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TUTELARE IL TERRITORIO

TUTELARE  IL TERRITORIO


L’attività e l’importanza dei consorzi di bonifica raccontate da Andrea Crestani, Direttore di Unione Veneto Bonifiche
Tutelare il territorio, salvaguardarlo dal rischio allagamento e al tempo stesso prendersi cura della rete idraulica. Di questo si occupano i Consorzi di bonifica che, per la conformazione dell’area veneta, hanno un ruolo di strategica importanza. A maggior ragione un ruolo rilevante ha l’Unione Veneta Bonifiche ovvero l’ente, con sede a Venezia, che rappresenta i 10 Consorzi di bonifica veneti.
«Il Consorzio di Bonifica è un Ente pubblico – spiega Andrea Crestani Direttore di UVB – ad oggi, tra i più moderni sistemi di autogoverno, federalismo e sussidiarietà, in grado di interpretare e rispondere alle esigenze di un territorio nel rapporto tra pubblico e privato. L’attività dei Consorzi di bonifica si sviluppa su quattro livelli principali: la manutenzione costante di una rete idraulica di 26mila chilometri, di cui 18mila di scolo e 8mila per l’irrigazione, come requisito indispensabile per la corretta gestione del territorio e la salvaguardia degli interessi socioeconomici ed ambientali; la collaborazione con gli enti locali, Comuni in primis, per una pianificazione urbanistica e territoriale sostenibile; la progettualità di medio-lungo termine in grado di affrontare i cambiamenti in atto e le azioni sul bilancio irriguo delle colture. Le funzioni consortili assumono un significato ancora più rilevante se si analizza l’estensione delle aree interessate e l’intensità delle attività esercitate dai Consorzi sul territorio del Veneto. Oltre 1,2 milioni di ettari della superficie regionale, pari al 65% del totale, ricade all’interno dei comprensori consortili, interessando oltre 4 milioni di abitanti. In quest’area si stimano quasi 400 mila ettari di superficie ad allagamento certo se non vi fossero azioni di pompaggio, oltre 500 mila ettari a rischio di inondazione per tracimazione delle arginature e quasi 80 mila ettari a rischio di inondazioni marine. Per far fronte a tutto questo, operano costantemente 389 idrovore, che fungono da risorsa imprescindibile per mantenere all’asciutto il territorio in cui operiamo. In questo, la similitudine con l’Olanda è molto forte, sia nei rapporti che nelle modalità di gestione del territorio».
Chi finanzia l’attività dei Consorzi? «I 106milioni di euro che annualmente vengono reinvestiti sul territorio dai Consorzi di bonifica, provengono dal contributo di bonifica, che viene annualmente pagato dai proprietari di immobili, di qualsiasi natura (terreni, fabbricati…), ricadenti nel comprensorio di bonifica, ovvero, un’area territoriale, delimitata e classificata dalla Regione in cui operano i Consorzi di bonifica. Il contributo è determinato dai piani di riparto, secondo cui i proprietari pagano per interventi effettivamente collegati a quello specifico territorio. Inoltre, i Consorzi ricevono fondi dalla Regione Veneto per la realizzazione di opere pubbliche, di cui successivamente provvederanno alla manutenzione».
Purtroppo sono sempre più ricorrenti notizie relative ad alluvioni, allagamenti, soprattutto relative ad una evidente difficoltà nella gestione di queste presunte emergenze. Qual è la sua posizione in merito? «Consideriamo che se nel 2010 i fondi provenienti dalla Regione sono stati circa 43 milioni di euro, nel 2011 e ancor di più nel 2012 questi fondi sono stati totalmente azzerati arrivando al massimo a circa 4 milioni di euro. Le opere principali sono rimaste quelle di molti anni fa: i grandi fiumi in particolare (in gestione alla Regione) sono rimasti gli stessi senza quasi nessuna nuova attività di sistemazione degli argini o altro, nonostante vi siano stati cambiamenti climatici e urbanistici ingenti, che stanno nuovamente trasformando la nostra Regione senza che in parallelo siano realizzati gli idonei aggiustamenti strutturali. Quindi ci si limita alla manutenzione e gestione ordinaria di opere esistenti; le ultime che si stanno realizzando sono state possibili solo attraverso risorse stanziate anni fa. Non possiamo dimenticare che dall’83 al 2006 sono state urbanizzate e cementificate il 27% delle superfici del Veneto, che visto dall’alto è una superficie completamente puntinata di abitazioni, edifici, aree industriali quasi senza soluzione di continuità. Un’urbanizzazione che purtroppo molto spesso è stata realizzata senza un’attenta pianificazione e rispetto di vincoli ambientali e territoriali sostenibili. In parallelo se negli ultimi 10 anni la piovosità è diminuita di circa 34 millimetri, le manifestazioni sono sempre più estreme e concentrate in brevissimi periodi di tempo a causa dei mutamenti climatici. In tal modo il territorio non riesce più ad assorbire adeguatamente l’acqua, anche a causa di una sconsiderata cementificazione che accelera notevolmente l’onda di piena. L’acqua quando esce dagli argini non trova più campi capaci di assorbirla, ma cemento, abitazioni… Tutte queste argomentazioni mi sembrano piuttosto eloquenti».

A febbraio si è svolto a Venezia l’Incontro organizzato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sul tema “Le aree soggiacenti il livello del mare: il sistema della bonifica” cui ha partecipato anche UVB. Quali sono stati i temi trattati e quale il bilancio dell’incontro promosso dal Ministero dell’Ambiente? «I rappresentanti dell’OCSE, promotori dell’iniziativa, sono venuti in Italia soprattutto per comprendere lo stato dell’arte e discutere della governance dell’ambiente e della gestione del territorio in termini generali, poiché in ambito europeo le attività di governance relative alla gestione del territorio, emergenze idriche, alluvioni ecc… sono ancora molto diversificate nonostante esistano delle specifiche direttive europee che stabiliscono con quali modalità debbano essere gestiti i territori fino a determinati livelli di competenza. Recentemente a Roma, i vari Consorzi di Bonifica hanno discusso un piano relativo alla mitigazione del rischio idrogeologico e la governance è stato uno dei temi centrali. E’ evidente che esistono competenze intersettoriali e che manca un punto di riferimento chiaro e definito. Il D.Lgs. 152/2006 – Testo Unico sull’Ambiente, in recepimento della Direttiva comunitaria Quadro sulle Acque, ha istituito in Italia 8 Distretti idrografici assegnati ad altrettante Autorità distrettuali. Tuttavia ad oggi le Autorità distrettuali non sono ancora operative e al loro posto sono mantenute in vita le vecchie Autorità di Bacino. Non c’è stata una concreta attribuzione delle responsabilità, non ci sono strutture operative, anche se le Autorità distrettuali sono proprio i soggetti che dovrebbero coordinare tutti gli attori preposti alla tutela delle acque e del territorio ma soprattutto dovrebbero pianificare la difesa idraulica dell’Italia. I Piani distrettuali, infatti, dovrebbero individuare le azioni di conservazione, difesa, valorizzazione del suolo e di corretta utilizzazione della acque. Le Autorità distrettuali dovrebbero inoltre elaborare anche i Piani di gestione del rischio di alluvioni, previsti dalla Direttiva comunitaria Alluvioni. Ciò nei fatti non è mai avvenuto e ad oggi la pianificazione è predisposta dalle vecchie Autorità di Bacino, l’esecuzione delle opere e la manutenzione sui grandi fiumi è invece affidata ai Geni Civili, che sono organismi della Regione, derivanti dal trasferimento di competenze dal Magistrato alle Acque, mentre la rete di bonifica e l’idrografia minore è gestita dai Consorzi di bonifica».
Quali sono le attività di promozione che UVB realizza, in particolare nelle sedi istituzionali? «Il nostro interesse è stato, fin da subito, quello di creare un network comunicativo interno ed esterno ai Consorzi, capace di trasmettere uno dei principi cardine che più ci caratterizza: la trasparenza delle informazioni. Per questo, realizziamo mensilmente una newsletter che coinvolge istituzioni, associazioni e portatori di interesse, un canale youtube (UVB Channel) per raccogliere interviste e puntate a noi dedicate, una pagina facebook e una rubrica televisiva pronta a partire in questi giorni. Inoltre, viene realizzato l’evento “La settimana della Bonifica”, in cui si organizzano visite guidate agli impianti idrovori, attività con le scuole, biciclettate e allegre scampagnate, allo scopo di far conoscere il “pianeta bonifica”. Molti dei progetti realizzati dai Consorzi di Bonifica coinvolgono la Regione; sono periodicamente stilate relazioni, studi e documentazioni relative a tutte le attività svolte … è ovvio che arrivare al pubblico più vasto ed ai singoli cittadini risulta più difficile, soprattutto nel far comprendere il perché degli investimenti e del contributo richiesto dai Consorzi. Per questo, continueremo ad operare con tutti i mezzi di comunicazione necessari ad una corretta divulgazione di queste tematiche, oltre ad incentivare un senso civico maggiore, che negli ultimi anni è venuto meno».

Quali sono le prospettive e i futuri piani di intervento di UVB? «In un quadro così complesso e difficile, sicuramente cercheremo di sensibilizzare in modo sempre più concreto e profondo tutti gli stakeholder coinvolti direttamente o indirettamente dalle attività dei Consorzi di Bonifica. L’obiettivo è quello di sviluppare una sempre più sinergica ed efficace azione sul territorio, al fine di far maturare una nuova sensibilità e cultura anche a livello dei singoli cittadini e fronteggiare problemi palpabili come la “cementificazione selvaggia”. In questa direzione va la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa, stipulato tra i Consorzi di Bonifica e ANCI Veneto, il 23 gennaio scorso a Mogliano Veneto (TV), in occasione dell’annuale pre-conferenza organizzativa. Sono già state stipulate 130 convenzioni/accordi tra Consorzi e Comuni per oltre 30 milioni di risorse mobilitate. Questo percorso virtuoso ha avuto come esito ultimo la realizzazione e il diffondersi dei Piani delle Acque, ovvero strumenti volti ad assicurare la sostenibilità idraulica degli strumenti urbanistici e l’integrazione delle diverse competenze in materia. Nel 2011, in provincia di Venezia, sono stati 34 i piani approvati, redatti o in fase di realizzazione su 44 comuni. Il nostro augurio è che uno strumento così utile ed importante venga esteso anche ad altre realtà provinciali – e perché no – nazionali».
DI CARLO BONALDI

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