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Dai Tiepolo un ultimo atto d'amore per la città

Dai Tiepolo un ultimo atto d'amore per la città
Manifattura francese, stemma della famiglia Tiepolo

L’ultima discendente di una delle famiglie più celebri della storia veneziana lascia al Comune un patrimonio di opere e oggetti dall’incredibile valore storico-artistico.

Il Comune di Venezia, grazie alla generosa donazione del patrimonio testamentario di Maria Francesca Tiepolo, ultima discendente di una celebre famiglia dogale, ha acquisito dei beni storico-artistici di grande valore, ora custoditi dalla Fondazione Musei Civici.
Maria Francesca Tiepolo ha avuto un grande ruolo nell’ambito dei beni culturali in città.
Soprintendente Archivistico del Veneto dal 1974 al 1978, poi Direttore Generale dell’Archivio di Stato di Venezia fino al pensionamento, nel 1990, ha impegnato la propria vita nella conservazione dei valori del passato, dando tanto a Venezia, che già nel 1983 l’ha premiata come “veneziana dell’anno”.
Sempre pronta a spendersi per la propria città, si è concessa un assolo di generosità anche nell’ultimo capitolo della propria vita, donando una serie di opere che raccontano degli ultimi 3 secoli di storia veneziana.
Un lascito dal valore economico superiore a 300 mila euro, che però racchiude in sé un valore d’appartenenza ben maggiore, considerando che l’opera più antica sembra  essere stata realizzata nel 1729.
In tutto sono 15 elementi; 6 dipinti e 9 oggetti che non raccontano solo lo splendore artistico ma che fungono da ricostruzione completa dello stile veneziano.
Arazzi, gilet, miniature, il valore di questi oggetti, relazionandoli al contesto in cui si trovano e che raccontano, diventa inestimabile.

Miniatore veneto, Ritratto di bambino con cane
Miniatore veneto, Ritratto di bambino con cane

La ritrattistica: il genere delle case

Come la tradizione culturale mediamente vuole, la maggior parte del lascito artistico di Maria Francesca Tiepolo è costituito da una serie di ritratti, olio su tela.
Una consuetudine derivata dall’esponenziale crescita della realizzazione di questo genere pittorico nell’Ottocento, che verrà soppiantato un secolo dopo dall’avvento della fotografia istantanea. Quelli che troviamo qui sono ritratti di persone vicine al nucleo familiare, parenti e persone che presumibilmente conoscevano e frequentavano la casa.
Ovviamente, in alcuni casi l’identificazione dell’autore e del soggetto è approssimativa.
Tra gli autori identificati che ritroviamo nella collezione è presente Enrico Arcioni, con il dipinto Ritratto di Lorenzo Tiepolo.
Arcioni fu deputato, senatore e sindaco di Venezia, oltre che pittore e critico umbro del secondo Ottocento/ primo Novecento, famoso per essere uno dei creatori del GRIA.
Il nome che però fa più scalpore è quello di Andrea Appiani. In uno dei dipinti stimati attorno al 1810, che sembra rappresentare il ritratto di Cristoforo Lanfranchini, si è riconosciuta la mano del pittore milanese tra gli interpreti più illustri del neoclassicismo.

Appiani (attribuito), ritratto maschile, 1810ca
Appiani (attribuito), ritratto di un giovane uomo, 1810ca

Giambattista Piazzetta e il bozzetto di San Francesco d’Assisi in estasi

L’opera che più spicca in questa collezione pittorica è sicuramente il bozzetto attribuito a Giambattista Piazzetta e fatto risalire al 1729.
Il pittore veneziano, esponente illustre di un periodo di transizione tra il barocco e il roccocò, è un nome molto presente nel panorama cittadino.
Un artista che ritroviamo negli apparati pittorici delle chiese della città (come Santi Giovanni e Paolo o San Stae) ma anche alle Gallerie dell’Accademia, di cui fu direttore a metà Settecento.
L’opera donata al Comune di Venezia è il bozzetto per la realizzazione della pala della chiesa di Santa Maria Araceli di Vicenza, oggi custodita nella Pinacoteca Civica di Vicenza e sostituita da una fedele riproduzione.

Piazzetta Giambattista (attribuito), San Francesco in estasi, 1729, Vicenza, Santa Maria Araceli
Giambattista Piazzetta (attribuito), San Francesco in estasi, 1729, Vicenza, Santa Maria Araceli

Come nel caso del dipinto attribuito ad Appiani, anche quest’opera si colloca tra i pezzi più pregiati e di maggior valore della collezione .

L’oggettistica storica, dai vestiti alle miniature

Sicuramente meno appariscente rispetto alla collezione pittorica, ma dal valore inestimabile, è il corredo di oggetti storici che costituiscono una delle sezioni più importanti di questo ricco lascito.
Un insieme di vestiti che raccontano una moda d’altri tempi e un patrimonio di elementi che oggi nobiliterebbero qualunque sala museale.
In primis, sono presenti tre “Camisiole”, o Gilet, del XVIII secolo, finemente ricamati da una manifattura veneta, che raccontano uno degli elementi principali della moda maschile dell’epoca.

 

Un altro elemento di valore è l’Erbario: un compendio sulle piante, munito di descrizione, considerazioni e rappresentazione grafica.
In questo caso, ci sono dei veri reperti vegetali attaccati alle pagine, trasmettendo il sapere direttamente dal Settecento.
Sono presenti, inoltre, delle splendide miniature raffiguranti svariate tematiche, realizzate tra il XVII e il XIX secolo.

Erbolario lascito Tiepolo
Erbolario lascito Tiepolo

La Manifattura francese degli arazzi

Come ogni casata nobile che si rispetti, anche i Tiepolo avevano una loro araldica storica.
Per una delle 12 famiglie “apostoliche” della città, sarebbe impensabile non avere almeno alcuni esemplari di questa nobilissima arte.
Il fondo donato al Comune, contiene ben due arazzi di fattura francese, datati attorno agli inizi del XVIII secolo, rappresentante lo stemma della famiglia Tiepolo: uno scudo rosso e blu con i disegni di aquile e torri bianche, retto da leoni rampanti, su uno sfondo in cui si intravede un “lambrequin”, il lembo tipico del baldacchino.

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