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Veneto: la patria della chirurgia oncologica

Veneto: la patria della chirurgia oncologica
Ospedale dell'Angelo Mestre

Gli ospedali di Mestre e Padova tra le 4 eccellenze nazionali nella specialità, punte di diamante di una sanità regionale che investe ancora per la qualità

In Italia, nel 2022 ci sono stati solo 4 ospedali il cui livello di qualità del trattamento garantito nell’area della chirurgia oncologica è stato giudicato “molto alto” da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali nell’edizione 2023 del “Programma Nazionale Esiti”. E la metà di questi sono in Veneto.
Si tratta dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre e dell’Azienda Ospedale Università di Padova, che hanno meritato il giudizio di eccellenza insieme al Policlinico Gemelli di Roma e all’Umberto I-G.M. Lancisi di Ancona. E non finisce qui.
Perché, restando sempre nello stesso ambito, tra le altre 28 strutture italiane in cui la qualità dei risultati ottenuti con gli interventi chirurgici nella cura dei tumori alla mammella, al polmone e al colon è stata ritenuta comunque “alta” in Veneto ci sono anche la casa di cura Pederzoli di Peschiera del Garda e l’ospedale Ca’ Foncello di Treviso.
E anche allargando la prospettiva agli altri ambiti di specialità mediche si possono trovare ulteriori risultati lusinghieri per le strutture venete a tutela della salute. A conferma di una sanità regionale che ha saputo ripartire nel migliore dei modi dopo l’emergenza Covid.
Un servizio fondamentale di livello assoluto per confermare il quale, non a caso, la Regione ha deciso di continuare a investire, annunciando una nuova maxi manovra da oltre 437 milioni che coinvolgerà 17 strutture sanitarie del proprio territorio.

chirurgia oncologica
Sala ibrida multimodale ad alta integrazione tecnologica Azienda Ospedaliera Università di Padova (@aopd.veneto.it)

Come funziona il giudizio di Agenas

Il Programma Nazionale Esiti valuta area per area, in circa 1.400 strutture pubbliche e private, l’assistenza ospedaliera svolta nel corso dell’anno, con una valutazione specifica dei singoli interventi e una sintetica finale area per area. A incidere sulla valutazione non sono solo gli esiti dell’intervento chirurgico sulla base di specifici indicatori, ma anche il raggiungimento di numeri minimi di operazioni effettuate.
L’idea è quella di istituire un osservatorio permanente che, anche nell’ottica di far emergere eventuali criticità, consenta di monitorare i trattamenti di provata efficacia e “produrre evidenze epidemiologiche sulle interazioni esistenti tra assetti organizzativi, modalità di erogazione e performance assistenziali”.

L’eccellenza veneta nella chirurgia oncologica

Per la chirurgia oncologica, per esempio, indipendentemente dagli esiti, è assegnato un giudizio di qualità molto bassa se non si raggiungono almeno 135 interventi annui per il tumore maligno della mammella, almeno 85 per quello del polmone e almeno 45 per il cancro del colon.
I volumi dell’attività chirurgica a elevata complessità sono infatti il punto di partenza del giudizio, in una fase in cui l’attività sanitaria sta ripartendo dopo lo stop del 2020.
Si applicano quindi agli indicatori specifici dell’area (in totale il Programma ne calcola 195) le valutazioni di esito del processo. Nei 3 di chirurgia oncologica si fa riferimento dunque alla proporzione di nuovi interventi di resezione entro 120 giorni da un intervento chirurgico conservativo per un tumore maligno al seno e alla mortalità a 30 giorni da un intervento per tumore al polmone o per tumore al colon.

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Sala operatoria ospedale dell’Angelo Mestre

“Eccellere in Italia nella lotta al cancro – ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia – è un motivo di vanto, ma anche un segnale di speranza per tutti coloro, veneti e non, che cercano il meglio per curare la loro malattia, quella che ancora oggi fa più paura alla gente. Stiamo facendo bene non solo per la qualità degli ospedali, ma per l’approccio complessivo alla lotta al tumore, che, nel Veneto, è una battaglia a 360 gradi, con tanti attori di livello”.

Le migliori strutture sanitarie venete specialità per specialità

Guardando alle altre aree ospedaliere considerate dal Programma Nazionale Esiti, per quella cardiovascolare l’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso è tra le 11 strutture italiane che hanno effettuato 200 o più interventi di bypass aorto-coronarico. E, non a caso, la struttura della Marca è anche tra le 17 che raggiunge un livello di qualità molto alto nei 6 indicatori, insieme, tra gli ospedali veneti, all’Angelo di Mestre e al San Bortolo di Vicenza.
Quanto all’area muscolo-scheletrica, l’ospedale di San Donà di Piave è tra le 10 strutture italiane che hanno raggiunto le proporzioni più elevate per i ricoveri dovuti a una frattura del collo del femore, per la quale l’intervento chirurgico entro 48 ore dall’accesso nella struttura di ricovero nei pazienti di età uguale o superiore ai 65 anni è uno degli indicatori per la valutazione sintetica (insieme alle riammissioni a 30 giorni dopo gli interventi di protesi all’anca e al ginocchio). Indicatori sulla cui base hanno raggiunto un livello di qualità molto alto, tra le 28 nazionali, anche la casa di cura Pederzoli di Peschiera e gli ospedali di Feltre, Conegliano, Portogruaro e Cittadella.

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l’ospedale di San Donà di Piave

Ospedali: gli investimenti annunciati dalla Regione Veneto

Per mantenere questi livelli di eccellenza, è fondamentale non abbassare mai la guardia sulla sanità pubblica.
Così, la giunta regionale del Veneto ha messo in campo un piano di nuovi investimenti per 437 milioni e 348 mila euro che coinvolgerà 17 presidi ospedalieri e andrà ad aggiungersi ai 371 milioni programmati a tal fine lo scorso anno.

Le risorse destinate da Palazzo Balbi, come ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, serviranno in molti casi per “la prosecuzione di progetti con nuovi stralci finanziati, per adeguamento sismico, messa a norma, rimodulazione della logistica interna”. La maggior parte della cifra, 100 milioni, andrà così ad aggiungersi a 42 già stanziati per la realizzazione del nuovo ospedale di Legnago, nel Veronese.

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Il secondo intervento per spesa, 58 milioni, è poi quello per l’ampliamento dell’ospedale di Mestre, con la realizzazione del cosiddetto “Angelino”, che permetterà una maggior distribuzione dell’attività ospedaliera. 56 milioni andranno quindi a Verona, tra le strutture di Borgo Trento e Borgo Roma, ma saranno interessati anche gli ospedali di Feltre, Oderzo, Treviso, Mirano, San Donà di Piave, Portogruaro, Jesolo, Rovigo, Camposampiero, Piove di Sacco, Bassano del Grappa, Vicenza e Castelfranco Veneto.
“Siamo davanti – ha commentato il presidente Zaia dando l’annuncio – a un grande e chiaro progetto che è in lavorazione e che abbraccia tutti i settori strategici delle strutture ospedaliere: dall’adeguamento, all’ampliamento, all’aggiornamento tecnologico. Cominciamo oggi una road map informativa che riguarderà altri ambiti del sistema, come le liste d’attesa e il problema, nazionale, del reperimento di medici e infermieri. Spingeremo il lavoro anche sul fronte dell’intelligenza artificiale e ancora sul miglioramento degli ospedali”.

Alberto Minazzi

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