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Povertà educativa, fenomeno in drammatico aumento

Povertà educativa, fenomeno in drammatico aumento

Un minore su sette abbandona la scuola prima del diploma. Percentuale di Neet più alta in Europa

La prima domanda che viene spontaneo farsi è: “che cos’è la povertà educativa”? Save the Children la definisce come “la privazione da parte dei bambini/e e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”.
Fatta questa premessa, i dati sul tema danno la dimensione del fenomeno di impoverimento culturale in drammatico aumento.
Come anche cresce il peggioramento delle condizioni economiche e sociali delle famiglie.

Il legame tra povertà educativa e povertà materiale

In Italia sono quasi 1 milione e 400 mila i minori che vivono in povertà assoluta e altri 2,2 milioni sono in povertà relativa. E se fino al 2005 erano gli anziani le persone più indigenti, oggi invece la povertà assoluta aumenta al diminuire dell’età.
Un minore su sette lascia prima la scuola, altri giovani non raggiungono le competenze di base alla fine del percorso di studi.
Abbandono scolastico e basso livello di apprendimento sono poi correlati ai cosiddetti Neet, i giovani che non studiano, non lavorano, non sono in formazione.
E la povertà educativa, rileva Save the Children, è strettamente connessa alla povertà economica e si trasmette di generazione in generazione. Incide solo sui singoli ma sul futuro e lo sviluppo di tutto il Paese.

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I numeri dell’abbandono scolastico

Tra i giovani di età compresa nella fascia 15-29 anni il 23% si trova nel limbo dei Neet (acronimo di Not Employment, Education or Training) ovvero fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione.
Questa percentuale è la più alta dell’Unione Europea , oltre il doppio di quella di Francia e Germania.
In particolare, il 12% degli studenti non arriva al diploma e al Sud la percentuale arriva al 15%. Tradotto in numeri in Italia circa 1,7 milioni di giovani non studiano e non lavorano.
La pandemia di Covid,  con la chiusura prolungata delle scuole e delle attività, ha incrementato notevolmente il rischio di povertà materiale da una parte e una consistente perdita in termini di sviluppo cognitivo, socio-emozionale e fisico dall’altra.
La percentuale di ragazzi con competenze inadeguate, secondo i dati Openpolis, è passata dal 7,5% del 2019 al 9,8% del 2021.
Tuttavia i test Invalsi 2022 sembrerebbero segnare una stabilizzazione al 9,7%, comunque non un ritorno al pre-Covid.

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La dispersione scolastica diversa da regione a regione

Sempre secondo i dati Openpolis, nel 2022 la dispersione scolastica è risultata più elevata in Campania con una percentuale del 19,8%, Sardegna con 18,7%, Calabria con 18% e Sicilia con 16%. Queste regioni sono sopra la media anche per la quota di giovani che hanno lasciato la scuola con al massimo la licenza media. L’abbandono scolastico ha infatti una media nazionale del 12,7% con punte del 21,2% in Sicilia e del 17,6% in Puglia.

 

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