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Da 136 tombe di Jesolo, importanti informazioni sui primi veneziani

Da 136 tombe di Jesolo, importanti informazioni sui primi veneziani

Per la prima volta gli esiti degli scavi in corso nel sito archeologico delle “Antiche Mura” hanno portato a scoprire particolari su condizioni di vita e patologie dei nostri antenati

Nuovi importanti elementi sono emersi dalle ricerche archeologiche che da 12 anni l’Università Ca’ Foscari sta svolgendo a Jesolo nell’area del monastero di San Mauro con la supervisione della Soprintendenza Archeologica di Venezia e un nutrito numero di collaborazioni scientifiche.
Da un paio di anni le indagini in loco sono state principalmente indirizzate all’esplorazione delle fasi cimiteriali collegate a un complesso ecclesiastico.
Di questo sono state evidenziate due fasi edilizie: la prima alto-medievale costituita da una chiesa absidata ad una sola navata provvista di portico; la seconda, databile al pieno medioevo che documenta un ampliamento a tre navate scandite da pilastri.

Jesolo Equilo scavi

Il team di esperti coordinati dal professor Sauro Gelichi, professore Ordinario del Dipartimento di Studi Umanistici dell’ateneo veneziano, nel corso dell’ultima campagna di lavori ha indagato 136 tombe dalle quali sono emersi aspetti attendibili e rilevanti che riguardano il profilo biologico e la vita di questa popolazione insediatasi alle foci del Piave Vecchia a partire dal VI secolo e fino al XIII – XIV.

Le tombe dei nostri antenati custodiscono molte informazioni

“Si tratta dello scavo più importante di un cimitero per indagare campioni di popolazione antica – spiega il professor Gelichi -. Un lavoro che ha richiesto un notevole impegno sia sul campo sia in laboratorio grazie al quale però sono state fatte scoperte sensazionali per conoscere il territorio e chi un tempo lo abitava”.
L’analisi dei 170 individui rinvenuti, che proseguirà, ha infatti permesso di mettere a fuoco sia aspetti biologici, sia della socialità di queste persone, elementi fondamentali per comprendere molti aspetti della vita e dell’ambiente nel luogo che anticamente si chiamava Equilo.

“Per la prima volta – continua il professor Gelichi – sono emersi i tratti caratterizzanti di questa comunità. L’analisi delle sepolture dice molto. Sono stati trovati molti bambini, giovani e adulti, sia uomini, sia donne. Studiare un cimitero significa anche introdursi in uno spazio dalle forti connotazioni sociali e si possono ricavare preziose informazioni, ad esempio, dalla ritualità funeraria.  Attraverso le sepolture si può anche comprendere se vi sono distinzioni sociali. In questo caso la presenza di tombe semplici, senza corredo, quasi tutte singole e il loro posizionamento fanno dedurre che non ve ne fossero”.

Individuato il primo caso di osteocondrite. Diffusa la talassemia

Lo studio del cimitero ha anche permesso di trovare lo scheletro di un uomo di oltre 40 anni affetto da osteocondromi multipli.
La patologia si caratterizza dallo sviluppo di due o più escrescenze ossee ricoperte da cartilagine (osteocondroma) a livello delle ossa lunghe.
L’uomo in questione presentava tutte le possibili caratteristiche della patologia come lo sviluppo di una serie di deformità ortopediche che includono la bassa statura rispetto alla media maschile, disuguaglianza della lunghezza delle ossa, deformità dell’avambraccio.

 

“E’ il primo caso proveniente da un contesto archeologico italiano – precisa il professor Gelichi – e la prosecuzione degli scavi potrebbe permetterci di rinvenire altri casi poiché è una malattia che viene tramandata al 50% dei figli. Un altro dato importante emerso è che la maggior parte della comunità soffriva di talassemia (malattia del sangue ereditaria dovuta alla sintesi ridotta o assente di una delle catene dell’emoglobina, proteina responsabile del trasporto di ossigeno attraverso l’organismo, ndr)”.
Negli ultimi anni gli studi delle malattie direttamente nei corpi umani del passato, scheletrici o mummificati sono sempre più spesso presi in considerazione per ricostruire la storia clinica di varie malattie, soprattutto quelle congenite.

Il grado di conflittualità interna e l’alta mortalità nei primi anni di vita

“Le analisi degli scheletri rinvenuti – conclude il professor Gelichi – ha dato inoltre l’opportunità di comprendere quale potesse essere il grado di conflittualità all’interno della comunità. Ciò è stato possibile attraverso il rilevamento di microfratture mediante radiografie e questo sono state riscontrate soprattutto nelle donne”.

Equilo Jesolo scavi
Gli archeologi di Ca’ Foscari durante gli scavi a Jesolo

Da un test demografico applicato al campione in esame si è capito che la comunità era in condizioni di salute decisamente precarie, con tracce di anemia in altissime percentuali e basse aspettative di vita.
Le analisi isotopiche effettuate su un campione scelto per poter rappresentare tutte le classi di età e genere dimostrano che le condizioni di anemia non dipendono dall’alimentazione in quanto non vi sono differenze di dieta tra anemici e non anemici, né tra adulti e minori, maschi e femmine. Riguardo l’alimentazione la novità è costituita dal cambiamento della dieta tra alto e basso medioevo che passa dai prodotti prevalentemente marini a una arricchita con prodotti provenienti dall’entroterra.

Silvia Bolognini

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