Ambiente +

Più caldo, frutta più dolce. Ma non più zucchero e miele

Più caldo, frutta più dolce. Ma non più zucchero e miele

Coldiretti sottolinea i contraddittori effetti dell’autunno rovente sull’agricoltura: frutta estiva fuori stagione, ma meno zucchero e miele

Poter continuare a godersi i dolci sapori dell’estate, con la frutta dei mesi più caldi che continua a occupare gli scaffali nei supermercati a fianco dei prodotti tipici dell’autunno.
E dunque albicocche, pesche, susine, meloni, persino angurie e fragole, che convivono al fianco di mele, pere, kaki, uva, castagne e fichi d’India.

Gli strani effetti del clima

È uno dei tanti effetti legati al settembre da record per le temperature, seguito da un ottobre che è partito con condizioni atmosferiche decisamente da vacanze, destinate secondo i meteorologi a proseguire almeno fino a venerdì 13, quando l’aniticiclone inizierà a perdere colpi, aprendo definitivamente al vero autunno.
Ma il binomio positivo caldo-dolce, in agricoltura, non è automatico.
Perché tra le conseguenze del clima fuori controllo ce ne sono anche di negative, su questo fronte. In termini di produzione, per quanto riguarda per esempio il miele. O di prezzi, se si guarda allo zucchero.

frutta

La dolce frutta di ottobre

L’intensità del sole di questo anomalo inizio d’autunno, sottolinea Coldiretti nella sua analisi, ha alzato il grado zuccherino dei frutti raccolti, che hanno dunque un sapore definito “ancora più dolce e piacevole”. Il clima insolito, inoltre, incide positivamente sulle quantità di frutta e verdura consumate dagli italiani, che cercano questi prodotti per trovare refrigerio alla sete provocata dal caldo.

Frutta
Frutta

Oltre a quello sul gusto, insomma, c’è un effetto virtuoso anche guardando alla salute. Perché, sottolineano i coltivatori diretti, i vegetali “sono alimenti che soddisfano molteplici esigenze del corpo stressato dal caldo: nutrono, dissetano, reintegrano i sali minerali persi con il sudore, riforniscono di vitamine, mantengono in efficienza l’apparato intestinale con il loro apporto di fibre e si oppongono all’azione dei radicali liberi prodotti nell’organismo dall’esposizione al sole, nel modo più naturale e appetitoso possibile”.

La maggior disponibilità di varietà ortofrutticole, infine, porta vantaggi anche dal punto di vista economico a una filiera importante della produzione italiana. La superficie dedicata a frutta e verdura nel nostro Paese supera infatti il milione di ettari, con un valore superiore al 25% della produzione lorda vendibile agricola italiana. Un settore che, insieme alla sicurezza, alla qualità e alla stagionalità, vede tra i suoi punti di forza anche la biodiversità, con il record di 120 prodotti dop/igp riconosciuti dall’Unione Europea.

Ulivi sulle vette, banane e avocado al sud

Fin qui le note liete. C’è però anche un “bicchiere mezzo vuoto”, nella situazione di tendenza alla tropicalizzazione che si sta registrando in tutta Europa.
Proprio relativamente alla frutta, sempre Coldiretti sottolinea che la produzione di ciliegie è diminuita nel 2023 del 60% e quella delle pere del 63%, con la vendemmia dell’uva che ha fatto segnare un calo del -12%.
Il tutto senza dimenticare lo spostamento verso nord delle coltivazioni, con gli ulivi ormai a ridosso delle Alpi, il pomodoro da conserva coltivato ormai per metà della produzione nazionale in Pianura Padana, i vigneti che arrivano sulle vette. E, al sud, il boom delle coltivazioni tropicali: banane, avocado e mango.

frutta

Frutta più dolce ma meno miele e zucchero

Chi soffre particolarmente del troppo caldo, poi, sono le api, con la produzione di miele italiano scesa del -70% in un solo anno.
A fronte di una frutta più zuccherina, dunque, è più problematico addolcire gli altri alimenti.
Anche perché idati Fao, analizzati da Coldiretti, evidenziano che lo zucchero, a settembre, è aumentato del +48% rispetto al 2022, toccando il livello più alto dal novembre 2010.
In Italia, l’aumento certificato dall’Istat, nello stesso mese, è stato del +38%: oltre 4 volte l’inflazione media degli alimentari.
La causa? Sempre il clima, perché la persistenza di El Nino su Thailandia e India fa prevedere forti cali di produzione e una contrazione dell’offerta globale nella prossima stagione.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.