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Sabbia: ne estraiamo troppa. La strada dei fondi di caffé

Sabbia: ne estraiamo troppa. La strada dei fondi di caffé

L’allarme dell’Onu: “a rischio gli ecosistemi costieri e dei fondali marini”. La mafia della sabbia

Una seconda vita per i fondi di caffè. E una riduzione dell’uso di una delle risorse più preziose che abbiamo: la sabbia.
Insieme potrebbero essere utilizzati per costruire strade e piazze, palazzi, intere città.
Nel nome dell’economia circolare.
E della lotta contro due fenomeni, quello dei crescenti dragaggi dei fondali marini e della “mafia della sabbia”, che stanno mettendo a rischio gli ecosistemi costieri.

Ogni giorno oltre un milione di autocarri di sabbia nel mondo

La sabbia è un bene prezioso, ma non infinito.
Viene estratta da fiumi e mari perché, insieme alla ghiaia, serve per il settore delle costruzioni.
Secondo i dati di Marine Sand Watch, che monitora l’estrazione di sabbia nel mondo, ogni anno ne vengono sottratte 6 miliardi di tonnellate.
“E’ l’equivalente di oltre 1 milione di autocarri con cassone ribaltabile al giorno – denuncia nel suo rapporto Unep (United Nations environment programme)- Questo sta avendo un impatto significativo sulla biodiversità e sulle comunità costiere”.

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L’allarme dell’Onu

Estraiamo troppa sabbia, dunque.
Tanta da far intervenire sulla questione anche l’Agenzia Onu per l’Ambiente, secondo la quale l’estrazione di tali quantità non solo mettono «a rischio gli ecosistemi costieri e dei fondali marini, compresa la biodiversità marina colpita dalla torbidità dell’acqua, dai cambiamenti nella disponibilità dei nutrienti e dall’inquinamento acustico” ma possono anche “influenzare la salinizzazione delle falde acquifere e il futuro sviluppo turistico”.

I furti di sabbia

Il riferimento è alle quantità ufficiali di sabbia estratta che risultano dalle informazioni che Marine Sand Watch trae dai numeri delle navi in azione, dai porti e dai punti di commercio della sabbia, dalle operazioni autorizzate di dragaggio.
Tutto legale.
Ciò che sfugge a ogni controllo sono invece i “furti di sabbia” che si registrano sulle spiagge e sui letti dei fiumi che, un paio di carriole oggi e un paio di carriole domani, alimentano un business sotterraneo che paghiamo tutti.

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Cemento più resistente con i fondi di caffé

Non solo in Italia. Il fenomeno si allarga a tutto il mondo, tanto che una soluzione potrebbe arrivare proprio dall’Australia dove un gruppo di ricercatori del Royal Melbourne Institute of Technology, dopo aver sottoposto i fondi di caffè che altrimenti sarebbero destinati alla discarica a un processo di pirolisi che li ha trasformati in biochar, hanno rilevato che il loro uso, insieme alla sabbia per realizzare il cemento lo renderebbe più resistente del 30%.

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Nel nome dell’economia circolare, che risolverebbe due problemi in uno: la necessità di ridurre l’uso della sabbia e risparmiare sul versante rifiuti attraverso il riciclo.
Se si considera che in Italia sono circa 280 mila le tonnellate di caffè consumate ogni anno, i vantaggi economici e ambientali sembrano ovvi.
Lo studio australiano è stato pubblicato sul Journal of Cleaner Production e rileva che il rafforzamento del cemento avviene già sostituendo il 15% del volume di sabbia con i fondi di caffè macinato sottoposto a pirolisi.

Consuelo Terrin

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