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Lo sport che aiuta a comprendere le “regole” del lavoro

Lo sport che aiuta a comprendere le “regole” del lavoro

Lo sport e il mondo del lavoro, la squadra come metafora dell’ambiente di lavoro con le dinamiche che le sono proprie e che molto hanno in comune con qualsiasi occupazione. La competizione, la gestione della paura, come affrontare gli errori e i fallimenti, quanto vale la forza della motivazione.

Sono stati questi i temi del workshop di Umana “Campioni di lavoro”, che si è tenuto alla Fiera di Verona nell’ambito di Job & Orienta, la fiera dell’orientamento e del lavoro che proseguirà fino al 1 dicembre. A raccontare la loro esperienza ad una platea di ragazzi delle scuole superiori, due big della pallacanestro nazionale: Gianluca Tucci, assistant coach dell’Umana Reyer, e Bruno Cerella, ala della squadra veneziana campione d’Italia, che vanta nel suo curriculum due scudetti, due Coppe Italia, una Supercoppa e il successo della Fiba Europe Cup raggiunto l’anno scorso proprio con la Reyer.

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E fra il racconto molto personale della carriera e delle esperienze di entrambi, i due campioni hanno parlato di lavoro, di competenze, di soft skills: quelle caratteristiche individuali, quelle attitudini capaci di renderci attrattivi e performanti sia nella ricerca di un lavoro, sia nel privato di ciascuno. Le soft skills, dunque, indispensabili nello sport come nel mondo del lavoro. La capacità di gestire la paura, ad esempio o, meglio, la “capacità di riconoscere e convogliare la paura, che inevitabilmente è presente in tutte le nostre azioni”, come ha raccontato Cerella. O la capacità di superare i propri errori: “Da allenatori stimoliamo l’errore, alziamo costantemente l’asticella – ha detto Tucci – perché è solo sbagliando che si superano i propri limiti, che ci si spinge a migliorare in continuazione, sia nello sport sia nel mondo del lavoro”.

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Riconoscere la propria strada, il proprio talento, e cercare di raggiungerlo con determinazione e con l’impegno: “Umiltà, dedizione e costanza – ha detto Cerella – sono più importanti del talento. Me lo diceva sempre mia madre e credo questo sia il consiglio che ho maggiormente seguito per essere quel che sono ora. Oggi possiamo essere quel che scegliamo, ma se posso suggerirvi – ha aggiunto rivolgendosi ai ragazzi in platea – non rimanete nella vostra confort zone, andate a cercare quel che volete essere, senza accontentarvi”. Con impegno, flessibilità, e nel rispetto delle regole. Sia nel mondo dello sport, sia nel lavoro.