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Coronavirus: nuovo tavolo tecnico. A rischio il bianco di alcune regioni?

Coronavirus: nuovo tavolo tecnico. A rischio il bianco di alcune regioni?

La diffusione della variante Delta di Sars-CoV-2 può avere un impatto rilevante nel Paese.
Nonostante gli ospedali non registrino situazioni problematiche, incidenza ed Rt sono in crescita costante e alcune regioni potrebbero rischiare, la settimana prossima, di ritornare in zona gialla.
Oggi, 12 luglio, il tavolo tecnico si riunirà infatti per definire i nuovi parametri di valutazione.

Le regioni a maggior rischio

L’Italia è interamente bianca dal 28 giugno e, per restarci, deve mantenere la soglia dei positivi (Rt sintomatico) in ogni regione al di sotto dei 50 ogni 100 mila abitanti per tre settimane consecutive.
La media attualmente è di 11, con regioni che però registrano numeri superiori: 18,2 per la Sicilia, 15,9 per le Marche, 15,7 per la Campania e 15,5 per l’Abruzzo.
Le cifre sono ancora “contenute”. A preoccupare, però, sono le stime dei modelli matematici, che prevedono, a fine agosto, 11 mila contagi al giorno.

Cosa potrebbe cambiare

Al vaglio degli esperti sembrano esserci la definizione di un numero minimo di tamponi da effettuare ogni settimana, riguardo la quale i pareri sembrano orientati, in zona bianca, sui 150 ogni 100 mila abitanti, e l’Rt ospedaliero.
Attualmente, il tasso di occupazione dei posti letto non supera il 40% per poter definire un’area con “soglia minima di rischio”. In terapia intensiva, la stessa si riduce al 30%. Tra le ipotesi, c’è quella di ridurre entrambe di 10 punti percentuali portandole al 30 e 20%.

La circolare del Ministero

Nel frattempo, il ministero della Salute ha diffuso una circolare con alcune raccomandazioni relative all’allerta internazionale.

Ministro della Salute Roberto Speranza
Il monitoraggio della circolazione delle varianti è posto come fondamentale, così come lo risultano le indicazioni, risalenti a un’ulteriore circolare del gennaio scorso: la sequenziazione dei campioni legati a persone vaccinate, a soggetti in contesti ad alto rischio, casi di reinfezione e persone provenienti da Paesi con alta incidenza di varianti.
Oltre a questo, la nota ministeriale rileva la necessità di “”garantire strategie vaccinali che tengano conto della possibile minore protezione contro le infezioni da variante Delta dopo una sola dose di vaccino, dell’efficacia sostenuta della vaccinazione completa e della necessità di effettuare una vaccinazione completa contro Covid-19 il prima possibile, se è disponibile, negli individui a rischio di grave infezione”.

La buona notizia

Benché la variante Delta sia ritenuta tra le più “pericolose” per la sua contagiosità, non si brancola totalmente nel buio.
Il virus di questa mutazione è infatti stato per la prima volta isolato in Piemonte.
Lo studio effettuato dalle dottoresse Maria Grazia Milia e Rita Proia, del laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Asl Città di Torino, è molto importante in quanto, come ha spiegato la stessa dottoressa Milia “aver isolato il virus permetterà di svolgere ulteriori studi sulla produzione di anticorpi neutralizzanti nelle persone vaccinate”.

Il caso belga

Le previsioni dei modelli matematici indicano la possibilità che le infezioni da variante Delta in Europa arrivino al 70% a inizio agosto e al 90% alla fine dello stesso mese.
Tra le novità che impensieriscono c’è anche il caso della novantenne belga risultata positiva  e infettata da due diverse varianti del coronavirus. La sua storia clinica sarà presentata al Congresso Europeo della Clinical Microbiology & Infectious Diseases (ECCMID) in quanto rappresenta il primo caso al mondo di contemporanea infezione da variante inglese e sudafricana (Alfa e Beta).

Consuelo Terrin

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