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Giornata della memoria: antisemitismo a Venezia

Giornata della memoria: antisemitismo a Venezia

Quando silenziose assenze diventano assordanti presenze

Quante volte siamo entrati al Convitto Foscarini di Venezia senza sapere che è stato sede della Guardia Nazionale Repubblicana e senza immaginare che lì è iniziata la tragedia di centinaia di ebrei veneziani?

Quante volte siamo passati davanti alla scuola elementare San Girolamo in fondamenta della Croce, a Cannnaregio, senza ricordare che era quella la Scuola ebraica nel periodo delle leggi razziali?

Quante volte siamo entrati all’ Istituto Benedetti- Tommaseo senza riconoscere le tracce di chi tra quei banchi ha sofferto l’estremo rifiuto ma ha lasciato nell’archivio materiale documentario sufficiente all’ultimo riscatto?

Il banco vuoto. Scuola e Leggi razziali. Venezia 1938-45

UN LIBRO PER NON DIMENTICARE

Il banco vuoto. Scuola e Leggi razziali. Venezia 1938-45”  (Cierre Edizioni) di Maria Teresa Sega racconta con l’assenza, con i banchi improvvisamente rimasti vuoti nelle scuole veneziane, il momento in cui il razzismo divenne legge dello Stato.

Lo fa dando spazio ai racconti dei diretti interessati. A parlare sono  quei bambini o ragazzi che sono riusciti a sopravvivere all’Olocausto, alle deportazioni o alle fughe tra i campi arruolandosi in alcuni casi con i partigiani per combattere il fascismo.

Ecco così Roberto e Alba, Marco e Leo, Paolo, Loris e Lidia. Ragazzini veneziani che giocavano allegramente nel campo del Ghetto e che improvvisamente sono stati allontanati dalle scuole, dagli amici e spesso anche dai loro cari.

“Cosa si prova ad essere diversi, additati per strada, dileggiati con sputi e insulti? Cosa prova un bambino quando anche i suoi amici lo guardano con sospetto e lo evitano? E quando i suoi insegnanti lo mandano via dalla classe con poche fredde parole?”.

GLI ULTIMI TESTIMONI

Sono queste le domande dalle quali è partita Maria Teresa Sega decidendo di dar voce agli ultimi testimoni di un’umiliazione che li ha trasformati  in persone prive di identità e di diritti. “L’assenza come memoria della presenza è l’immagine che ha dato il titolo al libro –racconta l’autrice nella sua introduzione- Questi bambini costretti a fuggire, nascondersi, a lasciare i propri amici (…) diventarono “bambini del silenzio”. Impararono presto il loro falso nome, a recitare preghiere di un’altra religione, a fiutare il pericolo, a diffidare degli estranei”.

Scuola ebraica, classe IV, a.s. 1941-1942

Le loro storie sono emerse a partire dagli anni ’90.  Maria Teresa Sega entrò allora a far parte della Commissione per l’insegnamento della storia del Provveditorato agli Studi. Scoprì così che  gli archivi delle scuole veneziane custodiscono ancora preziose fonti documentarie.

Ci ha lavorato per vent’anni cercando fonti, ricostruendo contesti e intrecciando  informazioni e  immagini cercate anche negli archivi privati. Un filo di Arianna  l’ha guidata nella ricerca dei testimoni, dei quali ha alla fine raccolto le storie contenute nel suo libro.

Libretto per rifugiati

L’ANTISEMITISMO A VENEZIA

Cosa accadde ai bambini ebrei veneziani tra il 1938 e il 1945?

Come reagì la città al loro allontanamento dalle scuole, al sequestro delle loro cose, al divieto di non frequentare gli stabilimenti balneari al Lido e di entrare nei negozi che appesero i famigerati cartelli “In questo locale non sono graditi i cani e gli ebrei” e infine alla loro deportazione?

Qualcuno, come Ada, pretese che nessun altro bambino della classe prendesse il posto della sua amica Alba, sua compagna di banco. Molti altri finsero di non vedere quanto accadeva e qualcuno rincarò la dose delle umiliazioni aggiungendo le proprie a quelle dello Stato.

Non tutti. I racconti di questi ex bambini e ragazzi aprono uno squarcio anche sulle vite di persone che si sono messe in gioco fornendo loro aiuto, di famiglie amiche che li hanno ospitati, nascosti, che si sono recate al Convitto Marco Foscarini, allora sede della Guardia Nazionale Repubblicana, per portare loro del cibo.

Nella generale follia dell’antisemitismo i banchi vuoti sono stati il primo passo verso una tragedia annunciata alla quale ciascuno ha reagito secondo coscienza. O convenienza.


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