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TRA MERLI, ARMATURE E TORRIONI

TRA MERLI, ARMATURE  E TORRIONI


Alla scoperta del Castello Cini di Monselice, nuova tappa degli itinerari turistici del nostro territorio
Prezioso connubio di antichità e contemporaneità, il Castello Cini di Monselice (Pd) si propone di diventare un punto di riferimento degli itinerario turistici del nostro territorio. Il primo nucleo abitativo è costituito da una casa romanica e dal Castelletto, risalenti rispettivamente ai secoli XI e XII. In quello successivo, a scopo difensivo, fu costruita la Torre Ezzeliniana al cui interno si trovano imponenti camini “a torre” del tutto singolari in Italia per forma e funzionalità. Nel 1405, la famiglia veneziana dei Marcello costruì la struttura di collegamento dei precedenti edifici, Ca’ Marcello, trasformando il tutto in residenza estiva che comprendeva anche il cortile veneziano e la biblioteca. Ma nel secolo XVIII, con la caduta della Serenissima, cominciò il declino del maniero monselicense che passò nelle mani di diverse famiglie che non riuscirono a sollevarne le sorti. Fondamentale fu la figura del Conte Vittorio Cini che, intorno al 1960, cominciò un’opera di massiccio restauro e di ricerca del mobilio originario. L’intento era quello di donare un’imponente residenza al figlio Giorgio che però venne a mancare prematuramente in un incidente aereo. Il complesso fu donato quindi alla veneziana Fondazione Cini che non molto tempo dopo, per i costi esosi di manutenzione, lo vendette alla Regione. Dal 1990, la Società di gestione Rocca di Monselice Srl dirige ogni tipo d’attività legata al castello, alla sua manutenzione, modernizzazione e quelle relative a tutti gli annessi del complesso. Nata per volontà di Aldo Businaro, oggi è presieduta dal figlio Ferdinando che si fa portavoce dell’intero staff della società. Grazie ad attività di restauro e ricerca, attualmente fanno parte della compagine architettonica anche: il Mastio Federicianum, al cui interno sono esposti gli oggetti trovati durante scavi che hanno riportato alla luce per lo più oggetti metallici e vasellame e l’Antiquarium Longobardo comprendente i resti di cavalieri longobardi trovati durante degli scavi eseguiti a circa metà del colle. Sono esposte anche le armi e le paratie dei condottieri dell’antica popolazione germanica, il tutto cercando di restituire anche le posizioni in cui i reperti son stati trovati. Ma un occhio particolare è rivolto anche alla contemporaneità: nello stesso edificio dell’Antiquarium si trova il Museo delle Rarità di Carlo Scarpa «Dove sono esposte sculture metalliche, prevalentemente in argento, e vitree realizzate dal famoso architetto – spiega Ferdinando Businaro – e riunite dalla passione di mio padre, legato a Carlo Scarpa da un rapporto di amicizia. Questo si prefigge d’essere un’anticipazione del futuro Museo Carlo Scarpa che avrà sede nella vicina ex-casa del custode».
Alla metà del colle si trova Villa Duodo, capolavoro seicentesco dello Scamozzi «Questo edificio è stato recentemente restaurato ed è in grado di offrire alloggio nel caso delle attività didattiche che frequentemente qui hanno sede».
L’insieme degli edifici offre chiaramente la possibilità di fare una gita in cui osservare rarità dalle connotazioni spazio-temporali piuttosto ampie. «Forte di un patrimonio così vario – continua Feridnando Businaro – la Società Rocca di Monselice si propone di coinvolgere il visitatore in un’esperienza che richieda più tempo e non un semplice mordi e fuggi, motivo per cui il castello è visitabile anche la notte, durante il periodo estivo, ospitando inoltre spettacoli teatrali e divenendo sede di attività legate a manifestazioni folkloristiche o di rievocazioni storiche».
Nelle aule dedicate ad Aldo Businaro si organizzano conferenze e meeting e, in particolare per gli studenti anche stranieri, vengono proposte visite guidate più ampie e complete possibili. Per gruppi limitati, la struttura può diventare sede di manifestazioni o cerimonie private. «Sarebbe fondamentale che l’intero complesso – chiude il Presidente della società di gestione – col suo potenziale artistico così ampio e temporalmente trasversale, diventasse un organismo capace di auto sostenersi e soprattutto un punto di riferimento per l’architettura in grado di tenere il passo alla fama di realtà storico-artistiche già conosciute».
DI ELEONORA SPERANZA NALESSO

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