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Venezia celebra Dante Alighieri, poeta della patria

Venezia celebra Dante Alighieri, poeta della patria
Arsenale

Martedì 6 ottobre la biblioteca nazionale Marciana di Venezia ospita il convegno di studi Dante poeta della patria. Temi e suggestioni intorno al centenario tra Firenze, Ravenna e Venezia.
L’evento è organizzato insieme alla fondazione Casa di Oriani – biblioteca di storia contemporanea di Ravenna e con la collaborazione dell’accademia toscana di scienze e lettere “La Colombaria” di Firenze, in previsione delle celebrazioni dantesche del 2020-2021.

Dante tra Firenze, Ravenna e Venezia

Il centenario cui il titolo fa riferimento è quello del 1865, nel quale le tre città festeggiarono i 600 anni dalla nascita di Dante Alighieri in un contesto politico e sociale del tutto particolare: fu infatti il primo evento di portata nazionale successivo all’unificazione italiana.
Firenze celebrava il nuovo status di capitale d’Italia omaggiando il sommo poeta con la statua scolpita da Enrico Pazzi in piazza Santa Croce; a Ravenna caso volle il ritrovamento fortuito delle ossa di Dante durante il restauro del Quadrarco di Braccioforte (con successiva ostensione pubblica a fianco del sepolcro dei Morigia).

Venezia e l’elusione della censura austriaca

Situazione del tutto differente a Venezia invece: l’area veneta nel 1865 era infatti ancora sotto la dominazione dell’impero austro-ungarico e l’anniversario dantesco fu festeggiato solo dal punto di visto filologico-letterario, per non incorrere in censure imperiali.
All’epoca, l’unificazione dell’area veneta al Regno d’Italia era ormai questione di tempo: il plebiscito successivo alla guerra austro-prussiana e alla terza guerra d’Indipendenza del 1866 avrebbe sancito l’effettivo passaggio e la liberazione di Venezia dal dominio asburgico.

Le celebrazioni del 1865 furono quindi preludio dell’imminente unificazione, nel nome di quel poeta, Dante, che prima di tutti aveva unificato la nazione sotto la stessa lingua. Un legame se vogliamo “marginale” durante la vita del poeta ma che nel corso dei secoli si è via via rafforzato.

Busto di Dante presente all'Arsenale di Venezia
Busto di Dante presente all’Arsenale di Venezia

1321: Dante è a Venezia

Dante e Venezia ebbero in realtà pochi punti di contatto l’uno con l’altra.
L’unico viaggio storicamente certo del poeta fiorentino nella Serenissima fu quello del 1321, quando l’Alighieri venne incaricato dal signore di Ravenna Guido Novello da Polenta di pacificare i rapporti tra le due città.
Viaggio per altro fatale, si suppone, in quanto Dante durante il viaggio di ritorno contrasse la febbre malarica nelle valli del Comacchio. La sua morte infatti è datata tra la notte del 13 e 14 settembre dello stesso anno.

Dante e la pece dell’Arsenale di Venezia

Di contro, la stessa Venezia è considerata come la “grande assente” della Comedia, fatta eccezione per i primi ventuno versi del canto XXI dell’Inferno.
Qui Dante descrive accuratamente la pece e l’Arsenale veneziano (luogo che ancora oggi omaggia il poeta con le caxe dell’Inferno e del Purgatorio con i relativi ponti), facendo supporre che il viaggio del 1321 non sia stato l’unico intrapreso dal poeta (la stesura dell’Inferno è datata 1306-1308).
Altre citazioni veneziane implicite possono essere ritrovate nel Purgatorio e nel Paradiso.
Tuttavia, la Serenissima è del tutto esclusa da qualsiasi lode o invettiva dantesca, privandola quindi di quel fascino e dello spessore culturale dantesco che hanno, per esempio, Pisa o Genova (per citare altre due repubbliche marinare).

Venezia culla dell’eredità dantesca

Quello che legò realmente Dante e Venezia, e che continua a perpetrarsi nel tempo, è la lingua italiana.
Se da un lato il “poeta della patria”, alla sua morte, ha lasciato una sconfinata produzione culturale, dall’altro Venezia si è fatta culla, luogo di studio e laboratorio letterario dell’eredità dantesca.
Nel corso dei secoli i nobili veneziani e le librerie claustrali hanno raccolto un numero incalcolato di manoscritti danteschi; l’importanza editoriale di Venezia nel Cinquecento, grazie soprattutto ad Aldo Manunzio, ha catalizzato nuove stampe delle opere di Dante nella città, mentre proprio il veneziano Pietro Bembo, il cui contributo alla codificazione della lingua italiana è considerato determinante, fu il primo a studiare filologicamente le “Terze rime” (la Comedia) di Dante, insieme ai Fragmenta di Petrarca.

Preludio alle celebrazioni dantesche del 2021

Lo stesso Bembo, nel 1525, venne insignito della carica di storiografo ufficiale della Repubblica di Venezia e bibliotecario della Biblioteca Nazionale Marciana.
La biblioteca che partecipò attivamente alle celebrazioni del 1865, dando alle stampe i manoscritti danteschi collezionati lungo i secoli e rendendoli disponibili al pubblico.
Il convegno del prossimo 6 ottobre approfondirà i legami che intercorrono tra la città e il poeta, svelando gli studi proposti dai relatori presenti. Al tempo stesso, preparerà la strada alle celebrazioni dantesche del 2021, anno in cui ricorrono i 700 anni dalla morte del “Poeta della patria” italiana.

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