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Cambia il mondo delle Partite Iva. Stretta contro l'apri-chiudi

Cambia il mondo delle Partite Iva. Stretta contro l'apri-chiudi

Multe di 3 mila euro, responsabilità anche dei commercialisti e fideiussioni da 50 mila euro per riaprire

C’è stato un tempo in cui, improvvisamente, il negozio aperto sotto casa appena qualche mese prima, chiudeva.
Serrande abbassate, nessun cartello, nessuna spiegazione.
Poco più in là, ne apriva un altro. E ancora esercitava giusto per un paio di mesi, a volte per un anno e comunque al massimo per tre. Poi chiudeva.
Finché l’apri e chiudi è diventato un fenomeno dilagante, soprattutto nelle città turistiche.
Negozi di cianfrusaglie, minimarket, ma anche ristoranti, agenzie di viaggio e alberghi.
Nella sola Venezia, nel 2019 la Guardia di Finanza aveva iniziato a indagare su un presunto giro d’affari di oltre 30 milioni di euro legato a 850 aziende diventate fantasma.
Perché, di fatto, una volta chiuse le serrande, i loro titolari sparivano nel nulla, impedendo di fatto all’Agenzia delle Entrate di eseguire i controlli fiscali su quelle società a responsabilità semplificata o ditte individuali che non avevano versato tasse e contributi.
A porre fine a questo sistema, ora, sono due articoli (36 e 37) della Legge di Bilancio rubricati come  “Rafforzamento del presidio preventivo connesso all’attribuzione e all’operatività delle partite IVA”.
Insomma: aprire e chiudere non sarà ancora così semplice.

partite iva

La norma antievasione

La norma è stata introdotta dal Governo per contrastare la concorrenza sleale (non assolvendo a obblighi fiscali e previdenziali i titolari proponevano prezzi stracciati che una regolare attività mai avrebbe potuto sostenere) e quello che il sistema apri e chiudi, di fatto rappresenta: il reato di frode.
Per farlo, comprende l’intensificazione dei controlli preventivi da parte dell’Agenzia delle Entrate, multe di 3 mila euro, la stipula di una fideiussione di almeno 50 mila euro per un’eventuale riapertura della Partita Iva e una responsabilità diretta anche degli “intermediari che hanno trasmesso la dichiarazione di inizio attività per conto del contribuente, agendo con dolo o colpa grave”.
Tra questi, i commercialisti e i gestori delle piattaforme elettroniche attraverso le quali transitano le false dichiarazioni nel caso in cui non sia stato accertato che il cliente svolgesse davvero un’attività economica soggetta all’Iva.

La prova dell’esercizio effettivo

Dovranno quindi esser presentate la prova “dell’esercizio effettivo di un’attività d’impresa o di lavoro autonomo” e una certificazione “dell’assenza dei rischi individuati”.
Se però i controlli evidenziassero una situazione diversa, la posizione Iva sarà cancellata d’ufficio e la multa di 3 mila euro sarà condivisa anche con l’intermediario che ha certificato il falso “salvo che non sia in grado di dimostrare il proprio errore incolpevole, avendo adottato la diligenza connessa al proprio profilo professionale, quale ad esempio l’adeguata verifica della clientela”.
“Un ingiustificato aggravio di responsabilità a carico di chi non dispone degli strumenti necessari per verificare l’affidabilità del soggetto che richiede l’attribuzione della Partita Iva”, ha commentato l’Ordine nazionale dei commercialisti.
Consuelo Terrin

Un commento su “Cambia il mondo delle Partite Iva. Stretta contro l’apri-chiudi

  1. Voglio giustizia ed equità

    Discrimina gli stranieri? I depositi cauzionali possono essere richiesti a società con potenziale di frode, ma non a tutti gli stranieri. Se voglio aprire un piccolo negozio e il valore totale dell’azienda è solo superiore a 20.000, allora devo pagare più di 70.000. Con 3 volte più capitale, come può essere possibile, è una forma mascherata per impedire agli stranieri di avviare un’impresa? Non discriminare gli stranieri.E non è giusto nei confronti del commercialista, non forzare il lavoro del governo e della polizia tributaria al commercialista, sono solo lavoratori ordinari, non è loro responsabilità.


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