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Coronavirus autunno/inverno: un nuovo piano per fronteggiarlo

Coronavirus autunno/inverno: un nuovo piano per fronteggiarlo
Il presidente della regione Veneto Luca Zaia

Che il coronavirus non sia scomparso lo evidenziano i dati degli ultimi giorni.
Rispetto al 18 maggio, data in cui si è fatto un primo bilancio a due settimane dal termine del lockdown, i positivi, nella nostra regione, sono 164 in più.
Di questi 130 sono al centro di accoglienza di Treviso. Altri sono positivi di ritorno da vacanze trascorse in Paesi in cui la situazione è peggiore rispetto alla nostra. Altri ancora hanno contratto il virus altrove. Benché la situazione sia gestibile, la regione Veneto ha approntato un nuovo piano sanitario per fronteggiare un eventuale ritorno significativo della pandemia.
Il presidente della regione Luca Zaia l’ha presentato definendolo “l’artiglieria pesante”per la stagione autunno-inverno.

Il nuovo piano sanitario veneto

“Nei mesi scorsi – ha spiegato – abbiamo guardato in faccia il virus, abbiamo acquisito esperienza, conoscenza e capacità organizzativa grazie al lavoro di una squadra eccezionale. Adesso mettiamo a frutto il tutto con un Piano che non lascia nulla al caso. Avremo una diagnostica ancora più celere con una capacità giornaliera di 32.000 tamponi, cui aggiungere i nuovi test rapidi e la nuova tecnica del pooling, grazie alla quale si è in grado di processare più tamponi in un’unica provetta utilizzando una sola dose di reagente”.
La stagione per la quale la sanità veneta si sta preparando porterà infatti il sovrapporsi di Coronavirus e influenza, che inizialmente si manifestano con sintomi molto simili.
“Nessuno può dire cosa ci riservano i prossimi mesi – ha detto Zaia – e tutti ci auguriamo che il Covid non ritorni con l’intensità dei mesi scorsi, ma la sanità pubblica deve ragionare in termini di criticità elevata, e in Veneto questo è stato fatto”.

Potenziamenti e novità

Ecco perché il nuovo piano prevede un rafforzamento generale delle strutture e dei servizi sanitari, con interventi che riguardano sei grandi aree.
Si tratta dei Dipartimenti di Prevenzione, Monitoraggio e Contenimento dell’epidemia, della capacità diagnostica della rete dei laboratori di microbiologia e dell’assistenza sanitaria territoriale. Ma anche della rete di emergenza, quindi il 118 e il Pronto Soccorso, dell’assistenza ospedaliera di chi è ricoverato in terapia intensiva, sub intensiva o nel reparto di Malattie Infettive, dei sistemi informativi e della biosorveglianza per il monitoraggio dell’epidemia.
Sono inoltre state potenziate le dotazioni degli ospedali (non ci si vuole ritrovare, come è successo, con penuria di reagenti per i tamponi o altro). Per nuovi posti letto e strutture sono stati stanziati 81,9 milioni di euro. 16,1 per i Pronto soccorso.
Una novità riguarda anche i medici di base. A questi, infatti,  sarà affiancata la figura professionale dell’infermiere di famiglia. Uno ogni 4 medici di Medicina Generale.

 

 

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Tag:  sanità

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