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L’AROMA DELLA STORIA

L’AROMA  DELLA STORIA


I caffè, luoghi di culto del nostro territorio e finestre sul tempo: dal Florian di Venezia, passando per il Pedrocchi di Padova fino ad arrivare al titolo conteso di Treviso
 
L’uso per così dire generale, che ne fanno gli uomini di lettere, i dotti, gli artisti, in una parola tutte le persone delle quali i lavori esigono un’attività particolare dell’organo pensante”. Questa era secondo Pierre Jean Georges Cabanis, filosofo francese del XVIII secolo, la relazione tra l’attività intellettuale e la bevanda caffè: un chicco intorno a cui si è fatta la storia. Ed è proprio questa sensazione che si respira affacciandosi negli storici Caffè del nostro territorio.
Duecentonovanta sono gli anni appena compiuti dal Caffè Florian, centottanta quelli del Caffè Pedrocchi. Pensandoci, varcare la loro soglia è come entrare in una finestra sul tempo. Correva l’anno 1580 quando il Senato della Repubblica Serenessima di Venezia aveva ascoltato il rapporto del naturalista Prospero Alpino e aveva aperto un dibattito sulla “nera bevanda”: prima di diventare una bevanda di uso comune, il caffè, a Venezia, era una leggenda di origine orientale, attorno a cui si ricamavano le più strane congetture. I Turchi, si diceva, ne andavano matti, ma era decoroso utilizzare a Venezia, ciò che andava bene per i Turchi? Si optò, fortunatamente, per il sì. Fu così che nel 1720, precisamente il giorno 29 dicembre, Floriano Francesconi, decise di aprire il suo locale, col nome di “Alla Venezia Trionfante”, che presto, secondo la consuetudine del dialetto veneziano, entra nel lessico comune con un più semplice “andemo da Florian”, con riferimento al nome del titolare
Il Florian di quei tempi era ben diverso da quello che conosciamo: fu il luogo in cui nel 1760 venne fondata la Gazzetta Veneta per iniziativa del Conte Gaspare Gozzi, in cui amavano sedersi, tra gli altri, Carlo Goldoni, Jean Jacques Rousseau, Goethe e Casanova, che ha visto l’addio all’ultimo Doge, Ludovico Manin, il 12 maggio 1797. La fama del Caffè Florian in tutto il XIX secolo, fu quella del Caffè Letterario più famoso d’Europa: Madame de Stael, Chateaubriand, Stendhal, Lord Byron, Shelley, Dickens, Dumas padre, Balzac, Canova amavano discutere tra i suoi tavolini. Durante i moti rivoluzionari del 1848 accoglieva i feriti e al tempo stesso vi si riunivano i patrioti repubblicani. Henry James, Marcel Proust, Gabriele D’Annunzio, Chaplin, Warhol, Hemingway, perfino il mitico Arsenio Lupin, personaggio dei cartoni animati giapponesi, si sono seduti in Piazza ai tavoli del mitico Caffè.
«Quello che il Florian, il Caffè, vuole essere oggi è stato ben espresso da uno studioso americano che in un suo saggio, per spiegare come il valore di un qualsiasi bene possa variare in rapporto al luogo in cui viene fruito, diceva che bere un caffè in una squallida stazione di periferia risponde ad una necessità pratica, mentre bere un caffè seduti al Florian in piazza San Marco è un’esperienza sensoriale, un ampliare la propria sfera percettiva, un viaggio nella memoria, nel gusto e nelle tradizioni» racconta Stefano Stipitivich, direttore artistico del Caffè Florian.
Nell’anno 1893 Riccardo Selvatico poeta nonchè sindaco di Venezia, seduto ai tavolini in una discussione con Antonio Fradeletto, formulò l’idea di un’Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, quella che sarebbe diventata la Biennale. «Proprio per ricordare questo fatto storico è da più di venticinque anni che il Florian ha aperto i suoi spazi all’arte contemporanea. In particolare con la manifestazione “Temporanea – Le realtà possibili del Caffè Florian” si chiede ad un artista di “ reinterpretare con un’opera “site specific” uno degli spazi o addirittura tutto il Florian, – aggiunge Stefano Stipitivich – misurandosi con le esigenze di servizio e con l’intoccabilità degli arredi. Ecco quindi alternarsi, in uno dei più antichi caffè del mondo, artisti come Mimmo Rotella, Gaetano Pesce, Fabrizio Plessi, che ci ha anche fatto un omaggio in occasione della festa del 290°, per citarne solo alcuni».
Oggi Florian è diventato un vero e proprio brand: sono stati aperti la Florian Boutique a Firenze, il Florian Retail Coffee Shop di Abu Dhabi, il Florian Flagship Store di Dubai, una location all’interno di Harrods a Londra e infine l’ultima, nata all’interno della Farnesina a Roma ed ha un’esclusiva linea di prodotti Gourmet, Lifestyle e Design legati alle mostre, acquistabili in loco o nel sito web.

Nella vicina Padova, poco più di 50 anni dopo rispetto al Florian e più precisamente nel 1772, il bergamasco Francesco Pedrocchi aprì una fortunata “bottega del caffè” in un punto strategico della Città, più o meno equidistante dall’Università, dal Municipio, dai mercati, dal teatro e dalla piazza dei Noli (oggi Piazza Garibaldi), da cui partivano diligenze per le città vicine, e dall’Ufficio delle Poste. Aperto giorno e notte, com’era consuetudine fino al 1916, da cui la denominazione di “Caffè senza porte”, il Caffè Pedrocchi, per oltre un secolo, è stato un prestigioso punto d’incontro frequentato da intellettuali, studenti, accademici e uomini politici. «Questa sua caratteristica è ancora quella che noi prediligiamo – racconta Roberto Turrin, Direttore della struttura – ossia un Caffè alla portata di tutti, dallo studente, al politico, al personaggio dello spettacolo, chiunque viva quotidianamente la Città». Il Caffè oggi propone ottimi percorsi gastronomici, affiancati da esposizioni artistiche, sfilate di moda, eventi mondani e i classici incontri letterari. Le tre sale principali sono denominate Sala Bianca, Sala Rossa e Sala Verde, così chiamate dal colore delle tappezzerie realizzate dopo l’Unità d’Italia.
«Quest’anno si festeggiano i 150 anni dell’Unità d’Italia e i 180 del Caffè e per entrambi abbiamo pensato ad un percorso enograstronomico – continua Roberto Turrin – Per i 150 anni dell’Unità d’Italia proponiamo “150 sapori d’Italia, percorso goloso sulle orme di Garibaldi” che porterà 150 sapori tipici della nostra Penisola: dal pesto alla genovese per ricordare la partenza dei Mille passando per la mozzarella di bufala campana che ricorda lo storico incontro con Vittorio Emanuele a Teano. Per il nostro compleanno, in collaborazione con la rivista AreaArte, proporremo una grande festa con degustazioni di piatti e prodotti tipici della bergamesca, zona di origine di Pedrocchi».
Tra gli studenti padovani esiste una superstizione, dovuta probabilmente al fatto che il giorno 8 febbraio 1848 al suo interno si assistette al ferimento di uno studente universitario, secondo la quale non si deve entrare al Caffè Pedrocchi prima di essersi laureati, pena la possibilità di non conseguire la laurea stessa.
DI CHIARA GRANDESSO


A TREVISO NON ESISTE UN UNICO CAFFÈ etichettato come “quello della Città” per antonomasia. Nella splendida cornice di Piazza dei Signori, definita, a ragione, il salotto della città, sotto il porticato trecentesco si contendono, appunto, l’etichetta di Caffè della Città, il Biffi e i Soffioni. Oltre a questi, sul lato maggiore della Piazza, incastonato nel Palazzo della Prefettura, c’è il “Signore & Signori”, locale che deve il nome al film di Pietro Germi del 1966, vincitore del Grand Prix per il miglior film al 19º Festival di Cannes. Nel film, ambientato in un’imprecisata cittadina veneta (chiaramente riconoscibile Treviso anche se non ne viene mai esplicitamente citato il nome), si svolgono le vicende di una compagnia di commercianti e professionisti della media-alta borghesia che, dietro un’impeccabile facciata di perbenismo, nasconde una fitta trama sottintesa di tradimenti reciproci. Potremo dire, quindi, che, nel nostro territorio, la storia si è anche fatta seduti ad un tavolino, odorando il sublime aroma di un caffè.

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Tag:  caffè, Florian

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