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Curon: il paese sommerso che riemerge dal lago

Curon: il paese sommerso che riemerge dal lago

Un campanile che svetta in mezzo a un lago è decisamente qualcosa di curioso. E, infatti, sono numerosi i turisti che si recano al lago di Resia, il più grande invaso artificiale dell’Alto Adige con una capacità di 120 milioni di metri cubi di acqua, per fotografare l’insolito campanile circondato dal gelido bacino idrico.
Ma un campanile non finisce per caso, in mezzo a un lago.
Racconta che qualcosa, negli anni, è successo e ha cambiato il corso della storia. E che, una volta, là dove ora c’è il lago, c’era una presenza umana. Il campanile è dunque l’ultima testimonianza di un passato, nemmeno troppo lontano ad onor del vero. La storia del vecchio paese di Curon, che, di recente, è letteralmente riemersa. Dalle acque e dalla memoria.

La storia di Curon, il paese sommerso

Correva l’anno 1950. In un’Italia che cercava di rialzare la testa dopo il secondo conflitto mondiale, la richiesta di energia era sempre crescente. La Montedison, colosso del settore, decise così di unificare i piccoli laghi alpini di Curon e Resia (quello di San Valentino alla Muta, inizialmente coinvolto nel progetto, alla fine non viene invece toccato).
Il fine era quello di realizzare un grande lago artificiale in Val Venosta, da sfruttare per la produzione di elettricità.
Gli abitanti di Curon e Resia non erano d’accordo, ma le loro proteste non vennero ascoltate.
Le due località, prima di venire sommerse dall’acqua, furono così evacuate e rase al suolo.
Scomparvero 163 case. Scomparve la chiesa. A “sopravvivere” all’azione delle mine, il 23 luglio, fu solo il campanile della chiesa. Che ancor oggi è lì.

Curon

Torniamo ai giorni nostri. Alperia Greenpower, che gestisce gli impianti di produzione elettrica della Val Venosta, sta effettuando un intervento di manutenzione del lago, che alimenta la centrale elettrica di Glorenza.
Un impianto che produce fino a 250 milioni di kilowatt l’anno, il primo della “cascata” di impianti sull’Adige che arriva fino a Marlengo, alle porte di Bolzano.
Per effettuare i lavori è dunque necessario abbassare il livello dell’acqua. Ed ecco, allora, il ritorno alla luce dei resti della vecchia Curon.

Curon, la serie

La storia di Curon non è in realtà mai stata veramente dimenticata.
Il lago di Resia, con il suo campanile, è fonte di ispirazione a più livelli.
L’esempio probabilmente più conosciuto è la serie thriller/horror di Netflix, intitolata proprio “Curon”, che ambienta le proprie storie sulle rive del lago. Pubblicata sulla piattaforma on demand a partire dal 10 giugno 2020, la prima stagione serie che occhieggia al soprannaturale si articola su 7 puntate, della durata tra 41 e 51 minuti, scritte da Ezio Abbate.

La trama racconta di Anna, una donna che torna dopo 17 anni al paese d’origine in Alto Adige insieme ai figli.
Dopo la sua misteriosa scomparsa, i ragazzi, cercando di scoprire cosa le è successo, si troveranno ad affrontare inquietanti segreti del luogo e della propria famiglia. La protagonista è Valeria Bilello, affiancata, tra gli altri, da Luca Lionello e Federico Russo. Ma, insieme alle famiglie Raina e Asper, anche lo stesso paese di Curon, con i suoi misteri, gioca un ruolo centrale nella narrazione.

Un romanzo e un documentario

Proprio il campanile che sorge nel lago, secondo quanto affermato dall’autore, aveva già ispirato lo scrittore Marco Balzano.
La storia del romanzo “Resto qui”, pubblicato nel 2018, si svolge nella Val Venosta proprio negli anni del ventennio fascista e dell’immediato secondo dopoguerra. Raccontando il clima di repressione nei confronti delle minoranze, anche linguistiche, il libro descrive la storia di Trina, che sfida l’autorità continuando a insegnare tedesco ai bambini in scuole abusive. Il romanzo, secondo classificato al Premio Strega, ha conseguito numerosi premi letterari.

Sempre nel 2018 è inoltre uscito il film-documentario di Georg Lembergh “Il paese sommerso”, che racconta esattamente la vicenda della vecchia Curon. Il taglio dato dal regista è quello legato maggiormente alle storie delle persone.
Da un lato gli sfollati, che soffrirono non solo dell’abbandono delle proprie case, ma anche di un cambio radicale all’interno della propria comunità. Dall’altro, le generazioni successive, con il loro distacco dal passato. Presentata ai Film Festival di Bolzano e Trento di quell’anno, dalla pellicola è stato poi tratto anche un volume.

Curon oggi

I paesi rasi al suolo nel 1950 furono ricostruiti sul lato orientale della valle, dove si trasferirono gli abitanti delle vecchie case. Oggi Curon Venosta, 1520 metri sul livello del mare, conta 2.380 abitanti.

Curon
Resia (Reschen) ne costituisce una frazione. Il territorio comunale costituisce l’estremità nord-ovest della provincia di Bolzano, confinando con Austria e Svizzera. Il lago di Resia è invece situato a 1498 m.s.l.m.
Nel territorio di Curon Venosta sorge, tra l’altro, la stazione meteorologica di San Valentino alla Muta, ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione meteorologica mondiale.

Alberto Minazzi

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Tag:  storia, turismo