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Nadef approvata, risorse ridotte. Meloni: “Basta sprechi”

Nadef approvata, risorse ridotte. Meloni: “Basta sprechi”
La sala in cui si riunisce il Consiglio dei ministri @Palazzo Chigi

Il Governo approva la Nota di aggiornamento fondamentale per la Legge di bilancio, che richiederà nuovo deficit

La Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2023 lo ha confermato: la crescita dell’economia italiana frena rispetto alle previsioni, pur rassicurando mercati e investitori con la continuazione del trend di riduzione del debito.
Così il Governo, che ha approvato la Nadef nella riunione di ieri, 27 settembre, del Consiglio dei ministri, sa che le risorse a disposizione per la prossima manovra saranno ridotte all’osso.
La Legge di Bilancio potrà contare su uno spazio iniziale stimato in 14 miliardi di euro, probabilmente alla fine attorno ai 20.
Con la necessità di ricorrere a nuovo indebitamento per le casse pubbliche, ma all’insegna della stessa “serietà e buonsenso” che ha caratterizzato la gestione dei conti.
“Saranno incisive le misure adottate per il contenimento della spesa pubblica”, dichiara il Governo. La spending review, per esempio, potrebbe arrivare nel 2024 a 2 miliardi.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha però confermato anche che nella Legge di bilancio saranno mantenuti gli impegni.
“Basta – non ha usato mezze misure la premier – con gli sprechi del passato, tutte le risorse disponibili destinate a sostenere i redditi più bassi, tagliare le tasse e aiutare le famiglie”.
Sarà proprio il maggior deficit previsto dall’Esecutivo, infatti, la chiave per confermare “interventi indispensabili a beneficio dei redditi medio bassi”.

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I principali interventi in arrivo con la manovra

In occasione dell’approvazione della Nadef, il Governo ha dunque anticipato quelli che sono gli interventi che riflettono questa impostazione di fondo che sono stati inseriti nel disegno di Legge di bilancio che deve arrivare alle Camere entro il prossimo 20 ottobre.
Il rallentamento dell’economia in corso e l’andamento dell’inflazione, si specifica, “richiedono tuttavia una politica di sostegno ai redditi reali delle famiglie”.
Nelle dichiarazioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si parla così innanzitutto di una conferma anche per il prossimo anno del taglio al cuneo fiscale, che consentirà di ridurre la pressione fiscale. Ma anche di sostegno alle famiglie e alla genitorialità, attraverso misure premiali per la natalità. E di prosecuzione, attraverso “stanziamenti significativi”, dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego, in particolare con riferimento alla sanità.
Il Governo intende poi confermare gli investimenti pubblici, con priorità a quelli del Pnrr, e rifinanziare le “politiche invariate”. È ribadita inoltre l’intenzione di dare avvio alla prima fase della riforma fiscale, con una rimodulazione dell’attuale sistema di aliquote. Un intervento che passerà attraverso la riduzione degli scaglioni di reddito dagli attuali 4 ai futuri 3, attraverso un accorpamento delle fasce centrali, con vantaggi in particolare per il ceto medio.

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Il quadro disegnato dalla Nadef e il vaglio europeo

“Il quadro di finanza pubblica – riassume Palazzo Chigi la sua analisi della Nadef – riflette un’impostazione prudente, con una revisione delle stime di crescita per il 2023-2024. Sebbene l’indebitamento netto in rapporto pil venga rivisto al rialzo in particolare nel 2024, l’aggiustamento strutturale prefigurato e l’andamento dell’aggregato di spesa di riferimento sono in linea con la Raccomandazione del Consiglio europeo”.
Il Documento programmatico di bilancio, del resto, deve essere inviato a Bruxelles entro il 15 ottobre. E, pur ammettendo di non aver rispettato l’obiettivo del 3%, Giorgetti è ottimista: “Riteniamo di aver fatto le cose giuste, a un livello di assoluta ragionevolezza. Credo che alla Commissione ci siano delle persone che hanno fatto e fanno politica: credo che comprenderanno la situazione”.

Crescita e debito nella Nadef

Passando ai numeri, la crescita del pil stimata dalla Nadef è allo 0,8% nel 2023, all’1,2% nel 2024, all’1,4% nel 2025 e all‘1% nel 2026.
L’indebitamento netto in rapporto al pil è invece al 5,2% nel 2023, del 3,6% nel 2024, del 3,4% nel 2025 e del 3,1% nel 2026.
Nello scenario programmatico, il deficit è del 5,3% nel 2023, del 4,3% nel 2024, con proiezioni al 3,6% per il 2025 e al 2,9% per il 2026.
Il rapporto debito pubblico/pil per il 2024 è previsto al 140,1% e il tasso di disoccupazione è previsto in riduzione al 7,3% nel 2024.
Il debito pubblico è dunque, sottolinea Giorgetti, “sostanzialmente stabilizzato”, anche se “non diminuisce come auspicato perché il conto da pagare dei bonus edilizi, in particolare il Superbonus: sono i famosi 80 miliardi, ahimé in aumento, in 4 comode rate”. Senza questo effetto, spiega il ministro, “il debito sarebbe più basso di un punto percentuale ogni anno”. L’obiettivo è così quello di tornare ai livelli pre-crisi entro la fine del decennio.

Alberto Minazzi

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