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LA RIQUALIFICAZIONE URBANA CHE LASCIA IL SEGNO

LA RIQUALIFICAZIONE URBANA CHE LASCIA IL SEGNO

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Anche nel nostro territorio sono numerosi i casi di street artists
che abbandonano la sfera dell’illegalità
per dar vita a partnership con le amministrazioni locali
e abbellire le zone grigie delle città.
Tour alla scoperta di alcune di queste storie e dei murales che hanno generato

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Padova – Via Ticino

 
Paul Klee scriveva “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. Da queste parole parte il nostro viaggio nel mondo del graffitismo, movimento artistico che nasce in America nei tardi anni sessanta e che oggi, sempre più discosto dalla sfera dell’illegalità, sta contribuendo alla riqualificazione di molti ambienti urbani. Grazie alla collaborazione tra associazioni e amministrazioni locali, nascono veri e propri “quadri a cielo aperto”, che valorizzano l’ambiente circostante e permettono a giovani artisti di esprimere la propria creatività nel tessuto cittadino, esulando così dal proibito e dalla clandestinità. Ma non ci si confonda, il writing e la street art sono due fenomeni differenti: se il primo è l’arte di lasciare il proprio nome nel modo più originale possibile, la street art utilizza il disegno come mezzo espressivo. Sulla scia di Torino e Bologna, il nostro territorio metropolitano non si fa trovare impreparato e colleziona interventi di restyling degni di nota, creando un perfetto equilibrio tra arte, decoro urbano e legalità. Padova, città viva dal punto di vista della “street art”, ha messo a disposizione sei grandi pareti di proprietà comunale per una “writing action” affidata ai writers più importanti della zona. Joys, Made, Yama, Axe, Orion e Zagor (questi i nickname che utilizzano e che li hanno resi celebri, preferendoli ai loro nomi di battesimo) insieme all’associazione Jeos e all’Assessorato al Verde Urbano del Comune di Padova, hanno potuto riqualificare le facciate e i palazzi dei quartieri popolari. Paul Klee scriveva “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. Da queste parole parte il nostro viaggio nel mondo del graffitismo, movimento artistico che nasce in America nei tardi anni sessanta e che oggi, sempre più discosto dalla sfera dell’illegalità, sta contribuendo alla riqualificazione di molti ambienti urbani. Grazie alla collaborazione tra associazioni e amministrazioni locali, nascono veri e propri “quadri a cielo aperto”, che valorizzano l’ambiente circostante e permettono a giovani artisti di esprimere la propria creatività nel tessuto cittadino, esulando così dal proibito e dalla clandestinità. Ma non ci si confonda, il writing e la street art sono due fenomeni differenti: se il primo è l’arte di lasciare il proprio nome nel modo più originale possibile, la street art utilizza il disegno come mezzo espressivo. Sulla scia di Torino e Bologna, il nostro territorio metropolitano non si fa trovare impreparato e colleziona interventi di restyling degni di nota, creando un perfetto equilibrio tra arte, decoro urbano e legalità. Padova, città viva dal punto di vista della “street art”, ha messo a disposizione sei grandi pareti di proprietà comunale per una “writing action” affidata ai writers più importanti della zona. Joys, Made, Yama, Axe, Orion e Zagor (questi i nickname che utilizzano e che li hanno resi celebri, preferendoli ai loro nomi di battesimo) insieme all’associazione Jeos e all’Assessorato al Verde Urbano del Comune di Padova, hanno potuto riqualificare le facciate e i palazzi dei quartieri popolari.
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“La foresta di Valentina Bellato” – Mestre – Via Brenta Vecchia

 
«I muri di Padova sono tantissimi e sarebbero da raccontare per la loro bellezza – spiega Antonio Ceccagno, presidente dell’Associazione e padre di Giacomo, in arte Jeos, giovane writer prematuramente scomparso cui è intitolata l’Associazione – e il nostro intento è di dare visibilità a questi artisti, che rappresentano un tessuto importante della nostra società. Rendere libera questa attività significa offrire un’opportunità a tutti». Il progetto ha riguardato gli edifici di via Pizzamano, via Fratelli Carraro e di via Stella, che sono diventati così un punto di riferimento nel panorama artistico internazionale. «Nonostante la diffidenza iniziale – confessa Axe, realizzatore dell’opera “Soul Migration” in via Pizzamano – ho ricevuto molti consensi dagli abitanti della zona, che si sono complimentati e mi hanno ringraziato. Tanto più che prima di disegnare abbiamo riqualificato l’intera parete, togliendo la muffa e sanandola per garantire la durevolezza delle nostre opere». A conferma del fermento nato attorno al graffitismo, Marco Pittarello, esperto in comunicazione e grafica, ha ideato il progetto “Padova Street Art”, una vera e propria mappa interattiva dei graffiti che popolano la città e la provincia di Padova, alla quale ogni cittadino può contribuire inviando i propri scatti dei muri artistici di Padova tramite il sito (www.padovastreetart.it) e i canali social di Facebook e Instagram.
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Padova- Quartiere Bassanello

 
Ad Oderzo (TV) gli artisti dell’associazione Kantiere Misto, in collaborazione con il Basket Oderzo e con le altre realtà sportive che usufruiscono della struttura, hanno riqualificato la facciata del PalaOpitergium, negli anni ripetutamente sfregiata dai numerosi graffiti non autorizzati e dall’incuria. Il progetto, accolto dal Comune, ha visto la realizzazione di un’opera dedicata allo sport, al sacrificio che l’attività sportiva richiede e ai traguardi a cui può portare. «Abbiamo creato un disegno appositamente per questo edificio – spiega il realizzatore e direttore artistico dell’opera Alessandro Alemanno – cercando di utilizzare i colori societari delle varie attività sportive. Si è creata una squadra di lavoro basata sul volontariato e senza fare giochi di parole è stata una vera “palestra” per tutti quei ragazzi che mi hanno aiutato e che hanno avuto la possibilità di farsi conoscere dalla comunità».
A completare gli esempi virtuosi di street art che il nostro territorio offre, c’è il mosaico di opere realizzato a lato del futuro museo M9, in via Brenta Vecchia a Mestre. Il progetto, ideato e coordinato dal maestro Germano Locatelli, gestore dello studio d’arte contemporanea “G&B” di Corte Legrenzi a Mestre, in collaborazione con la municipalità, ha coinvolto il writer di fama mondiale Cop2 e alcuni writers del territorio: il giovane Zoran (15 anni), Danilo Russo, Clay, Diego, Alessandro V., Simone Cavaretta, David, e Vladimir K. Gli artisti hanno dapprima realizzato le opere su pannelli di legno, in seguito sostituti da un telo per non intralciare i lavori. A sancire l’importanza di queste realizzazioni sono i soggetti rappresentati: dall’omaggio a Ray Charles, alla raffigurazione di un writer che con lo spray predica “Non si scrive sui muri..” . Continuando a camminare in via Brenta Vecchia, verso via Cappuccina, si incontrano poi le composizioni di Valentina Bellato, promettente writer di Mirano che ha incantato la città con la sua foresta indiana. «Sono molto legata all’arte figurativa – afferma Valentina – e sono contraria alle imposizioni o alla marcatura dei territori tramite tag (ovvero l’attività di writing sovraccitata ndr). Ho scelto di rappresentare l’India, per lanciare un messaggio di integrazione e per mostrare, con gli animali, il lato bello di un Paese che spesso tendiamo a dimenticare.» La giovane ragazza, ha le idee ben chiare e spiega come non sia stato facile emergere in un mondo prettamente maschile: «Ho iniziato tardi ad esprimermi nell’ambiente urbano, perché essendo una ragazza non è facile lavorare di notte o in zone poco frequentate. Inizialmente gli altri street artists mi guardavano stupiti e con un po’ di scetticismo, mentre ora mi apprezzano e si complimentano per il mio stile e per i soggetti che scelgo. Ciò che amo di questa forma d’arte è l’effetto sorpresa: è bello sapere che una persona si sveglia alla mattina e si stupisce trovando un disegno che la sera prima non c’era, ad abbellire la città».

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