Percepiscono il ronzio, classificano gli insetti e modificano la chimica del nettare in base alla “fedeltà” biologica. Ecco cos’ha scoperto la scienza
Nonostante le piante non abbiano organi specifici per “udire” (nel senso stretto della parola) e nemmeno un vero e proprio cervello, sarebbero in grado di sentire, ancor prima che si posino sui fiori, i ronzii degli insetti e di distinguere tra quelli che favoriscono l’impollinazione e gli altri che, invece, sono intenzionati solo a “rubare” il nettare.
Il sorprendente risultato, che si traduce in un aumento o una riduzione della concentrazione degli zuccheri nel polline a seconda del tipo di insetto in avvicinamento, è stato presentato negli Stati Uniti, all’International Congress on Acoustic, dai ricercatori italiani, spagnoli e australiani che stanno effettuando una serie di esperimenti in tal senso all’interno del progetto “GoodVibes”, finanziato dallo Human Frontiers Science Program.
La comunicazione tra piante e insetti
Indizi sulla possibilità che le piante siano in grado di sentire i suoni erano già emersi da precedenti studi, per esempio dimostrando che le radici delle piante si orientano nella direzione da cui proviene il rumore dell’acqua. E se finora la comunicazione tra insetti e piante era stata studiata soprattutto sulla base di segnali visivi e olfattivi, ora, per la prima volta, è stato ipotizzato, trovando conferme dagli esperimenti condotti in laboratorio, un vero e proprio sistema di comunicazione vibroacustica, che viene utilizzato ancor prima dell’impollinazione. Il team di scienziati si è concentrato in particolare su una particolare bocca di leone, diffusa nelle campagne nei dintorni di Valencia, i cui fiori vengono visitati sia da insetti impollinatori che dai cosiddetti “robbers”. La prima domanda che i ricercatori si sono posti, concentrandosi sui meccanismi molecolari e fisiologici delle risposte delle piante, è stata quindi quella su quale è la reazione delle piante all’avvicinarsi dei diversi tipi di insetti.
Nettare più zuccherino per gli impollinatori
L’ipotesi che la bocca di leone sia in grado di percepire le differenze del ronzio tra i vari tipi di insetto, modificando di conseguenza il proprio comportamento e in particolare concentrando le risorse energetiche per la visita di quelli più efficaci ai fini dell’impollinazione, è stata quindi confermata dagli esperimenti condotti in serra. È infatti emerso che, soprattutto nei primi 10’ minuti dallo stimolo sonoro ottenuto riproducendo in playback il ronzio dell’insetto impollinatore, la concentrazione di glucosio, fruttosio e saccarosio nel nettare (e addirittura un aumento dell’espressione di geni collegati al trasporto di zucchero) aumenta rispetto alla condizione di semplice suono di sottofondo ambientale, con al contrario una riduzione quando il suono percepito dalla pianta è quello collegato all’arrivo di un insetto robber.
Una conferma, cioè, della premessa teorica secondo cui i segnali vibroacustici abbiano un ruolo importante nel far sì che le piante percepiscano e reagiscano ai segnali provenienti dall’ambiente circostante.
Teorie e prospettive
Questo tipo di segnali, è una delle ipotesi dei ricercatori, potrebbero anzi essere emersi proprio come adattamenti della pianta nella sua funzione di canale di comunicazione. E potrebbero basarsi su meccanismi che coinvolgono meccanorecettori della pianta, come i tricomi (paragonabili a “peli” vegetali), che, quando vengono percepite le vibrazioni sonore, producono un segnale interno.
Uno dei punti da chiarire, sui quali il team è già al lavoro e conta di arrivare alle prime risposte entro fine anno, è poi la dimostrazione che il nettare più zuccherino attragga maggiormente l’insetto, elevando di conseguenza l’efficacia dell’impollinazione, operando anche una sorta di fidelizzazione dello stesso insetto alla pianta.
Se venissero confermate le premesse, dunque, si potrebbe pensare all’applicazione dell’utilizzo dei ronzii all’agricoltura per incentivare l’impollinazione, oltre che ai fini di un monitoraggio della biodiversità.
Alberto Minazzi