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Green Pass al lavoro, meno 2 : ecco come funzionerà

Green Pass al lavoro, meno 2 : ecco come funzionerà

Un Dpcm per le linee guida del pubblico impiego, uno per introdurre gli strumenti informatici per facilitare una verifica automatizzata, una serie di Faq per chiarire i dubbi su come si dovrà agire nelle aziende private.
È questo il quadro di regole che il Governo ha definito nella giornata di ieri, martedì 12 ottobre.
Perché ormai è imminente, mancando solo 2 giorni a venerdì 15 ottobre, il giorno in cui gli Italiani, per andare a lavorare, dovranno presentare il Green Pass per il Covid-19, come stabilito dal decreto legge 127.

Green Pass e lavoratori pubblici

Il principale Dpcm firmato ieri dal presidente del Consiglio Mario Draghi è quello, proposto dai ministri della Pubblica amministrazione Renato Brunetta e della Salute Roberto Speranza, contenente le linee guida sull’applicazione dell’obbligo del certificato per i dipendenti pubblici.
Le misure, che hanno ottenuto il nulla osta da parte del garante della privacy, premettono che il Pass va esibito da tutti coloro, anche dipendenti di ditte esterne in appalto, che accedono per motivi di lavoro, visita o formazione ai locali pubblici. Unici esclusi, i cittadini che devono recarsi all’interno di una sede della Pubblica amministrazione come utenti.

No pass: cosa succede

La conseguenza della mancanza del Green Pass è l’immediato allontanamento.
Questo, pur non potendo in nessun caso portare al licenziamento, si traduce in un’assenza ingiustificata, comprese le giornate festive e non lavorative, con conseguente sospensione dello stipendio, di altre componenti della retribuzione a carattere fisso e continuativo, accessorio o indennitario, e la mancata maturazione di ferie, contributi e anzianità. Qualora, poi, dall’assenza del dipendente derivi un’interruzione di servizio essenziale, il Dpcm chiarisce che l’Amministrazione può stabilire una convenzione con altri enti o utilizzare la mobilità interna tra uffici o aree diverse.

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I controlli

Il nodo cruciale che i provvedimenti firmati dal premier erano chiamati a risolvere era quello legato ai controlli.
Il primo Dpcm, al riguardo, stabilisce che vanno effettuati ogni giorno, non necessariamente al momento dell’ingresso.
Per garantire la massima flessibilità ed evitare ritardi e code, inoltre, il datore di lavoro potrà diversificare gli orari di ingresso e uscita dall’ufficio. E, fermo restando il divieto per le aziende di conservare il QR code dei dipendenti, non sarà obbligatorio controllare ogni giorno tutti i dipendenti: basterà garantire una percentuale di almeno il 20% del personale in servizio, garantendo una rotazione costante.

Gli strumenti per la verifica, tra app e tornelli

Il controllo dei codici potrà avvenire utilizzando l’app “VerificaC19” o i nuovi strumenti informatici organizzati appositamente, previsti dal secondo Dpcm firmato il 12 ottobre.
È ammessa l’integrazione del sistema di controllo del Green Pass con i dispositivi già in uso per la rilevazione della temperatura o con i tornelli eventualmente installati all’ingresso.
Il decreto fissa inoltre il divieto di raccogliere i dati dei dipendenti, tranne quelli strettamente necessari per l’applicazione delle sanzioni, e in caso di necessità di programmazione dei turni di lavoro, la richiesta di presentare il Pass potrà avvenire anche con un massimo di 48 ore d’anticipo.

Sanzioni, responsabilità penali ed esenzioni

Le regole ora formalizzate dal Governo non incidono sull’organizzazione concreta del controllo, che rimane in capo al datore di lavoro. Oltre alla massima libertà, sempre restando all’interno delle linee guida, nella definizione delle modalità attuative, il titolare potrà delegare l’attività di verifica, con atto scritto, anche ad altre persone, possibilmente dirigenti, che operino all’interno dell’organizzazione lavorativa.
Sono previste sanzioni, sia per chi non effettua i controlli (da 400 a 1000 euro), sia per gli utenti che alterino o falsifichino il Pass. In questo caso, l’ammenda sarà applicata con un importo tra i 600 e i 1.500 euro, oltre alla responsabilità penale.

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Il Dpcm non chiarisce il tema del controllo del certificato del datore di lavoro. Ribadisce però che il Green Pass potrà essere richiesto anche da chi si è vaccinato all’estero con i sieri autorizzati. E precisa che chi è in attesa di ricevere un QR code valido potrà utilizzare i documenti rilasciati dalle strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta.
Non sono tenuti a presentare il Green Pass coloro che sono esenti per motivi di salute dalla vaccinazione, anche se dovranno esibire un’idonea certificazione medica. Infine, si specifica che il possesso o meno del Pass non potrà giocare alcun ruolo nella definizione di chi svolgerà il lavoro in smart working.

Green Pass e aziende private

Per i dipendenti di aziende private, i chiarimenti sulle linee guida da adottare da venerdì 15 non sono stati inseriti in uno specifico decreto, ma nelle Faq relative ai 2 Dpcm appena firmati.
Con specifico riferimento anche ai lavoratori del settore privato, si ribadisce innanzitutto la piena autonomia organizzativa dei controlli da parte di ogni azienda, facendo poi espresso rimando anche per queste realtà alle normative del Dpcm per il settore pubblico. La seconda Faq, poi, specifica che, nelle more del rilascio dell’app specifica, chi è esente non potrà essere soggetto ad alcun controllo.
Nel caso di aziende con meno di 15 dipendenti, dopo il 5° giorno di assenza ingiustificata, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni, rinnovabili per una sola volta.
In caso di contratto di somministrazione, i controlli devono essere effettuati sia dalla società che effettua la somministrazione, sia dall’azienda dove viene svolta la prestazione. Le Faq prevedono infine alcuni casi specifici. Quanto ai taxi o alle vetture a noleggio, i clienti non sono tenuti a verificare il Green Pass dei conducenti. Gli operatori nel settore dei servizi alla persona, come parrucchieri o estetisti, non sono chiamati a controllare il Pass dei clienti, ma solo dei dipendenti.

Green Pass e aziende portuali

Tra i provvedimenti adottati dal Governo, vi sono infine 2 circolari del Viminale relative alla possibilità per le aziende portuali di offrire gratis i tamponi ai propri dipendenti.
La prima, per evitare il blocco degli scali, contiene la raccomandazione ai prefetti di sollecitare le aziende a valutare la possibilità di mettere a disposizione gratuitamente i test. Nella seconda, si chiarisce poi che le aziende portuali “potranno valutare, nella piena autonomia, ogni possibile modalità organizzativa ai fini dell’acquisizione del green pass da parte dei dipendenti sprovvisti”, sostenendone il costo. Da parte dei sindacati è quindi arrivata la richiesta di un’estensione della misura all’intero settore dei trasporti.

Alberto Minazzi

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