa minore, una cella e il podio di un pilastro monumentale. E, ancora, una scala ricostruita in tre fasi, una serie di stanze in forma di pronao e un ingresso aperto su un cortile pubblico affacciato su un’antica strada. Scendendo in profondità, insieme a monete e iscrizioni su ceramica, è stato ritrovato anche un monumento più antico, risalente al 150 a.C. e costruito su strutture realizzate con materiali tipici del periodo Maurya di Barikot del III secolo a.C.

Il sito

Conosciuta anche come Bazira o Vajrasthana, Barikot fu assediata anche da Alessandro Magno nel 327 a.C. in quanto “città-granaio”, in cui confluiva ed era gestito tutto il surplus agricolo produttivo della valle dello Swat. Si tratta di una valle, un pianoro verdissimo a circa 800 metri di altitudine, che presenta un microclima tale da consentire di avere dallo stesso terreno due raccolti, di grano e riso, in un solo anno.

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Paesaggio di Barikot con l’acropoli e il fiume Swat sullo sfondo. Il nord è a sinistra. Courtesy ISMEO-Ca’ Foscari

Occupato fin dall’età del bronzo, nel 1.700 a.C., il sito fu considerato terra sacra del Buddhismo fin dall’età indogreca.
La città, abitata ininterrottamente fino alla fine del Medioevo (XVI secolo), presenta così oltre 10 metri di stratigrafia archeologica. Con lo scavo concluso a fine 2021 sono stati documentati e inventariati 2.109 oggetti, consegnati poi al nuovo Swat Museum di Saidu Sharif , ricostruito interamente nel 2008, dopo un attentato, proprio dalla missione italiana.

 

L’archeologia a Barikot

I risultati scientifici del lavoro svolto saranno pubblicati in un rapporto inserito nella rivista “East and West” e si presentano interessanti in quanto aggiungono nuove informazioni relative alle forme del Buddhismo antico e alla sua espansione nell’antico Gandhara.
Si aggiungono alle altre scoperte effettuate dall’ultima missione: un tempio Shahi dedicato a Vishnu del 700 d.C., l’acropoli tardoantica con alla base una piccola necropoli di età storica e una delle antiche vie cittadine, su cui si affacciavano, oltre al tempio buddhista, altri due santuari.

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Veduta della trincea BKG 16 con il tempio absidale. Il nord è in basso. Courtesy ISMEO-Ca’ Foscari.

Gli scavi sono già ripartiti, fin da febbraio 2022, sulla base delle concessioni ottenute dalla missioni per la zona a nord del tempio absidato. Nella zona dello Swat, Ca’ Foscari sta portando avanti anche alcuni progetti collaterali, come quello sul paleoclima della valle in età tardo-antica, quello sulle tecnologie della pietra e dei cantieri nel Gandhara e quello su toponomastica, archeologia e testi dello Swat di Alessandro Magno.

Alberto Minazzi

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