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Coprifuoco, si cambia: giovani in festa

Coprifuoco, si cambia: giovani in festa

Prima notte “in bianco”. Per alcune regioni (Abruzzo, Liguria, Umbria e Veneto), quella tra il 7 e l’8 giugno è stata la prima notte senza limiti di orario. Una settimana dopo Friuli-Venezia Giulia, Molise e Sardegna.
Per tutta Italia, non solo quella “in bianco”, quella tra lunedì 7 e martedì 8 giugno è stata comunque la serata di un nuovo passo avanti verso la normalità post-Covid, con il coprifuoco (e la conseguente possibile apertura dei locali) spostato di un’ulteriore ora avanti, fino a mezzanotte, ferma restando la fine alle 5 di mattina.
Per la cancellazione definitiva di una delle misure più contestate adottate dal Governo per contenere la diffusione della pandemia, con la correlata autocertificazione, bisognerà attendere ancora un paio di settimane, visto che l’ultimo decreto fissa al 21 giugno l’abolizione del coprifuoco su tutto il territorio nazionale.
Ma per gran parte dei giovani, complice anche la fine della scuola, quella di ieri è stata la notte dell’inizio dell’estate 2021. Una notte libera, come la sognavano da tempo, con la voglia di divertirsi insieme e tutta da assaporare.

La prima “notte in bianco” in 4 regioni

In tutte le regioni che hanno per la prima volta potuto godere della classificazione che impone solo l’uso della mascherina e il rispetto del distanziamento sociale,  le strade e le piazze si sono colorate di tanti giovani fino a notte inoltrata. Ad esempio, a Venezia, dove ci si sposta soprattutto a piedi, il movimento dei ragazzi è stato chiaramente tangibile nei locali, ma anche negli spazi aperti.
Il capoluogo lagunare, del resto, è la prima grande città d’arte a tornare in bianco, potendo tornare ad attrarre anche i turisti anche con musei, crociere, con teatri e Biennale d’architettura, fino al Casinò, che è tornato a riaprire.

Il Padiglione Venezia, ai Giardini della Biennale
Il Padiglione Venezia, ai Giardini della Biennale

I festeggiamenti del bianco senza coprifuoco

Ma anche nel resto d’Italia si è capito quanto atteso fosse questo momento. La Liguria, ad esempio, ha organizzato nei 4 capoluoghi di provincia (Genova, Imperia, Savona e La Spezia) l’iniziativa “ReStart Liguria” per festeggiare in musica, alla presenza di tantissimi giovani, l’ingresso in zona bianca. Voglia di ripartire, sottolineata in particolare da operatori economici e gestori di locali, bar e ristoranti, anche in Umbria e Abruzzo. Riguardo a quest’ultima regione va però detto che ci sono Comuni, come il capoluogo Pescara, che hanno comunque deciso di fissare limiti agli orari di apertura.

Le feste a casa

La zona bianca significa anche il ritorno alla libertà di poter organizzare feste private.
La richiesta avanzata dalla Conferenza delle Regioni è stata infatti accolta dal Ministero della Salute, che ha indirettamente recepito le relative indicazioni all’interno dell’ordinanza pubblicata lo scorso 4 giugno.
Le visite agli amici sono possibili senza limiti di orario o al numero di partecipanti nei territori a minor rischio. Resta invece fissato il tetto di 4 persone, più eventuali minorenni o disabili, per le visite effettuate nelle regioni “gialle”.

In “bianco” si possono anche organizzare feste e ricevimenti in occasione di matrimoni, battesimi, cresime e compleanni. In tal caso, per partecipare servirà il green pass, ovvero la certificazione di avvenuta vaccinazione, tampone negativo o superamento della malattia.
Tra una settimana, dal 15 giugno, le celebrazioni dei riti e i successivi banchetti saranno però possibili in tutta Italia, con una settimana di anticipo rispetto al previsto ritorno dell’intero Paese in fascia bianca. Se verranno confermati i dati delle ultime settimane, tranne la Valle d’Aosta (che dovrà attendere fino al 28 giugno), le prossime riunioni della cabina di regia dovrebbero cambiare colorazione di tutte le regioni tra il 14 e il 21 giugno.

Il nodo-discoteche

Per il “popolo della notte” c’è però una limitazione che resta in vigore anche in bianco.
L’ultimo decreto del Governo non fissa infatti ancora una data di riapertura delle discoteche per quanto concerne la possibilità di andare a ballare. Anche se sono in calendario una serie di incontri tra sindacati dei gestori e Ministero, con tutta probabilità, eventuali novità non dovrebbero essere comunque operative prima di fine giugno.

discoteche
discoteche

Tra i temi oggetto di confronto, l’obbligo di indossare la mascherina sulla pista da ballo, che non viene ritenuto da molti gestori compatibile con un’attività “fisica” come quella dei clienti delle discoteche. Si punta invece con convinzione all’obbligo del green pass, unito al tracciamento per favorire l’individuazione dei contatti nel caso si manifesti successivamente una positività al Covid. Al momento non ci sono inoltre sviluppi sull’ipotesi, avanzata dal sindacato dei locali da ballo, di effettuare a giugno 2 esperimenti, a Gallipoli in Puglia e a Milano, per testare sul campo le regole necessarie al riavvio dell’attività.

Niente coprifuoco: i benefici economici

Se il mondo delle discoteche, uno dei più penalizzati dalle misure anti-Covid, deve ancora attendere per godere dei benefici economici dell’allentamento delle misure restrittive, già dal semplice venir meno del coprifuoco deriverà un’importante impulso alle attività. Fiepet-Conferesecenti stima addirittura che basta l’ora in più di apertura derivante dallo spostamento in avanti del coprifuoco per determinare, nella sola Roma, un aumento di 3,5 milioni di fatturato al giorno per gli operatori.

Coldiretti, poi, quantifica in un 15% l’incremento degli incassi per i circa 360 mila locali che servono cibo e bevande, e quindi in un miliardo di euro il beneficio economico, legato a un coprifuoco spostato dalle 23 a mezzanotte. La cancellazione totale dei limiti orari ha poi, per l’associazione di categoria, effetti particolarmente significativi per gli agriturismi, spesso situati in aree rurali lontane dalle città. Ma è l’intero sistema della produzione alimentare che può trarre benefici dal venir meno delle limitazioni. Basti pensare che, dall’inizio della pandemia, i limiti introdotti per la ristorazione hanno determinato una quantità di cibi e vino invenduti che supera di gran lunga il milione di chilogrammi.

Alberto Minazzi

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