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L’ingegneria italiana protagonista nei Paesi in rinascita

L’ingegneria italiana protagonista nei Paesi in rinascita

Dal boom nei Balcani e in Ucraina alle nuove sfide in Medio Oriente, India e Vietnam: cresce la presenza delle società italiane di ingegneria e architettura nel mondo. Il “made in Italy” oggi parla il linguaggio della competenza e della ricostruzione

C’è un made in Italy che non finisce sulle passerelle o nei cataloghi di design, ma nei cantieri, nelle centrali energetiche, nei piani di ricostruzione urbana.
È quello delle società di ingegneria e architettura italiane, protagoniste di una crescita costante che ormai ha il respiro del lungo periodo.
Secondo il Rapporto Estero Oice–CER 2025, presentato a Villa Madama, il settore si prepara a un nuovo balzo: +12% di fatturato estero nel 2025, dopo l’8% registrato nel 2024.
Oggi le attività fuori dai confini nazionali valgono quasi un terzo del totale, pari a circa cinque miliardi di euro.
Negli ultimi undici anni, la quota di export del comparto è cresciuta del 152%, nonostante la frenata legata alla pandemia.
Una tendenza che riflette la solidità di un settore sempre più percepito come ambasciatore della qualità e della competenza italiane.

Dalle merci alle menti: la nuova frontiera dell’export

Il “made in Italy”, dunque, non è più soltanto sinonimo di bellezza e creatività ma anche, come ha sottolineato Barbara Cimmino, vicepresidente di Confindustria per l’Export, di cultura tecnica e visione.

ingegneria
Dietro i numeri del rapporto, infatti, c’è una nuova narrazione dell’Italia: quella di un Paese che sa progettare il futuro, costruire ponti e ospedali, ridisegnare città e infrastrutture nei luoghi dove servono di più.

Ucraina e Balcani: la diplomazia della ricostruzione

Nell’Ucraina devastata dalla guerra, il contributo italiano è già realtà.
Il nostro Paese ha firmato un accordo con l’UNESCO per restaurare il tetto della Cattedrale di Odessa, simbolo della resistenza culturale del Paese.
Ma non si tratta solo di restauro: le imprese italiane stanno portando competenze in pianificazione urbana, infrastrutture resilienti e rigenerazione del territorio.
Secondo le stime, oltre 1.400 edifici universitari e scientifici sono stati danneggiati o distrutti, mentre migliaia di ricercatori hanno lasciato il Paese.

La cattedrale di Odessa

Nei Balcani, invece, la presenza italiana ha un carattere diverso, più legato allo sviluppo e all’integrazione europea.
Studi e imprese tricolori partecipano alla modernizzazione delle reti energetiche, alla costruzione di autostrade e ponti, e alla pianificazione sostenibile delle città.

Un piano di ricostruzione è in corso d’opera anche per Gaza.
A lavorarci sono gli esperti dell’ateneo di architettura veneziano IUAVU, che ha siglato un protocollo d’intesa con lo United Nations Development Programme UNDP Regional Bureau for Arab States.

Dall’Asia all’Africa: la mappa del nuovo made in Italy

Il rapporto colloca l’Italia terza al mondo per numero di società di ingegneria e architettura attive all’estero, subito dopo Stati Uniti e Cina.
In Africa e in Medio Oriente, il nostro Paese è secondo solo alla Francia per presenza di imprese e progetti.
Nel 2024 la crescita dei ricavi è stata del 30% in Medio Oriente e del 9% in Africa: un dato che racconta quanto i mercati in trasformazione guardino all’esperienza italiana come modello di equilibrio tra innovazione e sostenibilità.
Anche in Asia le missioni imprenditoriali in India, Vietnam, Corea e Messico hanno aperto spazi di collaborazione su infrastrutture, energia e urbanistica sostenibile.

In India, dove la sfida è la gestione delle risorse idriche e la costruzione di città resilienti, le imprese italiane portano esperienza e soluzioni a basso impatto. In Vietnam e Corea, invece, il contributo è più tecnologico: sistemi digitali per la gestione delle infrastrutture, progettazione smart, energie rinnovabili.

Clima, nucleare e digitale: l’evoluzione di un settore

La trasformazione del settore è guidata da tre grandi vettori: la transizione climatica, il ritorno del nucleare e la digitalizzazione.
La lotta al cambiamento climatico spinge verso progetti più sostenibili, con materiali innovativi, impianti per il riuso delle acque e infrastrutture adattive.
Allo stesso tempo, il ritorno all’energia nucleare in chiave di sovranità energetica riapre frontiere tecnologiche che l’Italia conosce bene.


Infine, la digitalizzazione — con l’intelligenza artificiale applicata alla progettazione e alla gestione dei cantieri — sta riscrivendo i processi produttivi e organizzativi delle imprese.
In parallelo, fa notare ancora il rapporto, si fa strada un approccio sempre più “community-centric”, che mette al centro le persone e i territori: costruire in un Paese significa anche trasferire competenze, formare tecnici locali, rispettare la cultura del luogo. È la dimensione più umana del made in Italy globale.

Il valore che resta: la competenza

Il nuovo protagonismo dell’ingegneria e dell’architettura italiane è, in fondo, una notizia di fiducia.
Significa che il nostro Paese sa ancora proporre una visione di sviluppo, fondata sulla qualità e sull’intelligenza del progetto.
Ma il rapporto segnala anche un rischio: la difficoltà a reperire nuovo personale qualificato.
Una carenza che potrebbe frenare una crescita altrimenti destinata a consolidarsi.

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