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Bambini: l'Italia investe sugli asili nido

Bambini: l'Italia investe sugli asili nido

Firmato dal ministro dell’Istruzione il decreto che lancia un Piano da 735 milioni per migliorare l’offerta educativa. Ma preoccupa la denatalità nel nostro Paese

Garantire alle famiglie una buona offerta educativa fin dai primi anni di vita dei loro figli può essere un investimento fondamentale in un’Italia sempre più alle prese con la denatalità, che si collega innanzitutto (ma non solo: il “Rapporto Giovani” dell’Istituto Toniolo indica tra le cause anche preoccupazioni climatiche) a motivi economici.
Dedicare risorse pubbliche agli asili nido può essere così la strada per appianare le disparità e aiutare concretamente i nuclei familiari, a partire dalla possibilità offerta alle donne di conciliare meglio gli impegni lavorativi con quelli tra le mura domestiche.
È l’idea di fondo del nuovo Piano per gli asili nido del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Il decreto firmato dal ministro Giuseppe Valditara per incrementare i posti disponibili negli istituti per la prima infanzia può contare su una disponibilità economica di complessivi 734,9 milioni di euro, provenienti da economie del Piano dello scorso anno e da ulteriori fondi recuperati all’interno del bilancio del Ministero.

Il nuovo Piano asili nido

Il Piano, sottolinea il Ministero, è in linea con gli obiettivi del Pnrr e i target fissati a livello europeo.
“Si tratta – commenta Valditara – di un investimento a cui attribuiamo un valore strategico per la qualità del sistema scolastico, e non solo. In particolare, offriamo alle donne uno strumento in più per la conciliazione tra lavoro e maternità”.

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Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara

Nuovi asili per comuni e Città metropolitane

Nella strategia complessiva, è prevista anche una semplificazione di norme e procedure.
Il decreto definisce inoltre il criterio di riparto delle risorse tra i vari Comuni, basandosi a tal fine sui dati Istat relativi alla copertura dei servizi dei bambini fino a 2 anni e dell’entità numerica di questi in rapporto alla popolazione residente.
Per la realizzazione e costruzione di nuovi asili e per la riconversione a tal fine di edifici e immobili esistenti il decreto stabilisce quindi un costo parametrico.
“I criteri descritti – sottolinea il Ministero – hanno consentito di individuare un elenco di Comuni beneficiari e di quantificare l’importo spettante in base al numero minimo di posti da attivare”.
I Comuni dovranno seguire la apposita procedura di adesione per ottenere l‘autorizzazione degli interventi. Una quota di risorse per l’attivazione e il potenziamento degli asili nido sarà garantita anche alle 14 Città metropolitane, in considerazione della loro estensione territoriale e prescindendo dal livello di copertura del servizio fin qui raggiunto.

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L’Italia e la denatalità: conta anche il clima

L’impulso positivo che potrà derivare dalla misura per spingere le famiglie a mettere al mondo un figlio è difficilmente valutabile. Sulla denatalità in Italia, comunque, una delle conclusioni a cui è arrivato l’Istituto Toniolo, che ha analizzato il fenomeno nel suo “Rapporto Giovani”, è però che i pochi sostegni alle famiglie aumentano il clima di incertezza.
Lo studio rileva che sono proprio le preoccupazioni per il futuro il principale motivo addotto dal 53% di persone tra i 25 e i 24 anni interpellate che si sono dette poco o per niente disposte ad avere figli nei 3 anni successivi. Preoccupazioni innanzitutto economiche, sia personali che per l’intero Paese, superiori al resto d’Europa ma anche di altra natura.

Una new entry tra le ragioni per non aver figli

Non a caso, il rapporto si intitola “Il rischio climatico e l’impatto sulle intenzioni di fecondità”, puntando per la prima volta sulla questione climatica tra le possibili cause del calo della natalità.
A fronte di un 60% che ha addotto motivazioni economiche, il 58% ha espresso timori sull’impatto del cambiamento climatico sulle nuove generazioni.
E se la stessa quota ha spiegato le sue scelte con l’indisponibilità a rinunciare ai propri stili di vita, c’è addirittura un 40%, secondo il rapporto, che non vuole avere figli addirittura per provare a limitare l’impatto ecologico dell’umanità evitando di aggiungere una persona in più sul pianeta.

Alberto Minazzi

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