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CITTÀ DELL’UMANITÀ

CITTÀ DELL’UMANITÀ


Ventisei anni dopo l’ultima volta con Giovanni Paolo II, il Papa ritorna a Venezia. Il prossimo 7 e 8 maggio, Benedetto XVI sarà tra noi dopo esser stato ad Aquileia per lanciare il secondo convegno ecclesiale delle chiese del Nordest, in programma nella primavera dell’anno prossimo. Sarà una due giorni molto intensa: sabato 7 sera il Santo Padre farà il suo ingresso in piazza San Marco mentre domenica 8 celebrerà al mattino la messa nel parco di San Giuliano di Mestre e al pomeriggio sarà prima in basilica a San Marco, per concludere la visita pastorale diocesana iniziata dal patriarca Angelo Scola nel 2005, quindi nel complesso della Salute, per l’incontro con il mondo della cultura e dell’economia; inoltre benedirà la fine dei lavori di restauro della Cappella della Santissima Trinità e inaugurerà i nuovi locali della biblioteca dell’attiguo Studium Generale Marcianum.
In questa circostanza il Papa riprenderà lo spunto offerto nel 1985 da Karol Woityla che definì Venezia “città dell’umanità” per dire che nella città lagunare, grazie alla sua posizione, alla sua natura e ai milioni di turisti che vi arrivano ogni anno, è possibile ritrovare, senza andare a cercarla, la rappresentanza un po’ di tutto il mondo. Ovviamente la visita sarà un grande momento di fede per i credenti, ma anche l’occasione per tutti per pensare al futuro di quest’area.
«Il nuovo Nordest – ha detto il patriarca Scola – non corre più solo sull’asse tra l’est e l’ovest e non si può più intendere soltanto come un crocevia tra popoli germanici, slavi e italiani. Questo territorio ora deve farsi carico delle nuove circostanze geopolitiche che vedono l’affacciarsi di una mutazione sia nel Maghreb che in Medio Oriente. È una situazione che si sta rapidamente evolvendo: è il sud che si risveglia e noi abbiamo una responsabilità enorme, riuscire cioè a tenere l’elemento positivo di questo movimento di popolo, perché il rischio è che prenda il sopravvento il fondamentalismo islamico con le conseguenze del caso. Possiamo dire a questo punto che il nuovo Nordest ha un compito di cerniera in questa Europa anche tra il nord e il sud. Qui, in questo nuovo Nordest, si ritrova una radice storica nella Serenissima, ma bisogna ripensare a questo in termini moderni».
Per il cardinale il nuovo ruolo è chiaro e la prospettiva già delineata. «Politicamente – ha spiegato Scola – si fece già qualcosa del genere nella seconda metà degli anni Settanta con l’Alpe Adria, però ora ci troviamo di fronte a un elemento di geopolitica che ha delle implicazioni culturali, sociali ed economiche cui la visita del Papa ci provoca. Intorno all’asse Aquileia-Venezia e al suo glorioso passato può nascere un nuovo Nordest che sembra avere oggi un compito decisivo: favorire l’incontro tra est e ovest in continuo fermento e i paesi inquieti del sud che s’affacciano al Mediterraneo. Un nuovo Nordest, cioè, che, rinascendo dal basso, sappia porsi come un crocevia per la rigenerazione di popoli amanti di un giusto ordine mondiale. Questo è una tema che non può non interessare tutti, anche diversamente credenti e non credenti, perché è decisivo per il nostro futuro».
Alla messa a San Giuliano sono attesi almeno 150 mila fedeli provenienti dal Veneto, dal Friuli Venezia Giulia e dal Trentino Alto Adige, ma anche dall’Austria, dalla Baviera, dalla Croazia e dalla Slovenia. D’altronde Aquileia è la chiesa madre di tutte le 56 chiese nordestine, 36 ancora esistenti più 20 soppresse, una radice che è riproposta anche nel logo ufficiale della visita che è una rielaborazione tratta dai mosaici della cattedrale marciana: l’immagine indica il gesto della consegna del Vangelo da San Pietro a San Marco con l’aggiunta, sullo sfondo, della croce di Aquileia, segno di comunione tra le diocesi di quest’area. Il motto, invece, è “Tu conferma la nostra fede”, per rimarcare la missione specifica del successore di Pietro: «Il desiderio che arde nel nostro cuore – ha sottolineato Scola – è di essere confermati nella certezza che Gesù Cristo è vivo ed è a noi contemporaneo. AmarLo e seguirLo ci rende pienamente uomini: la fede è conveniente per gli uomini e le donne di oggi perché investe in ogni istante affetti, lavoro e riposo. Nulla resta fuori».
DI ALVISE SPERANDIO

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Tag:  San Giuliano

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