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QUESTIONE DI RECUPERO CULTURALE

QUESTIONE DI RECUPERO CULTURALE

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Mario Bertolissi, uno dei migliori costituzionalisti italiani, si esprime sul tema della città metropolitana sottolineando l’importanza del riordino degli enti locali


La Città metropolitana è un’operazione straordinaria per recuperare la cultura, su cui ormai non si investe più, e soprattutto per formare una nuova classe dirigente che poi alimenti anche la politica nazionale». Mario Bertolissi, avvocato, uno dei migliori costituzionalisti italiani, docente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Padova lo dice chiaramente: «E non ci devono essere dubbi sul nome. Venezia è un’insegna, la bandiera che ci aiuterà a vincere la battaglia. Chi non si rende conto del valore aggiunto che può dare questo brand, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, è proprio fuori strada».

Prof. Bertolissi: il ministro Graziano Delrio chiede di accelerare sulla nascita delle Città metropolitane. Pensa sia la volta buona? «Il problema del riordino degli enti locali è un tema annoso, aperto da troppo tempo. Consideriamo che già in sede di Assemblea costituente, la discussione verteva sulla costruzione di uno Stato accentrato oppure decentrato. Adesso, purtroppo, le forze politiche dibattono in maniera pregiudiziale, mentre invece ci vorrebbe un confronto nell’interesse del Paese. Finora non si è riusciti a cambiare nulla per l’opposizione di una burocrazia asfissiante, ma non si può rinviare la svolta ulteriormente».
Il cammino, però, sembra tutt’altro che in discesa… «Bisognerebbe recuperare l’approccio originario: più che di enti, sarebbe il caso di tornare a ragionare in termini di collettività, meglio di comunità. Se si ribalta in questo modo l’impostazione, le future Città metropolitane avranno un ruolo fondamentale. Certo, le opposizioni sono numerose. Lo stesso concetto di territorio rischia in fondo di diventare un problema perché magari c’è qualcuno che poi teme di essere messo in ombra. Ma mi chiedo: si può prendere una decisione con questi retro pensieri?»
Le Province vanno abolite? «Vanno abolite e bene, altrimenti si rischia di mettere in piedi un nuovo sistema periferico che aumenterà i costi. Bisogna prestare attenzione a non scoprire, domani, che ciò che pensiamo risolutivo si riveli un buco nell’acqua che non porta a nulla. Però, la riorganizzazione è ineludibile, anzi si è già perso troppo tempo. Occorre un riordino per il semplice motivo che il Paese non funziona, ma per fare questo è necessario che la politica dica chiaramente alla burocrazia che ci stiamo impantanando».
Venezia Città metropolitana è un traguardo possibile? «Possibile e direi obbligato. Io penso che dobbiamo tornare a puntare forte sull’acqua come elemento che unifica e identifica il territorio con la sua storia, le sue tradizioni, le sue eccellenze e le sue caratteristiche distintive. E, poi, dobbiamo tornare a mettere al centro di tutto la cultura, che è un volano formidabile per mettere assieme e per aggregare. Talvolta si sente qualcuno che parla di supposti pericoli di annessione, ma la cultura non annette, piuttosto attrae, con un vantaggio per tutti».
Qual è, a suo avviso, la dimensione geografica migliore? «La cosiddetta PaTreVe dev’essere il punto di partenza, non di arrivo. Occorre realizzare una Città metropolitana di largo respiro capace di riprendere e rilanciare il bello e il grande che abbiamo e di fungere da traino al rilancio dell’economia. Per questo, però, serve un movimento dal basso che abbia nei giovani e negli imprenditori due dei suoi perni. Teniamo conto che la ripresa non può non passare per la valorizzazione del territorio, che è il luogo dove ciascuno di noi vive e lascia il segno. L’auspicio, poi, è che certe teste vuote si facciano finalmente da parte».
Cosa ne pensa a riguardo dell’assetto della Città metropolitana? «Lo dico subito: io sono per l’elezione diretta del sindaco. La democrazia è informazione e partecipazione. Penso che la soluzione migliore sia permettere alla gente di esprimersi, con il voto, su chi debba guidarla. Inoltre, proprio nell’ottica di un riordino come si deve degli enti locali, ritengo che le dovranno essere attribuite delle funzioni di coordinamento dell’area vasta con l’obiettivo di accordare al territorio una governance più adeguata di quella attuale che sta manifestando tutta la sua vetustà».
Prof. Bertolissi: il governo indica il nuovo anno come il momento in cui la riforma andrà a regime. È fiducioso sul suo esito positivo? «Guardo avanti con fiducia per una grande iniziativa politica che parta dalle enormi ricchezze e bellezze che possediamo. Sono convinto che partendo da un nucleo forte, coagulato attorno a Venezia, poi si potrà generare un effetto traboccamento in grado di trascinare le altre realtà: se funzionerà, tutti vorranno condividerlo per potersene avvantaggiare. È ora e tempo di partire con un progetto ambizioso che metta al bando quegli atteggiamenti di parte e pregiudiziali che generano l’immobilismo».
 

La nuova Città metropolitana di Venezia entrerà in vigore il prossimo primo gennaio e diventerà operativa, con il suo Statuto, il primo di settembre. Il piano predisposto dal ministro degli Affari regionali e delle Autonomie, Graziano Delrio, prevede che le attuali 86 Province delle Regioni a Statuto Ordinario presenti sul territorio nazionale diventino “enti costituzionali di secondo livello”. Significa che saranno guidate da organismi non eletti con tre organi: il Presidente della Provincia, scelto dai sindaci dei Comuni del territorio di riferimento, il Consiglio provinciale e l’Assemblea degli stessi primi cittadini. Questo assetto, però, non riguarderà i 10 capoluoghi di Regione dove le Province saranno assorbite e sostituite, appunto, dalle nuove Città metropolitane: con Venezia, ci sono anche Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Reggio Calabria.

 

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Mario Bertolissi
nato a Udine il 28 dicembre 1948, si è laureato nel 1973 in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Padova, dov’è stato allievo del grande giurista e presidente della Corte costituzionale Livio Paladin. Dal 1978 esercita la professione di avvocato, anche presso le supreme Magistrature. Attualmente è professore di Diritto costituzionale della stessa Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi della città del Santo. Inoltre, è vicepresidente vicario del Consiglio di Sorveglianza della banca Intesa San Paolo e direttore delle riviste “Federalismo fiscale” e “Salute, Persona e Cittadinanza”.

 
 

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