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Poppea è arrivata. Gli eventi meteo diventano sempre più estremi

Poppea è arrivata. Gli eventi meteo diventano sempre più estremi
Temporale su Genova

L’Italia sta passando dal caldo africano di Nerone ai nubifragi di Poppea. E uno studio prevede l’aumento della frequenza di “Nino” e “Nina”

Nubifragi, allagamenti, grandinate, fulmini e blak-out.
Il ciclone Poppea è arrivato in Italia e, se nel Nordest il peggio si attende nel pomeriggio, a Nord-Ovest ha già creato diversi danni.
Tra questi, una frana che ha determinato la chiusura sul versante austriaco della linea ferroviaria del Brennero.
Chiusa anche la Val di Genova, sempre per una frana, e tanti alberi abbattuti dal vento.
Tra smottamenti e innalzamenti dei livelli dei fiumi, anche la neve, che si è fatta vedere sopra i 3000 metri.
A Venezia, previsti per questa sera (ore 21.50) 105 cm di acqua alta: se il vento dovesse determinare un peggioramento, le barriere del Mose potrebbero essere sollevate.
Già nella mattinata di oggi, lunedì 28 agosto, una frana ha colpito anche le province di Verona e Trento, dove il traffico tra i comuni di Malcesine e Torbole è stato interrotto mentre a Treviso un albero è stato incenerito da un fulmine.

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Dal caldo afoso di Nerone, dunque, stiamo passando a un importante calo delle temperature e alle tante allerte (rossa in Liguria, arancione in altre sei regioni) per il maltempo.
Ormai, ci dobbiamo abituare a un clima che passa da un estremo all’altro. Repentini cambiamenti legati anche ai fenomeni climatici pacifici di “El Nino” e “La Nina”. Che incidono sull’intero pianeta e, dicono ora gli studiosi, potrebbero diventare sempre più frequenti.

Il maltempo in Liguria

La regione che ha registrato le prime pesanti conseguenze dell’arrivo del maltempo è la Liguria, colpita da un vero e proprio nubifragio.
In meno di un’ora, su Genova sono caduti 80 mm di pioggia, diventati alla fine in alcuni casi oltre 155 mm, e centinaia di fulmini.
I frequenti blackout hanno mandato in tilt il sistema di collettamento delle acque bianche, provocando numerosi allagamenti, compreso quello della stazione Principe.
A Genova sono stati chiusi anche alcuni sottopassaggi e la metropolitana, ma disagi si sono riscontrati anche fuori dal capoluogo. Come l’allagamento a Rapallo o la disattivazione della linea ferroviaria a Sestri Levante per i fulmini, che hanno interessato anche lo Spezzino, dove hanno colpito tra l’altro una casa, fortunatamente senza feriti, a Tavarone di Maissana e un bosco, a Bolano, provocando incendi presto domati.
Una raffica di vento, a Fontana Fresca, nella notte ha raggiunto i 180 km/h.

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Fino alle ore 15, dunque, permane la situazione di allerta, con la chiusura dei mercati all’aperto, delle spiagge, dei parchi e dei cimiteri. E la Protezione Civile ha emanato un avviso in cui prevede burrasca forte di vento e mareggiate fino a domani.
La linea temporalesca, sottolinea Arpal, rimane intensa sull’estremo ponente, in gran parte sul mare, ma sono in crescita i livelli idrometrici dei piccoli bacini e dei torrenti strumentati.

La situazione a Milano e oltre il confine francese

Già dal tardo pomeriggio di domenica anche su Milano si è verificata un’intensa precipitazione piovosa, che ha causato allagamenti e attivato il monitoraggio dei fiumi Seveso e Lambro. Proprio dalla stazione milanese era partito il treno per Parigi, che è stato fermato a Bardonecchia.
Trenitalia ha quindi cancellato altre 4 corse dell’alta velocità, 2 verso la capitale francese e due in direzione del capoluogo lombardo.
Il maltempo, nella serata di ieri, ha infatti costretto alla sospensione del traffico ferroviario tra Francia e Italia, con l’interruzione della linea Milano-Lione e del traffico nel tunnel del Frejus, per una frana caduta nel pomeriggio a Saint-Andrè en Savoie. Rocce e massi staccatisi dalla montagna nella valle della Maurienne hanno portato anche alla chiusura a tempo indeterminato dell’autostrada A43, all’altezza della bretella di Saint Michel.

Poppea diventa uragano mediterraneo

Il sito iLMeteo.it sottolinea intanto che, dopo aver toccato terra, il ciclone Poppea è diventato un uragano mediterraneo, che si differenzia dagli uragani oceanici solo per il diametro più ridotto (100 km contro una media di 500 km), ma con raffiche di venti comunque oltre i 120 km/h.
Almeno per altre 48 ore, dunque, la previsione dei meteorologi è che il maltempo continuerà a colpire duramente, con ingrossamento del moto ondoso in Mar Ligure e Tirreno.

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foto di repertorio

Da questa sera, il ciclone si sposterà verso Toscana, Lazio e Umbria, con intensificazione delle piogge a Nordest. In tutte queste regioni e in Emilia Romagna i temporali fortissimi e le piogge battenti continueranno anche martedì, quando qualche fenomeno raggiungerà anche Campania, Sardegna, Calabria tirrenica e localmente la Sicilia.
L’aria fresca, sottolinea ilMeteo.it, oltre a far crollare le temperature, potrebbe provocare nevicate fin dai 2000 metri e i temporali potrebbero accompagnarsi al cosiddetto “downburst”, ovvero a forti raffiche di vento discensionali. Nel suo spostamento verso i Balcani, mercoledì Poppea potrà interessare il Centro Italia e localmente Sud e Friuli Venezia Giulia, prima del ritorno dell’alta pressione, con stabilità, sole ma temperature più gradevoli.

El Nino e La Nina: sempre più frequenti

Una delle cause principali degli eventi meteo estremi, sull’intero pianeta, è legata alle variazioni periodiche della temperatura dell’acqua e dei venti dell’Oceano Pacifico, in quanto questo copre il 32% della superficie terrestre: più del totale delle terre emerse.
Un fenomeno conosciuto come “El Nino” (quando si registra il forte riscaldamento delle acque) e “La Nina” (che, al contrario, si lega a un forte raffreddamento della temperatura dell’Oceano).

Due macrofenomeni climatici che potrebbero diventare via via più frequenti, come conclude uno studio pubblicato su Nature, che ha provato a capire l’evoluzione della circolazione di fondo attraverso l’analisi della componente atmosferica e della risposta del Pacifico tropicale alle eruzioni vulcaniche, agli aerosol di origine antropica e alle emissioni di gas serra.

“Abbiamo scoperto – spiega Georgy Falster nello studio, di cui è l’autore principale – che la forza complessiva non è ancora cambiata, ma invece il comportamento di anno in anno è diverso”. E il leggero rallentamento del passaggio tra le due fasi osservato nell’era industriale “significa che in futuro potremmo vedere più eventi pluriennali di La Nina o El Nino”, con possibile estremizzazione dei rischi associati di siccità, incendi, piogge e inondazioni.

Alberto Minazzi

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Tag:  caldo, maltempo, meteo

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