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Il robot al servizio del chirurgo

Il robot al servizio del chirurgo

Cresce l’utilizzo da parte degli specialisti di Chioggia e Dolo del “gioiello” dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre

Il robot operatorio “Da Vinci” è sempre più metropolitano: cresce infatti l’utilizzo del “gioiello” tecnologico al servizio della sanità dell’intera area. Nel secondo anno della sua attività, iniziata a febbraio 2016, sono stati 158 gli interventi effettuati con questo strumento estremamente versatile, con un aumento del 15% rispetto allo scorso anno. Di questi 158 interventi, 107 sono stati realizzati dalle varie équipe chirurgiche degli ospedali di Mestre e Venezia, che sono le principali utilizzatrici della strumentazione, ma è in netto aumento l’utilizzo del robot da parte degli ospedali di Chioggia e Dolo che hanno operato all’Angelo rispettivamente 29 volte e 21 rispetto ai 14 e 6 interventi del 2015.

Da Vinci è in grado di sostituirsi alle mani del chirurgo per svariati tipi di operazioni: da quelle di urologia (62%) a chirurgia generale (26%), ginecologia (8%) e otorinolaringoiatria (4%), diminuendo continuamente i tempi di intervento a vantaggio del lavoro dei chirurghi e degli utenti. Il robot operatorio viene utilizzato dalle équipe chirurgiche degli altri presidi ospedalieri grazie alla costituzione del “Centro di chirurgia robotica inter–aziendale della provincia di Venezia”: l’ospedale dell’Angelo di Mestre, dov’è collocato il robot, fornisce ai chirurghi “esterni” la strumentazione, la sala operatoria dedicata ed il personale sanitario da impegnare nell’intervento. Il “Centro “ garantisce anche l’accoglienza del paziente all’Angelo, dall’intervento fino alla degenza post-operatoria.

«Sono sempre di più i pazienti che vengono operati con l’assoluta precisione che solo questo strumento può offrire», spiega il primario di Urologia dell’ospedale dell’Angelo, Franco Merlo. Il robot operatorio Da Vinci costituisce la frontiera più recente della robotica applicata alla chirurgia e della tecnica detta “videolaparoscopica”. Con questa tecnica, grazie ai bracci operanti, alle cui sottilissime estremità sono montati strumenti per tagliare, cauterizzare e suturare, il robot costituisce in pratica una potente e precisissima estensione del chirurgo, che lo controlla da remoto e lo manovra attraverso una consolle dedicata. Una microcamera su un endoscopio restituisce al chirurgo immagini ad altissima definizione degli organi interni del paziente. Il medico si trova quindi ad operare grazie alle minuscole “mani” del robot, controllando il loro operato su uno schermo e guidandole, con l’uso di joystick e di pedali, a compiere movimenti controllati al millimetro, impossibili per delle mani vere.

Con la videolaparoscopia, che trova nel robot operatorio Da Vinci la più efficace concretizzazione, il chirurgo può operare sul corpo del paziente attraverso piccoli fori, anziché tagli con il bisturi. Il sistema consente quindi interventi meno invasivi, con riduzione del rischio operatorio, della perdita ematica (e quindi anche della necessità di trasfusioni), delle cicatrici, del dolore post operatorio e porta di conseguenza a ricoveri più brevi e a più rapida ripresa dell’attività.

«Importante anche – sottolinea il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima, Giuseppe Dal Ben – la collaborazione tra strutture ospedaliere e tra équipe diverse e l’organizzazione del lavoro, che mette l’utente al centro dell’attenzione». (S.B.)