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Tasse. Il commercialista: nel 2022, risparmi per tutti

Tasse. Il commercialista: nel 2022, risparmi per tutti

La riforma fiscale è ancora da definire. Ma possiamo dire già adesso che dalla riduzione delle aliquote e dalla rimodulazione delle detrazioni, deriva un fatto acclarato: tutti i contribuenti, l’anno prossimo, beneficeranno di un risparmio di imposte”. Lo sottolinea Massimo Da Re, presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Venezia, analizzando le novità annunciate dal Governo riguardo all’Irpef 2022.

Tasse: benefici maggiori per i redditi medio-alti

I benefici derivanti dalla riforma dell’Irpef saranno diversi a seconda delle fasce di reddito. “È chiaro – conferma Da Re – che ci sarà una concentrazione premiale sulle fasce medio-alte, cioè tra i 30 mila e i 50 mila euro annui. E qui si potrebbe aprire un altro capitolo, perché 50 mila euro sono ritenuti un reddito importante, quantomeno da noi italiani, visto che non in tutta Europa è così. Sono i dati oggettivi a dire che poco meno di 1 italiano su 20 supera questa cifra. Ma non sta a me dare un giudizio”.

La rimodulazione della progressività – prosegue il presidente dei commercialisti veneziani – sicuramente migliorerà la situazione e ridurrà gli sbalzi delle aliquote marginali. E anche se i redditi più bassi non avranno risparmi derivanti dal taglio delle aliquote, beneficeranno comunque delle maggiori detrazioni”.

Irpef
Massimo Da Re (presidente Ordine Commercialisti di Venezia)

La riforma dell’Irpef

La nuova Irpef sarà operativa da gennaio, ma i contribuenti ne beneficeranno a partire dalla busta paga di marzo 2022, in cui riceveranno anche i conguagli relativi ai primi 2 mesi dell’anno. La riforma fissa nuove “no tax area”. La soglia di reddito per cui non sono dovute tasse, in quanto l’imposta è azzerata dalle detrazioni, aumenta leggermente (da 8.145 a 8.174 euro) per i lavoratori dipendenti, cresce da 8.130 a 8.500 euro per i pensionati e da 4.800 euro annui a 5.550 per i lavoratori autonomi. Ai redditi fino a 35 mila euro si aggiungerà invece uno sconto sui contributi di 85 euro ogni 10 mila euro di retribuzione.

Vengono soprattutto ridotte, da 5 a 4, le aliquote, rideterminando gli scaglioni di reddito. Rimarrà immutata l’aliquota del 23% applicata a chi percepisce fino a 15 mila euro e quella da 15 mila a 28 mila euro scenderà dal 27% al 25%. La vera rivoluzione riguarderà le altre fasce, con la scomparsa di quella oggi più elevata (oltre 75 mila euro), la cui aliquota (43%) sarà applicata dal 2022 a tutti i redditi sopra i 50 mila euro. Vi sarà quindi una terza fascia (28-50 mila euro) con aliquota al 35% al posto delle 2 attuali (38% da 28 a 55 mila euro, 41% da 55 a 75 mila).

I benefici: il calcolo de Il Sole 24 Ore

Come ha calcolato il quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”, elaborando i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il beneficio rispetto alla situazione attuale sarà di 335,7 euro per chi ha un reddito di 15 mila euro, ma poi calerà progressivamente fino a chi guadagna 28 mila euro, che addirittura pagherà 8 euro in più. Il vero scatto in alto, invece, si ha tra i 35 mila (87,8 euro di tasse in meno) e i 36 mila euro (259,2 euro risparmiati).

Un beneficio che poi sale rapidamente: 430,6 euro a 37 mila di reddito, 602 a 37 mila, fino a toccare il massimo di 944,8 euro per chi dichiara 40 mila euro. La progressiva discesa del beneficio, dai 41 mila euro in avanti, è invece molto più lenta, fino ai 270 euro di chi ha un reddito di 75 mila. Dai 76 mila in poi, il vantaggio di stabilizza sui 90 euro.

No tax area e pensioni

La ridefinizione della no tax area – riprende Da Re – suggerisce un’ulteriore riflessione. Bisognerà infatti capire cosa succederà con la sostituzione della detrazione per i figli con l’assegno unico. Al riguardo, invitiamo gli interessati a fare molta attenzione, perché l’assegno unico non è automatico. Per ottenere il nuovo beneficio dall’Inps, cioè, sono le stesse famiglie che si dovranno attivare, richiedendo l’Isee del nucleo familiare”.

Un discorso a parte, anche perché non direttamente legato al tema della tassazione, il presidente dei commercialisti lo riserva al tema dell’età pensionabile. “Proprio nelle ultime ore – ricorda – si è detto che chi comincia a lavorare oggi andrà in pensione non prima dei 71 anni. Secondo me, bisogna pensare a qualche soluzione, ripensando e forse rivedendo il sistema, soprattutto per i giovani. Altrimenti, a fine secolo si porrà un tema sociale. Anche perché, che pensione avrà un chi nel 2100 avrà 71 anni?”.

Fisco: una riforma dai tempi lunghi

Irpef e pensioni, del resto, sono solo un paio dei tanti temi che il Governo deve affrontare nell’ambito della più ampia riforma del sistema fiscale. “Il dato di fatto – rimarca Massimo Da Re – è che in questo momento c’è molto movimento, molto viene rimesso in discussione. Immagino che il progetto di riforma delle aliquote e delle detrazioni passerà, ma è solo il primo, per quanto importante, tassello del progetto più ampio di legge delega sulla complessiva riforma fiscale, su cui si stanno muovendo anche i sindacati”.

Quando si tocca il fisco – conclude – si devono mettere in preventivo tempi non rapidi, perché le varianti in gioco sono tante: dalle entità su cui si va a incidere alle maggioranze parlamentari, dai giochi politici alla durata del Governo, che si legherà anche all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. La pandemia è un periodo molto particolare, che ha portato a spingere sulle riforme. Ma la strada da fare è ancora tanta”.

 

Alberto Minazzi

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