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Giornata mondiale Aids: 40 anni dopo, un male che si cura

Giornata mondiale Aids: 40 anni dopo, un male che si cura

La sfida dell’Oms è lanciata: l’obiettivo, da raggiungere entro il 2030, è quello di eliminare l’Aids.
A 40 anni esatti dalle prime segnalazioni riconducibili al virus Hiv, la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita non è già più un male incurabile. Ma la prospettiva, con le nuove tecnologie basate sull’rna messaggero già utilizzate per il Covid, è quella di riuscire ad arrivare alla realizzazione di un vaccino in grado di proteggere l’uomo anche da questo virus.
Una sfida, come ha sottolineato il programma dell’Onu Unaids, che passa prima di tutto attraverso la fine delle disguaglianze.

La Giornata mondiale contro l’Aids

Di questa malattia del sistema immunitario si iniziò a parlare dal 1981, studiando negli Stati Uniti l’inspiegabile aumento di polmoniti tra giovani omosessuali, e il virus fu isolato e identificato nel 1984.
Si stima che, in questi 40 anni, di questa sindrome, chiamata Aids dal 1982, si siano ammalate nel mondo 78 milioni di persone, con 35 milioni di morti, 45 mila dei quali in Italia.
Lo scorso anno, in occasione della Giornata mondiale dell’1 dicembre, l’Oms stimò che nel 2019 erano 38 milioni le persone che vivevano con l’Hiv (di cui 1,8 milioni con meno di 15 anni di età), con 1,7 milioni di infettati in quell’anno, quando morirono 690 milioni di malati di Aids.

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L’idea di istituire la Giornata mondiale contro l’Aids fu lanciata nel summit mondiale dei ministri della Sanità del 1988. Per l’edizione 2021, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto ai leader e ai cittadini globali di mobilitarsi per affrontare le disuguaglianze che guidano l’AIDS e raggiungere le persone che attualmente non ricevono i servizi essenziali per l’HIV. Per l’occasione, è stato organizzato un evento online e tutti sono stati invitati a indossare una maglietta rossa e ad accendere una candela commemorativa.

Aids: una malattia che si può curare

Sempre con riferimento al 2019, l’Oms ha sottolineato che il 68% degli adulti affetti da Hiv ha ricevuto una terapia antiretrovirale permanente. Perché, pur restando una malattia potenzialmente mortale, adesso esistono farmaci per curare l’Aids come una malattia cronica. I trattamenti attualmente a disposizione sono sempre più efficaci e sono sempre meno gli effetti collaterali che ne derivano. Non bisogna però, per questo, commettere l’errore di pensare che la lotta contro l’Hiv sia finita.
Questo soprattutto perché ancora non è possibile eradicare il virus dall’organismo, all’interno del quale restano serbatoi latenti che costringono a prolungare la cura per tutta la vita.
Le terapie retrovirali, cioè, sono solo in grado di impedire che il virus attivato si replichi, si diffonda nell’organismo e possa così condurre a morte. La ricerca, però, continua, perché l’efficacia di questi farmaci, comunque tossici, diminuisce nel tempo, anche per l’insorgere di resistenza nel paziente trattato.

La strada verso il vaccino

Quel che ancora manca, sebbene siano stati molteplici i test condotti nonostante investimenti in parte limitati, è insomma un vaccino che sia al tempo stesso efficace, sicuro e alla portata economica di tutti.
Uno dei problemi, come sottolinea il capo dell’Unità virus e immunità dell’Istituto Pasteur di Parigi, Olivier Schwartz, è legato alla complessità del virus che provoca l’Aids.
“L’Hiv – spiega – muta molto più facilmente del Covid e quindi è più difficile generare gli anticorpi neutralizzanti che potrebbero prevenire l’infezione”.

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La big pharma statunitense Moderna, che ha realizzato uno dei due sieri a rna messaggero contro il virus Sars-CoV-2, ha da poco iniziato gli studi sull’applicazione di questa moderna tecnologia anche per la realizzazione di un vaccino contro l’Hiv.
Al momento, però, l’unico vaccino che si sta sperimentando sull’uomo è quello basato sul vettore adenovirale. Al riguardo, si attendono ancora i dati ufficiali della sperimentazione, anche se le prime anticipazioni non sembrano particolarmente incoraggianti.

L’importanza di prevenzione e diagnosi tempestiva

Al momento, dunque, insieme ai farmaci per la cura dell’Aids cronico ci si può concentrare da un lato sulla prevenzione.
La terapia farmacologica della “profilassi pre-esposizione” sembra ad esempio dare ottimi risultati per la prevenzione del contagio in soggetti a rischio. Ma anche il testing è un altro aspetto su cui lavorare per contenere la circolazione del virus Hiv. Come ha sottolineato Hans Kluge, direttore dell’Oms per l’Europa, è infatti fondamentale una diagnosi rapida dell’infezione, che può risultare a lungo asintomatica.
“I nuovi dati raccolti – afferma Kluge – dipingono un quadro preoccupante, suggerendo che molte persone con Hiv non vengono diagnosticate in tempo. E questo potrebbe avere conseguenze a lungo termine sulla loro qualità di vita”.
In Italia, sarebbero 6 su 10 i casi di Aids diagnosticati in ritardo.
Inoltre, sarebbero in aumento le donne italiane infettate dal virus e i cosiddetti “insospettabili”, dai professionisti agli studenti universitari, contagiati dall’Hiv. “L’Aids – conclude il direttore – è una delle pandemie più distruttive della storia. E stigmatizzazione, discriminazione e disinformazione intorno a questo virus sono ancora troppe”.

Aids: il Covid ha rallentato la lotta

Nell’ultimo anno e mezzo, con la diffusione della pandemia, denuncia Unicef, il contrasto alla diffusione dell’Aids ha subito un rallentamento, in particolare tra i più giovani.
Dal rapportoHiv and Aids Global Snapshot” emerge infatti che, nel 2020, almeno 310 mila bambini sono stati contagiati dal virus dell’Hiv.  Altri 120 mila, uno ogni 5 minuti, per l’88% nell’Africa sub-sahariana, sono morti per cause legate all’Aids.
I test per i neonati nei Paesi ad alta prevalenza del virus sono inoltre diminuiti tra il 50% e il 70%, mentre i nuovi trattamenti iniziati nei bambini al di sotto dei 14 anni sono scesi tra il 25% e il 50%.


La tendenza è confermata anche dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. In Italia, nel 2020, probabilmente anche per la difficoltà di accedere ai test a causa del Covid, le nuove diagnosi di positività sono state 1.303 (2,2 ogni 100 mila residenti), -47% rispetto al 2019, e i casi di Aids sono passati da 605 a 352.
A essere colpita è soprattutto la fascia tra i 25 e i 29 anni.
I casi diagnosticati in Europa, rivela un rapporto congiunto di Oms ed Ecdc, sono calati lo scorso anno del 24%, con 104.765 nuove infezioni (incidenza all’11,8%) in 46 dei 53 Paesi dell’area. Una diminuzione in gran parte causata dalla riduzione dei test Hiv per le restrizioni Covid.

L’Italia e l’Aids

In occasione della Giornata Mondiale, Ipsos ha pubblicato i risultati di un’indagine sul tema dell’Aids.
Ne emerge che per il 41% degli Italiani l’Aids rappresenta un problema gestibile con le cure moderne nei Paesi più sviluppati, ma rimane un problema molto grave nei Paesi in via di sviluppo, con un ulteriore 22% che ritiene come le terapie possano rendere questa sindrome gestibile senza distinzioni territoriali. Per il 25% rappresenta invece un problema molto grave ovunque e solo per il 4% degli intervistati è un problema praticamente superato.

“La ricerca – è intervenuto sul tema anche il ministro della Salute, Roberto Speranza – ha fatto enormi progressi nelle cure, ma guai ad abbassare la guardia. Perché se è vero che le nuove diagnosi di infezione da Hiv sono in calo, è altrettanto vero che il numero dei contagi tra i giovani cresce. In questi mesi difficili abbiamo imparato quanto sia fondamentale la prevenzione per fermare il contagio, quanto una diagnosi precoce possa fare la differenza, e quanto l’accesso alle cure sia un diritto inalienabile”. Per la Giornata mondiale, il Ministero della Salute ha promosso una campagna di sensibilizzazione e quello dello Sviluppo economico emesso un francobollo dedicato.

Il Telefono Verde Aids e il sito uniticontrolaids

Anche quest’anno, in occasione del 1° dicembre, il servizio “Telefono Verde Aids e Infezioni Sessualmente Trasmesse” dell’Iss, che risponde da oltre 30 anni al numero 800-861061, è attivo fino alle 18. Gli esperti rispondono anche sul web al contatto Skype “uniticontrolaids” e all’indirizzo e-mail dedicato esclusivamente alle persone sorde. Lo scorso anno, nella Giornata mondiale, le telefonate ricevute sono state 6.664, con metà degli utenti che ha dichiarato di non aver mai effettuato il test. E, finora, nel 2021 sono arrivate 6.219 telefonate da parte di utenti che hanno ricevuto consigli utili e indicazioni su dove effettuare il test.

Anche il sito dell’Iss www.uniticontrolaids.it offre alcune informazioni generali importanti sull’Aids.
L’infezione da Hiv, si ricorda, si può suddividere in 3 stadi: infezione acuta, stadio di latenza clinica (asintomatica anche in presenza di replicazione virale attiva) e stadio sintomatico.
Solo nell’ultimo stadio, a distanza di molti anni dall’infezione, l’Aids inizia a manifestarsi in forma sintomatica. L’evoluzione dell’infezione è dovuta al progressivo indebolimento del sistema immunitario in conseguenza dell’azione del virus, che continua a replicarsi nel sangue e nel tessuto linfatico. Quando il numero di queste cellule scende al di sotto di un certo numero, possono comparire sintomi a carico dell’apparato respiratorio, del sistema gastroenterico, lesioni della pelle e gravi alterazioni del sistema nervoso e della funzionalità visiva, associati alla insorgenza di infezioni “opportunistiche” da virus, batteri, funghi, parassiti. Vi è anche un rischio di tumori HIV-correlati a carico delle cellule linfatiche e della pelle. È comunque importante la prevenzione dell’infezione attraverso semplici misure comportamentali quali la protezione dei rapporti sessuali con il preservativo e l’utilizzo di siringhe sterili monouso.

Alberto Minazzi

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