Uno studio USA lega i cibi pro-infiammatori al rischio di Alzheimer: attenzione a ciò che portiamo a tavola, soprattutto durante le feste
Alzi la mano chi non ha mai concluso le festività natalizie con almeno qualche etto in più sulla bilancia.
Lo spirito di convivialità e le occasioni di trovarsi in famiglia attorno a una tavola, del resto, invitano a consumare cibi non solo in quantità maggiori rispetto alle abitudini, ma spesso chiudendo più di un occhio di fronte ad alimenti che non si possono sicuramente il top per la salute.
E chissà quanti saranno spinti a una maggiore morigeratezza nei consumi sapendo che eccedere in pietanze ricche di grassi saturi e di colesterolo, ma anche con un apporto energetico estremamente elevato, non mette a rischio solo la linea, ma contribuisce anche a un aumento significativo del rischio di ammalarsi di morbo di Alzheimer o di altre forme di demenza.
Il ruolo del cibo nella malattia di Alzheimer
L’allarme arriva dagli Stati Uniti, attraverso lo studio, pubblicato sulla rivista “Alzheimer’s & Dementia”, coordinato da un gruppo di ricercatori dell’Health Science Center dell’Università del Texas di San Antonio.
I risultati ottenuti sono frutto dell’osservazione, durata mediamente per circa 13 anni, dei comportamenti alimentari di 1.487 ultrasessantenni, di cui circa 1 su 5 ha sviluppato nel periodo una forma di demenza.
Dall’analisi della dieta abituale è stato quindi attribuito a ciascun partecipante un indice di infiammazione sulla base dei cibi consumati. E gli studiosi hanno concluso che chi aderisce a una dieta ricca di alimenti considerati pro-infiammatori ha almeno il 20% di probabilità in più di ammalarsi di demenza. Quota che addirittura supera il +80% nei casi in cui l’indice di infiammazione è elevato.
Attenti a questi cibi!
E’ la conferma che il cibo che assumiamo può incidere sullo stato infiammatorio sia dell’organismo nel suo complesso che a livello di singoli organi, cervello compreso. Non a caso, in alcuni casi il morbo di Alzheimer viene anche chiamato “diabete di tipo III”, proprio per sottolinearne i possibili nessi con l’alimentazione.
Per evitare risposte infiammatorie sistemiche va inoltre evitata la ripetitività dell’assunzione di alcuni cibi.
Per grassi saturi e colesterolo “cattivo”, da considerarsi cibi maggiormente a rischio sono carni e formaggi grassi, fritture e prodotti da forno industriali, fino a condimenti come burro, margarina, strutto e lardo. Altro aspetto da tenere in considerazione sono le calorie, elevate nei già citati grassi, ma anche per esempio in maionese e cioccolato, così come in generale vanno evitati consumi eccessivi di zuccheri e alcool.
I (possibili) benefici della dieta mediterranea
Anche in questo campo, allora, la scelta più indicata è quella della dieta mediterranea.
Il consumo quotidiano di alimenti come verdura, frutta, olio d’oliva e cereali non raffinati, unito a una regolare attività fisica, secondo alcuni studi sembra infatti avere un effetto protettivo.
Anche se, va detto, al momento non ci sono risultati definitivi sull’esatto effetto benefico di una regolare adozione di questo regime alimentare.
E’ invece comprovata dai numeri la sempre maggiore crescita delle forme di demenza, tra cui l’Alzheimer è la più comune. Le stime indicano che già oggi ne soffrano almeno 55 milioni di persone in tutto il Mondo, di cui circa 2 milioni in Italia. Ma si pensa che entro il 2050 si possa arrivare su scala globale a superare i 152 milioni. E, dunque, qualche attenzione in più, a tavola, di certo è un compromesso accettabile. Anche a Natale.
Alberto Minazzi