Passi avanti della ricerca italiana con una nuova formulazione di un derivato della vitamina A che riduce in particolare numero e dimensioni delle metastasi
L’appello della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, che sostiene gli studi in corso all’Istituto Superiore di Sanità di Roma, è quello di contribuire per far sì che le sperimentazioni cliniche, che richiedono complessi e costosi passaggi, possano proseguire, verificando la sicurezza e l’efficacia del farmaco sui pazienti.
I progressi già ottenuti dal team coordinato da Ann Zeuner sono infatti tali da consentire di guardare con fiducia alla possibilità di sviluppare nuove cure efficaci, a basso costo e a bassa tossicità ,per il trattamento dei tumori, a partire da quello al seno metastatico: una forma di cancro che, con più di 53 mila nuove diagnosi nell’ultimo anno, rappresenta il 30,3% di tutti i tumori che hanno colpito le donne in Italia. Potrebbe infatti essere stata trovata la chiave attraverso la quale, oltre a uccidere gran parte delle cellule tumorali, far “addormentare” quelle residue, comprese le staminali tumorali, più inclini a sviluppare resistenza alle terapie, e far perdere così loro la capacità di moltiplicarsi. Un percorso che i ricercatori si augurano possa arrivare in particolare ai casi in cui le terapie attualmente disponibili non risultano efficaci.
La nuova formulazione della fenretinide
Il farmaco in questione è la fenretinide, un derivato della vitamina A di cui si parla ormai da una trentina d’anni per la sua capacità di neutralizzare vari tipi di cellule tumorali. Dopo i promettenti risultati negli studi preclinici, le prime sperimentazioni sui pazienti avevano però dato risultati non altrettanto entusiasmanti a causa della ridotta biodisponibilità della molecola. In altri termini, il farmaco non era riuscito a entrare nel circolo sanguigno in quantità sufficienti per raggiungere il proprio bersaglio. Il gruppo di ricerca di Ann Zeuner ha ovviato a questo limite sviluppando in un primo tempo una nuova formulazione, chiamata nanofenretinide nello studio pubblicato su Cell Death and Desease nel 2019, che, attraverso un processo di nano-incapsulazione, rende il composto solubile nei liquidi corporei, permettendone la somministrazione endovena e favorendone così l’assorbimento. Il farmaco in questa formulazione si è quindi dimostrato molto efficace, negli esperimenti di laboratorio su cellule e topi, sui campioni di vari tipi di tumore, come quelli al colon, al polmone, alla mammella e all’ovaio, ma anche per melanoma, sarcoma, e glioblastoma.
L’ulteriore progresso e le metastasi del tumore al seno
Partendo dall’indicazione positiva sulla possibilità di utilizzare la nanofenretinide come molecola ad ampio spettro senza effetti collaterali, sfruttandone la capacità di mantenere dormienti le cellule tumorali soprattutto nel caso di malattie ad alto rischio di recidiva, gli studi sono proseguiti e, poco meno di un anno fa, sono stati presentati in un articolo sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research gli ulteriori risultati raggiunti. In questo caso, dopo aver creato una nuova versione della nanocapsula, in cui il principio attivo è racchiuso in un guscio di materiale derivato dalla soia rendendone possibile la somministrazione per via orale, questa è stata sperimentata con animali di laboratorio con tumore al seno metastatico. E, rispetto agli animali non trattati, in quelli a cui è stata somministrata la nuova bionanofenretinide i tumori comparivano più tardi, rimanevano più piccoli e contenevano un minor numero di cellule staminali tumorali. Ma, soprattutto, le metastasi si sono ridotte a circa la metà, per di più di dimensioni più piccole. Nella nuova formulazione, inoltre, il farmaco potrebbe essere assunto anche per periodi di tempo molto lunghi con effetti collaterali minimi.
Alberto Minazzi



