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Educazione nautica: col simulatore, approda alle superiori

Educazione nautica: col simulatore, approda alle superiori
Il simulatore nautico in dotazione alla Polizia locale di Venezia

Canali di Venezia come le vie di terraferma. Un modo unico di spostarsi, all’interno della città, che di conseguenza ha regole del tutto particolari. Ecco perché, in Laguna, l’educazione nautica assume nella formazione lo stesso valore che ha altrove l’educazione stradale. Se ne fa carico, in primis, la Polizia locale. Che punta molto sulla possibilità di insegnare in maniera coinvolgente alle nuove generazioni il modo corretto di andare in barca. E che, per riuscirci, può contare anche su un simulatore di ultima generazione.

Il simulatore: prima e seconda fase

Il progetto, triennale, vede un investimento importante, pari a 180.000 euro.
Il primo step è già stato compiuto e il risultato è già operativo. Si tratta di un simulatore abbastanza ingombrante, con grande consolle e schermo da 65 pollici, pensato per un impiego all’interno di manifestazioni. È già stato presentato in occasione del Salone Nautico, all’Arsenale. Qui i ragazzi (ma anche gli adulti) hanno potuto testare le proprie capacità alla guida di una barca. Confrontandosi con correnti favorevoli e contrarie, acque alte e basse, visibilità limpida o condizioni di nebbia.

La seconda versione, che sarà pronta per il 2020, proporrà una versione portatile del simulatore. Questo consentirà di spostarlo nelle singole scuole, rendendo più facile l’adesione degli istituti alla possibilità di farlo utilizzare ai propri studenti. “Ci rivolgiamo – spiega il Comandante della Polizia Locale, Marco Agostini – a tutte le scuole di Venezia e isole, dalle terze medie alle superiori. Come per l’educazione stradale, basta rivolgersi al comando e fissare una data”.

Il simulatore: lo sviluppo verso la terza fase

In ogni fase, la parte del software viene implementata. Inizialmente, è stata mappata un’area della città d’acqua pari a 2 km quadrati. Pezzo dopo pezzo, tutta la Venezia insulare e la sua Laguna saranno inserite nel sistema. “Il bello – anticipa il commissario Lorenza Mariutti, responsabile dell’educazione nautica per la Polizia Locale di Venezia – è che la mappa è assolutamente reale, rispettando alla perfezione le dimensioni dei rii e le relative difficoltà. Riusciamo a inserire anche tutti i divieti e gli obblighi dell’ordinanza in vigore, dai sensi unici alle tipologie di barche che sono ammesse nei singoli tratti”.

Per avere una situazione ancor più realistica, nel software saranno inserite anche imbarcazioni “intelligenti”. Ovvero ostacoli virtuali, più o meno rispettosi delle norme (come del resto accade nella realtà). Ma anche, ad esempio, le gondole. Che, a differenza delle altre barche, vanno passate a sinistra per non creare situazioni problematiche legate al posizionamento del remo.

La terza e conclusiva fase del progetto, che sarà completata nel 2021, riguarderà l’aggiunta di un visore virtuale “oculus”, adattabile sia alla consolle che alla versione portatile. A quel punto, il realismo sarà totale. Non solo il simulatore, come avviene già adesso, risponderà esattamente come una barca vera (compreso l’assetto planare) ma chi sta pilotando il mezzo sarà totalmente immerso nella realtà virtuale. E gli basterà, ad esempio, girare fisicamente la testa per vedere come sta evolvendo la situazione intorno a lui.

L’educazione nautica va alle superiori

Il simulatore, ammette la responsabile, ha consentito l’ultimo scatto mancante verso un’educazione nautica completa nelle scuole. Ovvero, riuscire ad arrivare alle superiori coinvolgendo i ragazzi più grandi. “A Venezia – commenta Mariutti – tutti sono nati in barca e pensano di sapere tutto su come ci si va. In realtà, c’è molto da fare per far vedere come si guida in sicurezza e come si compiono certe manovre. Specialmente i più grandi fanno fatica a immaginare le situazioni: c’era bisogno di questa opportunità realistica”.

Anche perché i comportamenti riscontrati spesso sono poco incoraggianti. “Al Salone Nautico – riprende il commissario – praticamente nessuno ha fatto bene la manovra dell’uomo in mare. Non solo i ragazzi, ma anche gli adulti. Questo succede anche perché chi guida, ad esempio un 40 cavalli, non ha mai fatto prove per prendere la patente e quindi non ci ha mai pensato”. Per la cronaca, l’istinto di allontanare la barca dalla persona in acqua è la mossa sbagliata. In tal modo, infatti, si porta con grande rischio l’elica della barca nei pressi dell’uomo in mare.

Tutti entusiasti per l’educazione nautica

Uno degli effetti del simulatore è stato così quello di creare un coinvolgimento sempre maggiore nei ragazzi che si approcciano all’educazione nautica. “Si sono letteralmente messi tutti in coda – ricorda Agostini – al Salone Nautico. Ma anche i bambini più piccoli sono stati entusiasti, vivendolo come una sorta di grande videogioco”.

La Polizia Locale di Venezia da circa 10 anni insegna l’educazione nautica nelle scuole.


Il primo approccio è stato il progetto “Marinando la scuola”, portato avanti con Vento di Venezia, Capitaneria di Porto e Magistrato alle Acque.

“Abbiamo cominciato – racconta Lorenza Mariutti – quando ci siamo accorti che, in Laguna, si verificano molti più incidenti di quelli che ci si aspetti. Oltre a vedere molti comportamenti non così lineari e puliti come sarebbe giusto. All’inizio abbiamo fatto un po’ di fatica, puntando solo sulle lezioni di didattica. La metodologia ludica è stata quella che è risultata più efficace”.

Educazione nautica alle medie

Ogni tipo di età, comunque, richiede un approccio diverso. Alle medie, spiega la responsabile, si raccontano ad esempio le storie di alcuni incidenti verificatisi in Laguna per far capire cosa fare per evitarli. Un tema importantissimo è quello del cosiddetto “cordino” di sicurezza, la cui mancanza, nei mesi scorsi, è stata causa di un incidente addirittura mortale. Ma si parla anche di luci. E di comportamenti, come l’abuso di alcool o droghe. “I ragazzi – dice Mariutti – devono capire che, se hanno bevuto, è meglio che lascino la barca lì e tornino in vaporetto. Difficilmente pensano di chiamare i genitori chiedendo di dare loro una mano: è bene che sappiano che anche noi vigili possiamo dare loro un valido supporto”.

L’educazione nautica vera e propria inizia in terza media. Sono i quindicenni il primo target di riferimento, visto che sono molti i ragazzini che iniziano a frequentare le barche o a guidarle prima dell’età prevista di 16 anni. Il percorso si accompagna a quello dell’educazione stradale. E si insegnano regole, situazioni e norme di comportamento cercando di rendere partecipi i ragazzi.

Educazione nautica per i più piccoli

Il percorso di avvicinamento all’educazione nautica inizia però ancor prima. Ovvero, dalle scuole materne. “Prima di tutto – premette la commissaria – c’è un problema di base molto serio: i ragazzi vedono spesso i vigili come dei “cattivi”. Per cambiare questa mentalità è importante intervenire fin da piccoli, perché più avanti l’approccio si complica”.

Poi si passa alle nozioni di base vere e proprie. Si insegna ad esempio che a ogni regola del mare è associato un simbolo. Come la bandiera rossa che indica che non è sicuro fare il bagno. Si educa a riconoscere i cartelli che indicano i punti di raccolta a bordo di vaporetti, motonavi e ferry boat. Si insegna che nei vaporetti ci sono giubbotti salvagente appositamente per i bambini. “Ne abbiamo fatti realizzare appositamente con il nostro logo e i bambini più piccoli, vedendoli come un gioco, non vedono l’ora di indossarli”.

Al riguardo, sono stati stampati anche dei libretti da colorare. Servono a spiegare che in alcuni mezzi (barche a vela, gommoni, motoscafi) il salvagente è obbligatorio indossarlo. In altri, come vaporetti o ferry boat, sono invece disponibili e pronti all’uso sotto i sedili.

Si insegnano, insomma, regole base. Come l’importanza di non inquinare o di non mettere le mani tra barca e riva. O quella di come muoversi e come comunicare in barca. “Sono manovre – conclude Mariutti – non immediate. I bambini vengono messi in fila, a formare un trenino con le mani gli uni sulle spalle degli altri. E si fanno muovere nello spazio. E’ l’ultimo bambino della fila, a dare i comandi. Un colpo sulla spalla, vuol dire “a destra”. Due, “a sinistra”. Tre, “stop o marcia indietro””. Esattamente come si fa a bordo.

Un commento su “Educazione nautica: col simulatore, approda alle superiori

  1. Alessandro Vianello

    Bellissimo. Grande idea.


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