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Riciclo imballaggi in carta: Italia 15 anni avanti rispetto agli obiettivi europei

Riciclo imballaggi in carta: Italia 15 anni avanti rispetto agli obiettivi europei

L’Europa aveva stabilito un obiettivo: raggiungere il riciclo dell’85% degli imballaggi cellulosici, ovvero in carta e cartone, entro il 2035.
Ma l’Italia ha tagliato il traguardo addirittura con 15 anni d’anticipo.
Nonostante le difficoltà legate alla pandemia, la virtuosità del nostro Paese nel ciclo dei rifiuti ha infatti permesso di superare l’asticella fissata nel settore del recupero e riciclo della carta da macero, leader nel comparto dell’economia circolare.
E’ stato infatti raggiunto un tasso dell’87,35% già nel 2020, rispetto all’80,76% del 2019.
Lo evidenzia il rapporto 2021 “La produzione di materia prima – end of waste dalla raccolta di carta e cartone” realizzato da Althesys Strategic Consultants appena pubblicato da Unirima, l’Unione nazionale imprese recupero e riciclo maceri, principale associazione indipendente di imprese del comparto e l’unica a far parte dell’Erpa (European recovered paper association).

Il riciclo della carta da macero: i numeri italiani del 2020

Quella della carta è un ottimo esempio di filiera circolare, poiché il materiale raccolto può essere completamente riciclato e reimpiegato nella fabbricazione di nuovi prodotti finiti, utilizzabili sia dalle aziende che dai consumatori finali (ad esempio, per imballaggi, usi grafici, domestici, igienici).
Negli impianti di macero, a fine vita del prodotto, avvengono quindi le attività di lavorazione e valorizzazione finalizzate alla produzione di carta da macero. Che, storicamente, è un un pilastro dell’economia circolare italiana, per la carenza di fibre da legno.

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Tonnellate di nuove bobine di carta

In Italia, la carta da macero in uscita dagli impianti di recupero è aumentata nell’ultimo anno del 3,2%: da 6,56 milioni di tonnellate nel 2019 a 6,77 milioni di tonnellate nel 2020.
Di queste, 1,81 milioni di tonnellate sono state esportate, a fronte di 247 mila tonnellate importate.
Il totale complessivo del macero impiegato nella produzione di nuove bobine di carta è stato quindi di 5,2 milioni di tonnellate.
Gli imballaggi cellulosici immessi al consumo nel nostro Paese hanno superato i 4,6 milioni di tonnellate a fronte di un riciclo di 4.047.517 tonnellate di materiale cartaceo finito nei rifiuti.
Il nostro 87,35% di riciclo supera così sia la media europea (73,9%) che quella di altri grandi Stati, come Regno Unito e Stati Uniti, attestati attorno al 65-66%.

La filiera della carta

L’intero settore del recupero e riciclo della carta da macero italiano è in continuo sviluppo, contando oggi già circa 600 impianti di trattamento rifiuti recuperabili. A questi vengono conferite le raccolte differenziate di carta e cartone provenienti sia dai Comuni (rifiuti urbani) che da attività commerciali, artigianali, industriali e terziarie (rifiuti speciali). I rifiuti vengono utilizzati per produrre carta da macero, materia prima destinata alle cartiere. Contando anche le imprese del trading, il fatturato complessivo del settore ammonta a circa 4 miliardi di euro, dando posto 20.000 addetti. La trasformazione dei materiali coinvolge oltre 2.400 aziende, per la maggior parte di piccole e medie dimensioni. Gli impianti che ricevono rifiuti di carta e cartone da raccolta comunale sono 369.

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Il 56% della carta prodotta con riciclo di imballaggi

In Italia, la produzione di carta, lo scorso anno, è calata del 4,1% (la media europea è del 5%), scendendo da 8,9 a 8,53 milioni di tonnellate. Ma, sommando la nostra produzione cartaria con quella di Francia, Germania e Spagna, si raggiunge comunque il 51% del totale europeo.
Attività produttiva che in Italia, viene effettuata per il 56% (circa 4,96 milioni di tonnellate) mediante fibre ottenute dal riciclo degli imballaggi.
Tra il 2010 e il 2020, inoltre il numero delle cartiere italiane è diminuito del 10,1%. La produzione di nuovi prodotti di carta è effettuata da circa 200 cartiere, di cui 55 lavorano carta da macero, soprattutto nel Nord Italia (56%) e al Centro (31%). Al Sud e nelle isole le sono solo 7: 2 in Abruzzo, 2 in Campania, 1 in Sicilia e 2 in Sardegna, quindi nessuna in Calabria, Puglia, Basilicata e Molise.

La raccolta differenziata della carta

La raccolta differenziata della carta avviene attraverso due canali, domestico e industriale.
Il servizio viene svolto da aziende sia pubbliche che private.
Il totale della raccolta di carta e cartone in Italia ammonta a circa 7 milioni di tonnellate.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata comunale, nel 2020 sono state conferite poco meno di 3,5 milioni di tonnellate (-0,5% rispetto al 2019), pari a 57,2 chilogrammi per abitante.
Il 51% della raccolta proviene dal Nord Italia, il 23% dalle regioni del Centro e il restante 26% (ma con un trend in crescita anche lo scorso anno) da Sud e Isole.

Il rapporto sottolinea che, secondo un’analisi effettuata da Ecocerved a fine 2020, il 60% dei “nuovi” rifiuti urbani (ovvero quelli ridefiniti dalle più recenti leggi, in conformità agli obiettivi di riciclo dell’Unione europea) è costituito da carta e cartone. E il 65% di questi rifiuti viene prodotto da imprese del commercio.
“I dati sopra riportati e le analisi – commentano i realizzatori dello studio – confermano come il contributo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi di riciclo degli imballaggi cellulosici sia dovuto alla raccolta degli imballaggi secondari e terziari in carta e cartone, quindi ai rifiuti speciali”.

Decreto “End of Waste”

Nei mesi scorsi, la regolamentazione del settore dell’economia circolare ha registrato, dopo un iter di circa due anni, l’approvazione del decreto “End of Waste”, ritenuto essenziale dagli operatori del settore per supportare le imprese del riciclo.
Con le nuove norme, i rifiuti di carta e cartone cessano di essere qualificati come “rifiuti”.
Assumendo lo status di “end of waste” possono così tornare a diventare materia prima se le operazioni di recupero vengono effettuate in conformità alle regole europe e nel rispetto di precisi requisiti tecnici.
Le sfide della transizione ecologica, però, non sono finite. Anche in questo settore specifico, così, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza apre alla possibilità di nuovi investimenti per proseguire sulla strada del ciclo virtuoso già avviato.

Nuova linfa per l’economia circolare

Il Pnrr prevede un complessivo stanziamento di 59,47 miliardi di euro per l’attuazione di iniziative nell’ambito della “Rivoluzione verde e la transizione ecologica”.
Di questi, 1,5 miliardi sono in parte destinati alla realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti urbani e all’ammodernamento (anche con ampliamento) degli esistenti.
Altri 600 milioni mirano invece all’implementazione di cosiddetti “progetti faro di economia circolare”.
Tra le riforme previste dal Piano, anche l’adozione, entro giugno 2022, della strategia nazionale per l’economia circolare, lo sviluppo di un Piano nazionale per la gestione dei rifiuti e la redazione, da parte del Ministero per la Transizione ecologica, di un Piano per “supportare le stazioni appaltanti nell’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) fissati dalla Legge alle procedure di gara”.
A fine settembre, il Mite ha intanto pubblicato i “Decreti Economia Circolare”.

Alberto Minazzi

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